Ottobre 2016

Voucher lavoro

Decreto correttivo del Jobs Act: novità per voucher e lavoro accessorio

Il Ministero del lavoro con la circolare 1 del 17/10/2016 ha fornito le prime indicazioni operative per la gestione dei voucher.

Ricordiamo che con effetto dal 08/10/2016 sono diventate molto più stringenti le modalità da seguire per utilizzare i voucher ed è stato introdotto l’obbligo di comunicazione preventiva all’Ispettorato Nazionale del Lavoro l’utilizzo “ dei buoni lavoro”.
La nuova comunicazione all’Ispettorato Nazionale del Lavoro non sostituisce la previgente comunicazione di inizio attività dovuta all’INPS, ma si affianca a quest’ultima.
La comunicazione andrà effettuata via mail all’indirizzo dedicato ad ogni provincia che dovrà essere obbligatoriamente conservata da:
gli imprenditori agricoli, che dovranno comunicare almeno 60 minuti prima dell’inizio della prestazione ogni singolo lavoratore che sarà impiegato, avendo riguardo ad indicare nella comunicazione:
– i dati anagrafici o il codice fiscale del lavoratore;
– il luogo della prestazione;
– la durata della prestazione con riferimento ad un arco temporale non superiore a 3 giorni.

gli imprenditori non agricoli e i professionisti, che dovranno comunicare almeno 60 minuti prima dell’inizio della prestazione ogni singolo lavoratore che sarà impiegato, avendo riguardo ad indicare nella comunicazione:
– i dati anagrafici o il codice fiscale del lavoratore;
– il luogo della prestazione;
– il giorno di inizio della prestazione;
– l’ora di inizio e di fine della prestazione;
Viene altresì precisato che le e-mail così inviate dovranno:
essere prive di qualsiasi allegato;
riportare nell’oggetto della e-mail, il codice fiscale e la ragione sociale del committente;
contenere i dati previsti in funzione del tipo di committente.
Per quanto riguarda i contenuti della comunicazione dovranno essere indicati:
almeno il codice fiscale e la ragione sociale del committente;
i dati anagrafici e il codice fiscale del lavoratore;
il luogo della prestazione;
i dati richiesti circa il giorno e l’orario di svolgimento della prestazione, ovvero l’arco temporale di tre giorni per i committenti imprenditori agricoli.
Al momento è sospesa la possibilità di inviare i dati oggetto della comunicazione preventiva utilizzando il metodo dell’SMS

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Legge sul caporalato

Approvata la legge sul caporalato
Una legge necessaria ma che si poteva fare di meglio, evitando gli eccessi
Il disegno di legge C. 4008 sul caporalato (“Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo”), è stato approvato in via definitiva dalla Camera.
Nonostante la pressante azione da parte di Confagricoltura nelle sedi istituzionali competenti, il provvedimento è stato approvato senza modifiche rispetto al testo licenziato dal Senato il primo agosto scorso.
Restano dunque ferme le preoccupazioni di Confagricoltura in merito alla nuova formulazione dell’articolo 603-bis del codice penale concernente il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Il testo approvato prevede infatti che:
sia punibile non solo l’intermediario (caporale) ma anche l’imprenditore che utilizza manodopera reclutata illegittimamente;
sia punibile l’imprenditore che utilizza manodopera anche assunta regolarmente (cioè non per il tramite del caporale) quando ricorra uno degli indici di sfruttamento (reiterata corresponsione di retribuzioni palesemente difformi dai contratti collettivi; reiterata violazione della normativa relativa all’orario di lavoro; violazione in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro; condizioni di lavoro o alloggiative degradanti).
Sotto il profilo delle conseguenze del reato è previsto: il controllo giudiziario dell’azienda presso cui è stato commesso il reato; la confisca dei beni anche per equivalente; l’arresto obbligatorio in flagranza di reato.
Secondo Confagricoltura queste misure non si rileveranno utili a combattere il fenomeno del caporalato ma anzi possono mettere in difficoltà imprenditori seri ed onesti a cui vengono contestate violazioni di lieve entità. La legge infatti individua una responsabilità anche nelle imprese che incorrano in una trasgressione di tipo formale, che viene inclusa sotto la voce generica di sfruttamento e come tale sanzionata.
Insomma, si tratta di una legge che doveva essere fatta per arginare i fenomeni dell’intermediazione illegale e dello sfruttamento del lavoro che si insinuano in precise attività lavorative e soprattutto in alcune regioni. Ma come spesso succede in Italia si è voluto eccedere e usare questo nuovo provvedimento normativo per colpire allo stesso modo comportamenti gravissimi ed irregolarità di minore importanza. Oltre alla richiesta di correzioni del testo normativo che Confagricoltura continuerà a proporre, c’è solo da sperare che gli organi di vigilanza e l’autorità giudiziaria applichino le nuove norme in modo ragionevole.

