Gennaio 2022

Cereali, in Veneto le aziende scommettono sull’orzo per la birra

Le aziende agricole venete scommettono sull’orzo per la produzione di birra. La notizia della nascita in Polesine, a Loreo, della più grande malteria d’Italia, che dovrebbe aprire nel 2023 e produrre 40.000 tonnellate di malto da birra all’anno, sta inducendo molti agricoltori a seminare il cereale, che potrebbe aprire nuovi orizzonti. Anche per i frumenti c’è un clima di fiducia, legato alla scarsa produzione internazionale e ai contratti di filiera che stanno garantendo una redditività certa. Più incertezza, invece, per il mais, a causa degli alti costi di produzione.

A tracciare una panoramica è Chiara Dossi, nuovo presidente della sezione cereali alimentari di Confagricoltura Veneto. Titolare di un’azienda prevalentemente cerealicola ad Adria, in provincia di Rovigo, è un avvocato prestato all’agricoltura. Oltre a frequentare le aule del tribunale, una decina di anni fa ha dovuto anche prendere le redini dell’azienda agricola del marito Alfredo Gagliardo, mancato prematuramente. E oltre a grano, mais, soia e orzo, ha pure deciso di lanciarsi nella viticoltura, destinando due ettari a Pinot Grigio.

“Il 2022 sarà, secondo me, un’annata in cui molte aziende cominceranno con la produzione di orzo da birra – sottolinea -, un’opportunità per le aziende del Polesine, e non solo, in vista della nascita della nuova malteria.  Io pure ho già avviato una semina sperimentale, dato che questa coltivazione sembra sia in grado di adattarsi meglio ai cambiamenti climatici e, dati i suoi valori nutrizionali, è sempre più richiesto dal mercato. Le superfici in Veneto sono in aumento: nel 2020 si sono attestate a 19.050 ettari, con una crescita del 10% rispetto al 2019 che è stata ancora più marcata nelle province di Rovigo (+25,9%), Padova (+22,4%), Vicenza (+11,1%) e Verona (+7,5%)”.

Per quanto riguarda il mais, di cui il Veneto è il primo produttore in Italia con una superficie complessiva di 196.500 ettari, c’è incertezza sulle semine primaverili. “In questo momento si sta vendendo a 27 euro al quintale, un prezzo eccezionale che non si vedeva da anni – spiega Dossi -. Il problema sono gli altissimi costi dei concimi e del gasolio, che rischiano di vanificare la redditività. Se i prezzi poi scendessero, rischieremmo anche di chiudere in perdita. Dovremo valutare molti fattori per decidere se e quanto seminare, dalle condizioni climatiche al quadro internazionale”.

Per il grano, seminato in autunno, le prospettive sono buone. “Le piante stanno crescendo bene, anche se servirebbe un po’ di acqua perché è troppo tempo che non piove – chiarisce Dossi -. A livello commerciale, però, potremmo beneficiare della scarsa produzione straniera, dato che il Canada ha ridotto le esportazioni e ci sono poche scorte alimentari. Ciò che produrremo, quindi, sarà molto richiesto, anche perché la pandemia ha alzato la domanda di farine anche a uso casalingo. Molte aziende agricole venete, inoltre, sono indotte a coltivare grano grazie ai contratti di filiera con molteplici industrie alimentari, tra cui quelli con Barilla e, anche se l’impegno in questo caso è notevole perché parte dei terreni va destinata ai fiori per gli insetti impollinatori, c’è la garanzia di un reddito, oltre che di una sostenibilità ambientale. Io stessa ho aderito al progetto “Carta del mulino”, decalogo di agricoltura sostenibile pensato per offrire rifugio alle api e ad altri insetti impollinatori, oggi a rischio sopravvivenza  a causa dei cambiamenti climatici”.

Per la coltivazione di frumento tenero il Veneto è secondo in Italia con 85.100 ettari, con prima provincia Rovigo, seguita da Padova, Venezia e Verona. Meno consistente la superficie di frumento duro, che è di 10.200 ettari e vede sempre Rovigo capolista, con il 65% delle superfici coltivate a livello regionale.

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Confagricoltura e Banco bpm: accordo per favorire la crescita delle imprese agricole

Confagricoltura e Banco BPM hanno sottoscritto un accordo destinato ad avviare un insieme di attività congiunte per facilitare l’accesso da parte delle imprese agricole associate a servizi consulenziali, alle iniziative di settore e ai prodotti offerti dalla banca, in particolare ai servizi di finanziamento.

