Luglio 2017

Emergenza siccità: gli interventi del Ministero all’Agricoltura

A seguito dalla siccità che ha colpito tutto il Paese, il Mipaaf ha attivato alcune misure di contrasto all’emergenza. In particolare il Ministero è intervenuto su: attivazione del fondo di solidarietà nazionale per le regioni del mezzogiorno, aumento degli anticipi dei fondi europei Pac, 700 milioni di euro per piano di rafforzamento ed efficientamento delle infrastrutture irrigue.
Attivazione fondo solidarietà nazionale
Le aziende colpite dalla prolungata siccità e che non abbiano sottoscritto polizze assicurative potranno accedere ai benefici per favorire la ripresa dell’attività produttiva previsti dalla legge 102 del 2004. Le Regioni interessate possono deliberare la proposta di declaratoria di eccezionalità degli eventi atmosferici entro il 30 dicembre 2017.

 

Aumento anticipo fondi europei
Il Mipaaf, per garantire maggiora liquidità alle imprese agricole, ha anche chiesto alla Commissione europea di:

autorizzare l’erogazione di anticipi almeno fino al 70% per i pagamenti diretti e almeno fino all’85% per il sostegno concesso nell’ambito delle misure a superficie dello sviluppo rurale;

applicare una deroga sul greening che consenta agli agricoltori di utilizzare i terreni lasciati a riposo per il pascolo/sfalcio anche nei periodi in cui tale pratica è vietata.

 

700 milioni di euro per piano su infrastrutture irrigue

Come investimento strategico sul medio periodo il Mipaaf ha attivato un bando per migliorare le infrastrutture irrigue con una dotazione finanziaria di circa 600 milioni di euro e che verrà chiuso entro il 31 agosto. A questo si aggiunge un investimento di 107 milioni di euro su 6 opere irrigue già cantierabili e i cui lavori partiranno nei primi mesi del 2018.

 

Gli effetti della siccità – analisi del CREA
Secondo un’analisi del Crea, ente di ricerca del Mipaaf, nel solo 2016, la temperatura media annua ha segnato un nuovo record, risultando superiore di +1,35 °C, rispetto al trentennio 1961-1990.

A questa situazione, si devono aggiungere le anomalie idrologiche e termiche che hanno caratterizzato gli ultimi mesi, con temperature nettamente superiori alla media (+3,2 °C), associate ad una forte riduzione delle precipitazioni (-53% rispetto alla media del mese di giugno).
La situazione di siccità degli ultimi mesi si è ulteriormente aggravata in maggio e giugno 2017, causando danni su tutto il territorio, con effetti particolarmente gravi soprattutto nei distretti idrografici delle Alpi orientali e della regione padana, dove, ad esempio, il livello idrometrico del fiume Po – dal cui bacino idrico dipende il 35% della produzione agricola nazionale – è sceso 3,23 metri sotto lo zero idrometrico.

Tali condizioni hanno prodotto, e stanno producendo, un grave danno economico alle colture e agli allevamenti. Le prime stime evidenziano perdite di produzione nell’ordine del 40-50% nel settore cerealicolo, oltre ad una consistente contrazione nella produzione nazionale di latte.

“Abbiamo registrato con soddisfazione – ha detto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – le dichiarazioni e gli intenti di leader politici della maggioranza e dell’opposizione, forze tutte concordi sulla necessità di intervenire per fronteggiare le emergenze in atto, in modo che l’agricoltura non perda le posizioni conquistate grazie alla ricerca, all’innovazione tecnologica e alla sua capacità di competere sui mercati internazionali. Vogliamo continuare a garantire prodotti di qualità per il 100% degli italiani senza che questi danni incidano sulle nostre possibilità e capacità produttive. Ci auguriamo che le sollecitazioni politiche possano tradursi in interventi congrui ed immediati di ristoro degli agricoltori”.

Clarissa GulottaEmergenza siccità: gli interventi del Ministero all’Agricoltura
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Siccità: in Veneto danni fino a 170 mln di euro Adige e Brenta a secco

Ammontano tra i 120 e i 170 milioni di euro i danni all’agricoltura veneta causati dalla prolungata siccità del 2017. A effettuare la stima è la Direzione agroalimentare della Regione Veneto, sentiti i soggetti interessati nel territorio delle sette province venete. Mancanza di piogge e alte temperature stanno mettendo in crisi le diverse aree del Veneto, senza esclusione alcuna.