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Latte e derivati

Latte e derivati: via libera all’etichetta di origine
Un fatto importante per i produttori italiani
Confagricoltura Veneto accoglie con favore il via libera europeo allo schema di decreto che introduce l’indicazione obbligatoria dell’origine per i prodotti lattiero caseari in Italia.
La Commissione UE infatti non ha sollevato rilievi o obiezioni, entro il termine previsto di tre mesi, sul decreto presentato dall’Italia che prevede che il latte e suoi derivati abbiano obbligatoriamente indicata l’origine della materia prima in etichetta.

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Greening

TEMPO DI SEMINE: ATTENZIONE AL GREENING

Dal 2017 applicate le sanzioni anche sull’aiuto di base

 

Con le semine autunnali si comincia a programmare il piano colturale della prossima campagna. Risulta perciò necessario tenere il considerazione anche i vincoli del cosiddetto greening, cioè del pagamento ecologico della Pac, che nel 2017 registra due novità: l’innalzamento delle sanzioni per il mancato rispetto e la modifica di alcune disposizioni applicative.  Va ricordato che ”Il pagamento “verde” o greening è la seconda componente del sostegno della Pac e vale il 50% del titolo. Gli agricoltori sono tenuti ad applicare sul loro terreno tre pratiche agricole benefiche per il clima e l’ambiente che vanno rispettate congiuntamente: diversificazione delle colture; mantenimento dei prati permanenti; presenza di un’area di interesse ecologico. L’impegno che influisce maggiormente sulle scelte colturali è la diversificazione delle colture. Vanno programmate almeno due colture nelle aziende la cui superficie a seminativo è compresa tra 10 e 30 ha e almeno tre colture nelle aziende la cui superficie a seminativo è superiore a 30 ha”. Fino a 10 ettari a seminativo, l’agricoltore non ha obblighi di diversificazione. Va precisato che l’erba medica in purezza è considerata “coltura” facente parte della rotazione aziendale. L’altro impegno importante  è l’obbligo di destinare una quota del 5% dei seminativi dell’azienda ad aree di interesse ecologico. L’agricoltore può scegliere tra diverse tipologie di area di interesse ecologico, tra i terreni lasciati a riposo e le superfici con colture azotofissatrici (es.: erba medica, pisello, soia, fagiolo e fagiolino, ecc…). Sono escluse dal rispetto di questo obbligo le aziende con superficie a seminativo inferiore o uguale a 15 ettari. L’agricoltura biologica è considerata pratica equivalente, per cui sostituisce i vincoli del greening. E’ bene ricordare che il mancato rispetto del greening comporta l’applicazione di sanzioni. Per il 2015 e il 2016 l’agricoltore che non ha rispettato il greening perde tale pagamento, mentre dal 2017, la sanzione va ad intaccare anche gli altri pagamenti con una riduzione anche del pagamento base calcolato sui titoli. Sarebbe importante poter utilizzare con sicurezza, ai fini del rispetto delle aree ecologiche, gli elementi naturali del paesaggio: come i filari di piante e i margini dei campi, senza sottrarre terreno fertile alle coltivazioni, cosa che finora non è stata possibile. Stiamo inoltre contrastando la proposta della Commissione Ue di non poter utilizzare agrofarmaci nelle aree ecologiche basate sulla coltivazione di azotofissatrici. Se è giusto limitare l’uso del concime e dei fitofarmaci all’effettivo fabbisogno delle piante,  senza eccedere o abusarne, per non creare danni all’ambiente o alla salute dei consumatori (oltre che uno spreco economico), allo stesso tempo le coltivazioni devono essere alimentate e protette per poter ottenere produzioni abbondanti e sane.