La collaborazione si svilupperà in particolare negli ambiti individuati come prioritari per il sostegno delle imprese agricole. Tra questi: l’accesso al credito, la realizzazione di progetti per l’innovazione e la valorizzazione delle filiere o reti d’impresa; l’istituzione di un tavolo congiunto per l’analisi dei principali megatrend del settore, per il monitoraggio dei temi dell’accordo e per l’individuazione di eventuali materie d’interesse per il comparto.

Tra gli ulteriori profili qualificanti l’intesa, Confagricoltura e Banco BPM hanno inserito la disponibilità a organizzare incontri con i propri esperti allo scopo di perfezionare le conoscenze e competenze creditizie delle imprese associate, in modo da conferire la necessaria solidità economica alle loro capacità innovative e competitività.

Infine, l’accordo prevede l’avvio di un tavolo nazionale di lavoro specifico per l’analisi congiunta delle filiere agroalimentari e per l’individuazione delle migliori modalità di supporto alla loro crescita e sviluppo, anche attraverso il coinvolgimento di altri soggetti.

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Biologico: dal 1° gennaio in vigore un nuovo sistema di controlli all’importazione

Dal 1° gennaio 2022 è entrato in applicazione il Regolamento Ue n. 2018/848 – norme relative alla produzione biologica e l’etichettatura dei prodotti biologici, che ha introdotto importanti novità in materia di verifica della conformità delle partite biologiche e in conversione destinate ad essere importate nell’Unione Europea.

Il 27 dicembre dello scorso anno sono stati pubblicati i regolamenti Ue 2021/2305, 2021/2306 e 2021/2307, che forniscono ulteriori integrazioni e indicazioni esecutive del regolamento di base 2018/848. Al fine di consentire alle amministrazioni coinvolte di organizzare il nuovo sistema di controlli all’importazione e garantire al contempo il proseguo regolare delle attività di importazione dei prodotti biologici e i relativi necessari controlli, l’Agenzia delle Dogane continuerà per tutto il mese di gennaio l’attività di controllo documentale e validazione del COI, supportata per i controlli di identità e fisici dal Dipartimento ICQRF del Mipaaf.

Nelle more di specifiche indicazioni da parte della Commissione Europea, in materia di valutazione della probabilità di non conformità, si applicano le indicazioni contenute nei seguenti documenti:

Guidelines on additional official controls on products originating from China del 16 dicembre 2020:

  • Guidelines on additional official controls on products originating from Ukraine, Kazakhstan, Moldova, Turkey and Russian Federation del 16 Dicembre 2020

– Guidelines on additional official controls on products originating from India del 07 giugno 2021

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Superbonus turismo, applicabilità difficile per gli agriturismi

La legge 233/2021, meglio conosciuta come superbonus turismo, ha istituito due misure d’intervento destinate alle imprese turistiche. Si tratta di un credito d’imposta fino all’80% delle spese ammissibili e di un contributo a fondo perduto pari al 50% delle spese, per un importo massimo di 40 mila euro. Due misure importanti, ma di difficile applicabilità per gli agriturismi.

“I benefici del superbonus sarebbero innegabili – sottolinea Leonardo Granata, presidente di Agriturist Veneto e vicepresidente nazionale del settore per l’associazione degli agriturismi di Confagricoltura -. Sarebbe l’occasione per mettere in atto interventi finalizzati a migliorare l’efficienza energetica delle strutture, la riqualificazione antisismica, il superamento delle barriere architettoniche e perfino digitalizzare le imprese e ottimizzare la connessione wi-fi. Riuscire ad accedere alle agevolazioni appare, però, un’operazione non facile, non solo per la complessità della documentazione da produrre, ma anche in relazione del meccanismo del click day. In pochi minuti vengono esauriti tutti i fondi a disposizione e ad avvantaggiarsi sono le imprese con maggiori risorse, che possono permettersi di pagare dei servizi dedicati per avere più chance di vittoria. Pur apprezzando la volontà di dare un sostegno alle aziende del turismo, che hanno pagato e stanno pagando uno scotto altissimo per la pandemia, riteniamo che per il settore agrituristico dovrebbero essere varate misure specifiche, tarate sulle esigenze di piccole aziende che sono perlopiù a conduzione familiare”.

Dopo un’estate in ripresa e un autunno promettente, gli agriturismi hanno segnato nuovamente un crollo delle prenotazioni a causa della risalita dei contagi. “Il ciclone Omicron ci ha messo di nuovo in forte difficoltà nel momento in cui ci stavamo riprendendo – spiega Granata -. Fino a Natale avevamo registrato una discreta presenza, con un buon movimento sul fronte della ristorazione. Da Capodanno in poi, invece, c’è stato il tonfo delle prenotazioni e c’è una forte situazione di incertezza anche per la primavera. Siamo preoccupati soprattutto per l’instabilità data dalla pandemia, che non ci consente di programmare le nostre attività. Perciò chiediamo misure concrete di sostegno, che aiutino i nostri 1.500 agriturismi veneti a guardare avanti con fiducia dopo due anni durissimi”.