“La gestione dell’acqua deve privilegiare gli usi prioritari, quello potabile e quello irriguo, e non il profitto di società che usano la risorsa idrica per scopi diversi e rispondono unicamente agli interessi dei propri azionisti. Non è più tollerabile che la gestione della risorsa idrica sia lasciata in mano a società che tendono ad ottimizzare i ricavi anziché preoccuparsi del corretto uso di una risorsa limitata, indispensabile per la vita umana e la società civile.”. E’ la posizione assunta dalla Regione Veneto, nel confronto con il ministro per l’ambiente Galletti avvenuto nella Conferenza Stato-Regioni.

Con un proprio documento la Regione Veneto ha invitato il ministro ad intervenire per fronteggiare – a breve, media e lunga scadenza –  le conseguenze delle scarse precipitazioni dello scorso inverno e primavera e dalle torride temperature di questa estate.

“Tra lo scorso ottobre e giugno 2017 le piogge in Veneto sono diminuite del 25% rispetto alla media stagionale, con punte del 33% nel bacino dell’Adige e del Po, e con effetti particolarmente drammatici anche alle foci del Brenta – ha premesso il referente per le politiche agricole e i consorzi di bonifica della Regione – per la risalita del cuneo salino. Nella sezione di Boara, ed esempio, il fiume Adige ha attualmente una portata di 25-30 metri al secondo, contro gli 80 previsti per il corretto di funzionamento della barriera anti-intrusione salina posta in prossimità della foce”.

L’amministrazione regionale ha già predisposto interventi emergenziali per oltre 7 milioni di euro ed è pronta ad emanare la quarta declaratoria di crisi idrica, protraendo così al 10 agosto lo stato emergenziale per limitare i prelievi irrigui del 50 per cento nel bacino dell’Adige e del 20% negli altri bacini –ma la penuria d’acqua è aggravata dal fatto che a primavera i bacini idroelettrici che afferiscono all’asta dell’Adige erano quasi completamente vuoti, perché si è privilegiata la produzione idroelettrica rispetto ad una corretta gestione degli invasi.

“Appare sempre più urgente  – ha concluso l’assessore –  varare un piano nazionale di soccorso idrico, in particolare per le pianure del Nord, e realizzare importanti infrastrutture che consentano di diversificare gli approvvigionamenti idropotabili, accumulare l’acqua nei periodi piovosi, in particolare nelle zone montane, e ottimizzarne l’uso nei periodi più secchi.  Il Veneto ha pronti nel cassetto 80 progetti finanziabili per avviare cantieri di interventi idraulico e di bonifica. Ma serve un patto di collaborazione tra Regioni, amministrazione statale e Unione europea che privilegi l’uso idropotabile e irriguo della risorsa acqua, investa sulle strategie di contrasto ai cambiamenti climatici in atto e metta un freno alla produzione idroelettrica. Non ci interessa tutelare gli interessi di azionisti che hanno come unico obiettivo la massimizzazione dei ricavi, anziché il corretto e lungimirante uso di una risorsa che si sta rivelando fragile e non infinita. Il nostro dovere è dare una risposta duratura e sostenibile alle esigenze primarie della popolazione”.

Ecco nel dettaglio, lo stato dei danni provocati da oltre otto mesi di mancate precipitazioni, nella ‘fotografia’ scattata dalla Direzione agroalimentare del Veneto:

Rovigo. Le coltivazioni estensive di mais e soia vedono dimezzarsi i raccolti. Il mais, là dove è stato precocemente raccolto, è stato svenduto a 2 euro al quintale,  e destinato alla produzione di bioenergia, nei digestori, in quanto inutilizzabile per alimentare il bestiame. Si acuisce, inoltre, il problema della risalita del cuneo salino, in particolare nell’area deltizia.

Padova. Gravi i danni subiti dalle colture di mais, soia e barbabietole, soprattutto nella parte meridionale della Provincia, dove i raccolti sono compromessi sino al 70%. I bacini d’acqua sono ormai quasi esauriti e difficoltà si registrano anche per i vigneti, in particolare sui Colli Euganei, dove l’irrigazione è più difficile. Né le piogge di questi giorni hanno portato ristoro, visti gli apporti minimi o nulli, in particolare nella parte meridionale della provincia. La portata dell’Adige a Boara Pisani è pari al 53% della media.