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Fattorie didattiche: il punto sulla fiscalità

Riteniamo utile riepilogare brevemente il regime fiscale delle fattorie didattiche, sia per IVA che per imposte dirette.
Si premette che l’inizio dell’attività di fattoria didattica va comunicato – entro 30 giorni – all’Agenzia delle Entrate, ed al registro Imprese della CCIAA, aggiungendo alla Partita IVA il codice attività 85.59.90 “altri servizi di istruzione”.
Le fatture/ricevute fiscali per i servizi incassati possono essere emesse in esenzione di IVA, con la dicitura “esente IVA ai sensi dell’art. 10 n. 20 del DPR n. 633/72”, quando ricorrono entrambi i seguenti requisiti:
le prestazioni hanno natura educativa o didattica
le prestazioni sono rese da soggetti riconosciuti da pubbliche amministrazioni
L’Agenzia delle Entrate, con la risoluzione n. 53 del 15/3/2007, ha fornito alcuni chiarimenti in merito ai due requisiti:
il servizio prestato deve rientrare in un programma didattico statale o regionale (ad esempio, concordato con il docente di una scuola pubblica).
le aziende devono essere iscritte in appositi albi regionali delle fattorie didattiche.
Si ricorda inoltre che l’effettuazione di operazioni esenti IVA rende indetraibile l’IVA sugli acquisti relativi.
In mancanza di anche uno solo dei requisiti sopra indicati, il corrispettivo incassato deve essere assoggettato ad IVA del 22%.
Per quanto riguarda l’Irpef, la norma di riferimento è quella delle attività connesse di servizi. Se il servizio di attività didattica è reso mediante l’utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse dell’azienda normalmente impiegate nell’attività agricola esercitata, si può usufruire della tassazione forfettaria, cioè ai corrispettivi fatturati si applica il coefficiente del 25%, e questo importo rappresenta il reddito tassato. In mancanza dei requisiti di attività connessa, la tassazione è “a bilancio”, cioè è tassata la differenza tra i ricavi ed i costi di competenza.

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Disegno legge di bilancio

LEGGE DI BILANCIO 2017 AI BLOCCHI DI PARTENZA

Il Governo propone interventi per la competitività e anche delle riduzioni fiscali come l’abolizione dell’Irpef per gli agricoltori professionali

Lo scorso 15 ottobre il Governo  ha presentato la Legge di bilancio, che sostituisce la Legge di stabilità e che dovrà essere approvata entro l’anno dal Parlamento e dalla Commissione europea.

La manovra, che vale 27 miliardi, si compone del disegno di legge di Bilancio e di un decreto legge che contiene misure aventi carattere di particolare urgenza, tra le quali l’avvio del processo di chiusura di Equitalia.

COMPETITIVITA’ – La manovra prevede anzitutto misure di sostegno alla competitività e di stimolo agli investimenti secondo la strategia “Industria 4.0” con un effeto di mobilitazione di risorse di 20 miliardi. Tra gli strumenti, la proroga del super-ammortamento del 140% sull’acquisto di beni strumentali e l’iperammortamento, ovvero una maggiorazione dell’ammortamento al 250% sull’acquisto di beni strumentali e immateriali (software) funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale dell’impresa. E ancora, 1 miliardo al Fondo di Garanzia per le PMI che significa fino a 25 miliardi di credito per le piccole e medie imprese e la proroga della cosiddetta “Nuova Sabatini”, nonché misure di sostegno alle start-up innovative. Infine, è previsto un rafforzamento della detassazione dei premi di produttività.

TASSE –Per quanto riguarda le tasse si conferma la riduzione dell’Ires già disposta nella Legge di Stabilità del 2016 e la progressiva riduzione del carico fiscale. Grazie alla disattivazione della clausola di salvaguardia prevista in precedenti leggi di stabilità, si evitano aumenti per circa 15 miliardi di euro di Iva e accise. Per il triennio 2017-2019 viene abolita la cosiddetta “Irpef agricola”: i redditi dominicali e agricoli non concorrono cioè alla base imponibile Irpef di coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali. E per gli agricoltori under 40 è prevista la decontribuzione. Inoltre, il reddito d’impresa degli imprenditori persone fisiche viene assoggettato all’aliquota Iri del 24%, la stessa dell’Ires, anziché essere ricompreso nel reddito complessivo ed essere sottoposto alla progressività dell’Irpef: in questo modo l’imposta scenderà significativamente. La manovra prevede anche interventi a favore delle Partite Iva.