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Lavoratori autonomi occasionali: obbligo di comunicazione all’ITL

Tra le tante novità introdotte dal cosiddetto Decreto Fiscale (d.l. 146/2021 convertito in legge 215/2021), si fa notare un ulteriore obbligo burocratico introdotto in capo alle imprese: la comunicazione dell’avvio dell’attività dei lavoratori autonomi occasionali all’Ispettorato territoriale del lavoro (ITL) a mezzo SMS o posta elettronica.

Scopo della norma è quello di favorire lo svolgimento di attività di monitoraggio e di contrasto a forme elusive nell’impiego di quelli che sono genericamente definiti lavoratori autonomi occasionali. Sebbene l’obbligo di comunicazione decorra dal 21 dicembre 2021, soltanto l’11 gennaio l’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha emanato una nota congiunta con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, chiarendo alcuni significativi aspetti applicativi

Da un punto di vista soggettivo, l’obbligo non riguarda né tutti i committenti, né tutti i lavoratori autonomi. Gravati dall’obbligo sono soltanto i committenti che operano in qualità di imprenditori. Il privato che commissiona, per fini extra-professionali, opere o servizi non è tenuto ad alcuna comunicazione.

Neppure tutti i lavoratori autonomi sono sottoposti alla comunicazione in commento. Lo sono – chiarisce la nota – solo se svolgono attività di prestazione d’opera di natura strettamente occasionale tassata nell’ambito dei redditi diversi, derivanti da attività commerciali non esercitate abitualmente. Si tratta in sostanza di coloro che svolgono attività autonoma in via eccezionale, episodica, non ricorrente e non abituale, al di fuori dell’esercizio di un’attività professionalmente organizzata.

Rimangono esclusi oltre ai lavoratori subordinati:

le collaborazioni coordinate e continuativi (co.co.co.), comprese quelle etero-organizzate,

  • già oggetto di comunicazione preventiva obbligatoria;
  • le c.d. prestazioni occasionali, per le quali sono erogati compensi di importo annuo complessivamente non superiore a 5.000 euro, a loro volta già oggetto di specifici obblighi di comunicazione;
  • le professioni intellettuali;
  • i rapporti di lavoro intermediati da piattaforma digitale.

L’obbligo di comunicazione riguarda i soli rapporti avviati dopo l’entrata in vigore del Decreto fiscale – 21.12.2021 – e deve essere effettuata obbligatoriamente prima dell’inizio della prestazione. Nel caso in cui il rapporto sia sorto dopo il 21 dicembre 2021 ma concluso prima del 11 gennaio 2022 o ancora in corso a detta data, il termine ultimo per effettuare la comunicazione è quello del 18.01.2022.

In caso di omissione della comunicazione o anche solo di suo ritardo, è prevista una sanzione pecuniaria amministrativa da 500 a 2.500 euro per ciascun lavoratore autonomo occasionale per cui è stata omesso o ritardato l’adempimento.

La comunicazione potrà essere operata sia via sms sia via mail, indicando i dati del committente e del prestatore, il luogo della prestazione, la descrizione dell’attività commissionata, la data di inizio e il periodo di durata della prestazione, l’ammontare del corrispettivo, se già pattuito.

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Green Pass: novità per lavoratori e datori di lavoro

Il nuovo decreto-legge 7 gennaio 2022,  “Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza COVID-19, in particolare nei luoghi di lavoro, nelle scuole e negli istituti della formazione superiore”, introduce fino al 15 giugno 2022 un obbligo vaccinale per tutti coloro che hanno compiuto i 50 anni, anche per gli stranieri che sono residenti in Italia.

L’obbligo (art.4-quater, comma 2, inserito nel DL 44/2021) “non sussiste in caso di accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate, attestate dal medico di medicina generale dell’assistito o dal medico vaccinatore, nel rispetto delle circolari del Ministero della salute in materia di esenzione dalla vaccinazione anti SARS-CoV-2; in tali casi la vaccinazione può essere omessa o differita”.

La normativa indica poi che per i lavoratori pubblici e privati con 50 anni di età sarà necessario il green pass rafforzato – rilasciato a vaccinati e guariti dal COVID-19 – per l’accesso ai luoghi di lavoro dal 15 febbraio.