PENSIONI – Sette miliardi in tre anni sono destinati al sostegno delle pensioni più basse, con l’introduzione della quattordicesima e la possibilità di andare in pensione prima. Aumenta la no tax area per i pensionati anche di età non superiore a 75 anni. L’Anticipo pensionistico (APE) spetta ai lavoratori che abbiano almeno 63 anni e sono a 3 anni e 7 mesi dalla pensione di vecchiaia. Potranno accedere all’APE sociale i lavoratori che abbiano almeno 30 anni di contributi se disoccupati, invalidi o con di parenti 1° grado con disabilità grave oppure per chi avrà raggiunto i 36 anni di contributi facendo dei lavori cosiddetti “pesanti”.  Queste categorie di lavoratori potranno andare in pensione fino a tre anni prima senza nessun onere fino a 1.500 euro lordi di pensione. Potranno accedere all’APE volontaria i lavoratori che avranno 20 anni di contributi versati, in questo caso la rata di restituzione del prestito andrà di media dal 4,6% al 4,7%. L’APE aziendale ha gli stessi meccanismi di funzionamento di quella volontaria, ma le rate di restituzione del prestito saranno a carico dell’azienda. Tutti gli iscritti presso due o più forme di assicurazione obbligatoria avranno diritto al cumulo gratuito dei contributi ai fini della pensione anticipata e di vecchiaia.

SANITA’- Viene  confermato il finanziamento al Servizio sanitario nazionale e vengono introdotte finalizzazioni per cure avanzate (farmaci oncologici, per l’epatite C etc) e per la stabilizzazione di giovani medici e infermieri. 113 miliardi (2 in più del 2015).

SOCIALE –  Sono previste misure a sostegno della povertà. Dal 2018, con risparmi “istituzionali”, ci saranno 500 milioni di aumento del Fondo per la lotta alla povertà. Da subito, 50 milioni al Fondo dedicato alla non autosufficienza. Alle politiche per la famiglia vanno 600 milioni.

TERREMOTO E CASA ITALIA: 4,5 i miliardi che vanno alla ricostruzione di Accumoli, Amatrice, Arquata e degli altri territori interessati dal sisma del 24 agosto 2016.

 

INCENTIVI E BONUS PER L’EDILIZIA: 3 miliardi in tre anni per bonus dedicati alle ristrutturazioni edilizie (anche per condomini e alberghi), per il contrasto al dissesto idrogeologico e per l’edilizia scolastica. Previsto il potenziamento di quelli per la riqualificazione energetica e per gli adeguamenti antisismici.  E’ prorogato a tutto il 2017 il bonus Irpef del 50% per spese di ristrutturazioni edilizie. Le spese di miglioramento dell’efficienza energetica che danno diritto alla detrazione del 65% sono prorogate fino al 2021 ed in alcuni casi si potrà beneficiare della detrazione del 70-75%; le detrazioni più alte sono quelle riservate ai condomini.  E’ introdotto un “bonus sismico”: le spese sostenute per adeguare alle misure antisismiche gli immobili (sia abitazioni che unità produttive) situati in zone ad alta pericolosità sismica daranno diritto ad una detrazione Irpef fino all’85%.

INVESTIMENTI: 12 miliardi aggiuntivi in tre anni per gli investimenti pubblici dalle infrastrutture all’ambiente e alle attività produttive, a partire dall’attuazione del Masterplan per il Mezzogiorno.

PUBBLICO IMPIEGO: 1,9 i miliardi impegnati per il rinnovo dei contratti nella pubblica amministrazione, per le retribuzioni di forze armate, dei corpi di polizia e per nuove assunzioni.

 

CHIUSURA DI EQUITALIA – Entro 6 mesi verrà archiviato l’attuale concessionario pubblico per la riscossione, che verrà affidata all’Agenzia delle Entrate, in veste rinnovata.

ROTTAMAZIONE CARTELLE ESATTORIALI:

Verrà data possibilità ai contribuenti destinatari di cartelle esattoriali di chiudere i conti in sospeso, pagando solo imposte e sanzioni, senza aggiunta di interessi e spese di mora.