I lavoratori che non saranno in grado di presentare la certificazione COVID richiesta, “nel caso in cui comunichino di non essere in possesso della certificazione verde COVID-19 di cui al comma 1 o che risultino privi della stessa al momento dell’accesso ai luoghi di lavoro, al fine di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro, sono considerati assenti ingiustificati, senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro, fino alla presentazione della predetta certificazione, e comunque non oltre il 15 giugno 2022. Per i giorni di assenza ingiustificata di cui al primo periodo, non sono dovuti la retribuzione né altro compenso o emolumento, comunque denominati” (art.4-quinquies, comma 4, inserito nel DL 44/2021).

Rispetto alla disciplina entrata in vigore a settembre 2021, si segnala, infine, come sia venuto meno il requisito dimensionale dei quindici dipendenti, sotto i quali era consentita la sospensione del lavoratore privo di certificato per la durata corrispondente a quella del contratto di lavoro stipulato per la sua sostituzione. La relativa facoltà di sospensione vale ora per tutte le imprese, anche quelle con più di quindici dipendenti, invariati i relativi presupposti.

Operativamente si segnala ai datori di lavoro di:

  • informare i soggetti incaricati alla verifica del green pass degli aggiornamenti normativi che prevedono la richiesta del green pass base per tutti i lavoratori (così come previsto dal 15 ottobre) e di quello rafforzato per i lavoratori over 50 con l’utilizzo corretto dell’app VerifiCovid 19.

Mantenere aggiornato l’elenco dei lavoratori che in maniera volontaria, così come previsto dalla normativa, hanno consegnato copia del Green pass, ricordando che la validità è di 6 mesi dalla conclusione del ciclo vaccinale o dalla guarigione.

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Confagricoltura Veneto presente dal 2 al 5 marzo alla Fieragricola di Verona

Ci sarà anche Confagricoltura alla 115ª edizione di Fieragricola, rassegna internazionale dedicata all’agricoltura, che si svolgerà dal 2 al 5 marzo a Veronafiere di Verona. La presenza di uno stand istituzionale sarà assicurata a quelo che è uno degli eventi clou del settore a livello internazionale, alla quale sono già prenotati 500 espositori diretti provenienti da 11 Paesi (Austria, Danimarca, Francia, Germania, Libano, Pesi Bassi, Slovenia, Spagna, Svizzera, Turchia e Stati Uniti).

La riprogrammazione delle date dell’evento (inizialmente previsto per il 26-29 gennaio 2022) ha coinvolto anche il Summit internazionale per celebrare i primi 60 anni della Politica agricola comune, applicata a partire dal 1962 e inserita come elemento chiave già nel Trattato di Roma del 1957, che sancì la nascita della Comunità Economica Europea (Cee) fra Italia, Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo. Il Summit si svolgerà il prossimo 1° marzo al Palazzo della Gran Guardia in piazza Bra a Verona e sarà l’occasione per fare il punto sulle sfide della Riforma della Politica agricola comune, che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2023, e per approfondire la vision dell’agricoltura al 2050.

Il settore agricolo è chiamato ad individuare le soluzioni più efficienti per incrementare le produzioni, la sicurezza alimentare, la qualità, ma anche per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici, salvaguardare il paesaggio e la biodiversità, sostenere il ricambio generazionale, sviluppare aree rurali dinamiche, riducendo allo stesso tempo l’impatto ambientale e le emissioni in atmosfera.

Grande attenzione anche alla zootecnia, uno dei pilastri portanti della manifestazione, con la 20ª edizione dell’International Dairy Show dedicato alle razze Holstein, Red Holstein e Jersey, la 53ª mostra della razza Bruna e la mostra della Original Brown, eventi in grado di calamitare la presenza di allevatori da diversi Paesi dell’Europa e accendere i riflettori sui progressi della ricerca genomica, orientata a migliorare la morfologia, la fertilità e la longevità delle bovine in chiave di maggiore produttività di latte e di sostenibilità ambientale. A livello espositivo saranno presenti tutte le novità per migliorare il benessere animale degli animali, le tecnologie per l’automazione nelle stalle, ma anche il segmento della mangimistica e le opportunità legate all’economia circolare e alla valorizzazione dei reflui in chiave economica e ambientale, soluzioni oggi più che mai attuali a fronte di rincari che hanno coinvolto tanto l’energia quanto i fertilizzanti.