 

ABOLIZIONE DELL’IRPEF AGRICOLA

FAVOREVOLI MA CON  QUALCHE PERPLESSITA’

Per il triennio 2017-2019 viene abolita l’Irpef sui redditi dominicale ed agrario dei terreni di coltivatori diretti ed imprenditori agricoli professionali. E’ questo indubbiamente un provvedimento favorevole per gli agricoltori, che però suscita alcune perplessità. Infatti, il reddito agrario ha sempre rappresentato la voce di riferimento per la tassazione delle attività agricole. L’esenzione da Irpef dei redditi dei terreni potrebbe aprire il varco ad una tassazione “a bilancio” anche per le imprese agricole. Ad esempio, per gli allevatori, il reddito agrario rappresenta il parametro da confrontare con il numero degli animali allevati; se viene a mancare il reddito imponibile Irpef, c’è il rischio di dover tassare ordinariamente tutti i capi allevati. E’ necessario che siano precisati al più presto i dettagli di questa misura, e tutte le implicazioni fiscali che comporta.

Il disegno di legge prevede  delle nuove “comunicazioni iva”, che interesseranno anche le aziende agricole. Si tratta di un elenco clienti/fornitori di tutte le fatture ricevute ed emesse, da inviare all’Amministrazione finanziaria con cadenza trimestrale.

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Testo unico del vino

Testo unico del vino approvato alla Camera

La Camera ha dato il via libera al Testo unico del Vino. Ora il pacchetto, che punta a una maggiore semplificazione e innovazione del settore vitivinicolo, passa al Senato per l’approvazione definitiva. Il progetto di legge si concentra in particolare su produzione, commercializzazione, denominazioni di origine, indicazioni geografiche, controlli, etichettatura e sistema sanzionatorio. Viene introdotta la possibilità di introdurre in etichetta sistemi di informazione al consumatore, che possano sfruttare le nuove tecnologie contribuendo ad aumentare la trasparenza.
E’ prevista poi una disposizione sulla salvaguardia dei vigneti eroici o storici, al fine di promuovere interventi di ripristino, recupero e mantenimento di quegli impianti localizzati su aree soggette a rischio di dissesto idrogeologico o caratterizzati da un particolare pregio paesaggistico. Importanti novità anche per quanto co concerne la tutela del prodotto contro la contraffazione, mentre i controlli sulle imprese del settore vitivinicolo confluiranno nel registro unico dei controlli.
“È stato il frutto di un lavoro intenso – commentano Cia, Confagricoltura, Alleanza delle Cooperative agroalimentari, Federvini, Unione Italiana Vini, Federdoc, Assoenologi – durato anni, che ha visto impegnati tutti i gruppi parlamentari e le organizzazioni del settore vitivinicolo, uniti dal comune intento di semplificare, innovare e valorizzare un comparto strategico per il made in Italy. Rivendichiamo con orgoglio che il nostro Paese potrebbe essere presto il primo a dotarsi di un unico strumento a livello europeo, in grado di conferire maggiore competitività alle nostre imprese”.

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Latte: continua l’emorragia di stalle

Confagricoltura Veneto esprime preoccupazione per l’emorragia di stalle in Veneto che sta caratterizzando anche il 2016, che conferma il perdurare della crisi per il settore lattiero caseario e la difficoltà di chiudere i bilanci in conseguenza dei prezzi che non riescono a coprire i costi di produzione.
Da quanto emerge dai dati di Aprolav, l’associazione dei produttori latte del Veneto, nel 2016 il numero di allevamenti regionali è sceso per la prima volta sotto quota 3000, passando dalle 3.131 stalle del 31 dicembre 2015 alle attuali 2.984. In otto mesi hanno chiuso 147 aziende, proseguendo il trend dell’anno scorso che aveva segnato la fine dell’attività per ben 431 allevamenti. E’ Vicenza a versare il maggiore tributo alla crisi, che passa da 1.009 a 965 stalle ( – 44) ; quindi Padova scende da 495 a 454 (-41), Verona da 1009 a 965 (-30), Belluno da 328 a 303 (-24), Venezia da 134 a 114 (-20), Rovigo da 37 a 35 (-2). Unica provincia in controtendenza Treviso, che resta sostanzialmente stabile a quota 529, dopo aver pagato un grave dazio nel 2015 con la chiusura di 135 allevamenti.
La situazione resta all’insegna dell’emergenza: “Siamo ancora lontani da un trend di remunerazione che consenta ai nostri allevatori di raggiungere la soglia della sopravvivenza – spiega Fabio Curto, presidente del settore lattiero caseario di Confagricoltura Treviso e Veneto -. La multinazionale Lactalis paga 30 centesimi al litro, molto lontani dai costi di produzione che vanno dai 40 ai 44 centesimi, mentre il prezzo del latte spot, venduto sfuso sul mercato libero, è di 37 centesimi. Ad aggravare il quadro è il focolaio appena esploso di Blue Tongue, la febbre catarrale che colpisce ovini e bovini, con alcuni casi di malattia che hanno interessato le province di Belluno e Treviso e che ora si è allargato al Vicentino, causando restrizioni per quanto riguarda circolazione degli animali e vendite. Non gioca a favore del settore, infine, lo stallo dei consumi dei prodotti lattiero caseari, che comporta l’accumulo di grandi quantità di formaggi invenduti nei magazzini dei caseifici”.
Qualche spiraglio di luce nel buio si comincia a intravvedere, ma è ancora troppo poco: “Il prezzo del latte spot, latte sfuso venduto sul mercato libero, ha fermato la sua discesa – riferisce Curto – e ha iniziato la risalita verso quota 40. Sta cominciando a dare frutti anche la politica di contributi della Ue mirati a contenere la produzione di latte, che sta facendo segnare un calo in alcuni Paesi grazie ai 14 centesimi pagati al litro sulla quantità ridotta. Constatiamo, però, che a distanza di un anno e mezzo dalla fine delle quote latte l’Unione europea ha aperto già due volte il portafoglio, stanziando un miliardo di euro che non è riuscito a risollevare le aziende dalla gravissima crisi che le ha colpite. Siamo passati, in definitiva, da un regime controllato e senza costi ad uno che ha fatto affondare il settore, lasciando il mercato in balia di se stesso con crollo dei prezzi e aumento dei costi di produzione. In Italia la filiera non è ancora riuscita a trovare un equilibrio, tanto che i contratti non stanno percependo il lieve aumento del latte spot ”.

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PFAS: la Regione avvia il monitoraggio degli alimenti

Nei giorni scorsi si è tenuto presso la Regione Veneto un incontro fra le sezioni regionali di Sanità e Ambiente e l’Istituto Superiore di Sanità al fine di definire un “Piano di monitoraggio degli alimenti” per valutare la concentrazione di PFAS nei prodotti agricoli delle aree interessate alla contaminazione; il piano sarà presentato a breve.
Nel frattempo, la Regione Veneto ha comunicato alle ULSS interessate (ULSS 5 Ovest Vicentino, 6 Vicenza, 17 Este-Monselice, 20 Verona, 21 Legnago) l’avvio di un campionamento finalizzato alla verifica della presenza di PFAS sulle produzioni di mele, pere ed uva.

I campionamenti saranno complessivamente 183, ed comuni interessati a questo primo campionamento sono riportati nelle tabelle sottostanti.

CONTROLLI SU UVA DA VINO Provincia Comuni interessati
Padova Montagnana
Verona Albaredo d’Adige, Arcole, Cologna Veneta, Legnago, Pressana, Roveredo, Terrazzo, Zimella
Vicenza Alonte, Brendola, Lonigo, Sarego

CONTROLLI SU MELE DA TAVOLA Provincia Comuni interessati
Padova Montagnana
Verona Albaredo d’Adige, Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Legnago, Minerbe, Terrazzo
Vicenza Noventa Vicentina

CONTROLLI SU PERE DA TAVOLA Provincia Comuni interessati
Padova /
Verona Albaredo d’Adige, Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Legnago, Minerbe, Pressana, Roveredo, Terrazzo
Vicenza Lonigo

La scelta dei comuni, fra tutti quelli compresi nell’area contaminata, si è basata sul numero e sulla significatività delle aziende agricole presenti.