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Soia, il prodotto veneto spunta quotazioni in rialzo

È il padovano Paolo Baretta il nuovo presidente della sezione Proteoleaginose (cioè piante ricche di olio e proteine come soia, girasole, colza) di Confagricoltura Veneto. Tre coltivazioni importanti per la regione, in particolare la soia, che è prima in Italia con 136.000 ettari (sul totale nazionale di 256.134, dato 2020 di Veneto Agricoltura) davanti a Lombardia ed Emilia-Romagna. Per la colza il Veneto è il secondo produttore italiano, con 3.216 ettari, dopo la Lombardia. Avanza anche il girasole, con 5.260 ettari e sesto piazzamento, ma con un certo distacco dalla capolista italiana, le Marche, che conta ben 43.000 ettari.

“È un momento favorevole per la soia veneta – spiega Paolo Baretta, che conduce con il padre e il fratello un’azienda biologica a Codevigo di 40 ettari a seminativi e 3 a prosecco e una a Ca’ Bianca di Chioggia con 60 ettari a seminativo – che è molto richiesta dal mercato sia per l’olio che per le farine proteiche, utilizzate per i mangimi animali. La nostra soia, che è ogm free, viene pagata 60 euro al quintale, cinque-sei in più rispetto a quella ogm di Paesi come gli Stati Uniti e il Sudamerica. Perciò gli agricoltori continuano a preferire questa coltura rispetto ad altre, che vede le maggiori concentrazioni nella provincia di Venezia, Rovigo e Padova.  Se questo trend favorevole continuerà in futuro sarà tutto da vedere, perché ci sono alcune criticità che andranno affrontate. Innanzitutto c’è l’interrogativo sui cambiamenti climatici: la soia è molto delicata e teme l’umidità, al contrario del mais che è più semplice per la raccolta. Inoltre, negli ultimi anni, abbiamo a che fare con l’amaranto resistente, un’infestante che fatichiamo sempre di più a contenere con i prodotti a disposizione. Poi c’è il grosso problema dello stoccaggio, per il quale servirebbero più centri dedicati, che aiutassero a mantenere nel modo migliore il prodotto”.

Aggiunge Marco Francesco Pasti, del settore cereali da foraggio di Confagricoltura Veneto: “Le semine della soia inizieranno tra fine aprile e inizio maggio e l’orientamento potrebbe essere di puntare su questa coltura, ma è ancora  presto per esserne certi perché bisognerà vedere l’andamento dei costi di produzione – dice -. Attualmente sono più bassi di quelli del mais, che viaggiano intorno a 600 euro a ettaro per i concimi, ma il quadro potrebbe cambiare. Il trend dei prezzi è da tempo molto favorevole, basti ricordare che nel maggio 2021 la soia italiana era arrivata addirittura a 70 euro al quintale. Inoltre, negli ultimi mesi, era stata pagata fino a dieci euro in più rispetto a quella ogm, in conseguenza del grosso calo di produzione della cosiddetta area del Danubio, vale a dire Romania, Bulgaria, Ucraina e Ungheria, che è ogm free. Anche da noi c’è stato un calo di produzione del 10-15%, dovuto alla stagione meteo avversa, però, proprio a causa della mancanza di prodotto, la redditività è stata soddisfacente”.

 

Anche la colza sta attraversando una fase positiva, con prezzi saliti a 50 euro al quintale. “È una coltura che l’anno scorso ha avuto successo, tanto che molti agricoltori a fine settembre l’hanno seminata – sottolinea Baretta -. La scarsità di piogge non ha favorito finora la coltivazione. Il raccolto dipenderà dall’andamento della primavera, che ci auguriamo sia mite per favorire la maturazione”. Più difficile la situazione per il girasole: “I prezzi sono bassi, da 33 a 34 euro al quintale, mentre diventano allettanti, arrivando al doppio, se si fa biologico. Il 2021 è stato un anno difficile, con una scarsa produzione. Quest’anno dobbiamo augurarci che in maggio non faccia freddo e che in estate non ci siano fenomeni grandigeni intensi che influiscano negativamente”.

Secondo i dati di Veneto Agricoltura del 2020 Venezia si conferma la prima provincia per coltivazioni di soia (34.700 ettari), seguita da Rovigo (32.400) e Padova (31.400). Per il girasole la prima provincia è Verona con il 50% della superficie regionale (2.550 ettari, +17%), seguita dalla provincia di Rovigo (poco più di 1.000 ettari, con lieve calo del 0,7%) e Padova (900 ettari, +60,6%). Quasi il 50% degli ettari coltivati a colza si concentrano nelle province di Venezia (780 ettari, +38%) e Padova (720 ettari, -7,7%), seguite da Verona (550 ettari, +8,4%) e Rovigo (540 ettari), le cui superfici investite sono raddoppiate.

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