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Convegno pensionati

CONVEGNO REGIONALE DEL SINDACATO PENSIONATI

“Chiediamo con forza al governo di detassare le prossime tredicesime e di dare l’esenzione Imu a tutti i proprietari di terreni agricoli, perché una patrimoniale sulla testa di chi non ha reddito è vergognosa”. E’ l’appello lanciato da Lorenzo Massignan, presidente del sindacato pensionati di Confagricoltura Veneto, al convegno regionale della sezione che si è svolto nell’auditorium della cantina di Soave sabato 1 ottobre.
Massignan ha ricordato il momento difficile di crisi che sta colpendo tutti i settori, sottolineando l’importanza della coesione tra gli agricoltori per far sentire la propria voce: “Dobbiamo cercare in ogni modo di far capire all’opinione pubblica che la popolazione anziana non è un settore marginale della società – ha detto -, ma ne rappresenta una parte centrale. Pertanto è fondamentale che i nostri governanti ci riconoscano come una categoria forte e coesa, con valori e identità da esprimere”.
Ad aprire l’incontro, davanti ad una platea di quasi duecento agricoltori da tutto il Veneto e presidenti provinciali di settore anche di altre regioni, sono stati Luigi Bassani, direttore regionale di Confagricoltura Veneto e Paolo Ferrarese, presidente di Confagricoltura Verona, che ha tracciato una panoramica piuttosto mesta dell’agricoltura. “In trent’anni la nostra agricoltura ha subito un danno importante: le nostre aziende si sono impoverite, la redditività è colata a picco e il carico debitorio delle nostre aziende si è ingigantito. Ma sono ottimista – ha sottolineato -. Forse abbiamo toccato il fondo e si avvertono molti segnali di cambiamento: l’Inghilterra è uscita dalla Ue, ci sono movimenti di protesta in tutta Europa e altre situazioni che stanno evolvendo. Anche il referendum porterà cambiamenti importanti, al di là che vinca il sì o il no”.
Un contributo importante al convegno è stato dato da Bruno Allegretti, presidente nazionale del sindacato pensionati di Confagricoltura, che conta 200 mila associati e dal segretario nazionale pensionati agricoltura Angelo Santori. “La nostra associazione si sta adoperando per sostenere gli anziani perché le nostre pensioni sono sempre più basse, le cure mediche e i medicinali sono sempre più costosi e l’invecchiamento ci porta ad essere sempre più fragili”, ha detto Allegretti. Santori ha invece spiegato l’evoluzione organizzativa del sindacato, che ha cambiato la denominazione in Anpa (Associazione nazionale pensionati agricoltori) e sta procedendo ad un importante restyling: “Investiremo importanti risorse per rilanciare il nostro sindacato – ha spiegato -, rafforzando il legame con i nostri associati, migliorando i servizi alla persona e accrescendo la nostra competitività nei confronti delle altre organizzazioni. Abbiamo deliberato lo stanziamento di 550 mila euro per partire con il rinnovamento in 15 province, con l’intenzione di estenderlo successivamente a tutte le altre”.
Dalla platea due le voci che si sono alzate per chiedere più attenzione ai bisogni degli associati. Pietro Spellini, vicepresidente di Confagricoltura Verona, ha ammonito a non considerare i pensionati agricoli alla stregua di quelli degli altri settori: “Non siamo pensionati da osteria, siamo gente attiva. La terra ci resta attaccata alle scarpe fino alle fine dei nostri giorni: il nostro sindacato per due terzi è formato da gente che lavora e quelli che non lavorano più vanno comunque a seguire la campagna. Teniamone sempre conto quando portiamo avanti le nostre istanze”. Marcello Criveller, vicepresidente pensionati di Treviso, ha invitato a fare attenzione alle nuove povertà: “Anche nelle nostre realtà stiamo riscontrando casi di grande difficoltà – ha informato -. Dobbiamo intercettare i bisogni e dare risposte anche su altri temi importanti, come la sburocratizzazione, l’amministrazione di sostegno e strumenti giuridici come la successione”.
Oltre alla parte sindacale, il convegno ha offerto anche un interessante approfondimento sulla salute con Giuseppe Grezzana, rettore dell’università dell’educazione permanente e direttore della scuola medica all’ospedale di Verona, dal titolo “Oltre e altro nella cura dell’anziano”. Il professore ha spiegato l’importanza degli stili di vita e dell’educazione permanente per garantire un invecchiamento ottimale, evitando il logorio, la ruggine, la solitudine originata dal difetto di comunicazione e il depauperamento dell’autonomia.

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