Verona. Colture estensive e orticole sono in ginocchio: i frutteti del Veronese stanno producendo frutta di pezzatura ridotta, poco adeguata alle richieste dei consumatori. In significativa flessione anche la produzione di foraggio nei pascoli di montagna (meno 40%): le mandrie stanno ritardando la monticazione.

Vicenza. La crisi idrica sta compromettendo i raccolti non solo di ortaggi, cerali e foraggi per l’alimentazione degli animali, ma anche di colture specializzate come il tabacco.

Venezia. i danni quantificati nelle campagne del litorale si aggirano tra il 25 e il 30% di minor raccolto. I danni maggiori sono provocati dal cuneo salino. A rischio anche il trapianto del radicchio di Chioggia Igp.

Treviso. Il bacino del Piave gode di riserve sino al 90% della portata idrica e quindi in quest’area le perdite sono per ora limitate. Ma la ‘grande sete’ mette in difficoltà in particolare i produttori di mais, soia e barbabietola.

Clarissa GulottaSiccità: in Veneto danni fino a 170 mln di euro Adige e Brenta a secco
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Incontro “Agricoltura di precisione: Soft & Digital skills”

Lunedì 07 agosto alle ore 9.30 presso la sede di Confagricoltura Verona (via Sommacampagna 63 D/E, Verona – entrata ala EST 1 piano) si terrà l’incontro di presentazione dei corsi di formazione del progetto
“Agricoltura di precisione: soft e digital skill”

Il settore agricolo è chiamato ad affrontare oggi la sfida della digitalizzazione. Il progetto “Agricoltura di precisione: soft e digital skill”, si pone l’obiettivo generale di far acquisire competenze trasversali e digitali ai diversi operatori (imprenditori, dipendenti, consulenti) attraverso attività formativa in campo per l’utilizzo di software in grado di supportare le scelte dell’imprenditore.

In tale occasione vi verrà illustrato il percorso formativo nel dettaglio e sarà inoltre un’occasione per condividere altresì le vostre necessità e richieste riguardo a questa tematica.

Qui di seguito i corsi di formazione previsti:

  • Mappatura digitale di precisione dell’impresa agricola (durata 8 ore)
  • Il piano culturale digitalizzato processi di gestione digitale delle pratiche agricole: appezzamenti ed attività (durata 8 ore)
  • Processi di gestione digitale delle pratiche agricole: fitofarmaci e strumenti di controllo (durata 8 ore)
  • Smart apps per il monitoraggio di precisione del territorio (durata 8 ore)
  • Digital innovation per l’agricoltura di precisione (durata 8 ore)
  • Big data ed agricoltura di precisione (durata 4 ore)
  • Tecniche agronomiche ed indicatori digitali (durata 8 ore)
  • Agricoltura di precisione per gli indirizzi produttivi (durata 4 ore)
  • Modelli di digitalizzazione dell’impresa agricola (durata 8 ore)
  • Soft skills development (durata 20 ore)

I corsi di formazioni si svolgeranno presso le sedi di Confagricoltura Rovigo e Verona (a partire rispettivamente dal mese di agosto/settembre p.v.) e sono rivolti a:

  • Lavoratori occupati presso imprese del territorio regionale
  • Titolati d’impresa o coadiuvanti
  • Liberi professionisti e lavoratori autonomi

All’incontro interverranno i docenti dell’Università degli Studi di Padova e della Abaco Spa, partner di progetto.

Invitiamo tutti i soci interessanti a partecipare all’incontro poiché è ancora possibile aderire come partner aziendali ed usufruire di formazione finanziata dal Fondo Sociale Europeo

Per info e adesioni inviare una mail a: michela.centomo@confagricolturaveneto.it entro mercoledì 2 agosto 2017

Scarica la locandina dell’evento

Clarissa GulottaIncontro “Agricoltura di precisione: Soft & Digital skills”
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Pesche invendute, gli agricoltori tagliano le piante

Appare senza via d’uscita la crisi che sta colpendo pesche e nettarine, che quest’anno stanno restando invendute o, in molti casi, sugli alberi, senza essere raccolte. Il mercato europeo è invaso da prodotto proveniente da Spagna e Grecia, proposto a prezzi stracciati, e quello italiano non ha sbocchi di vendita. Una situazione drammatica, che sta portando molti produttori in provincia di Verona a procedere all’espianto degli alberi, ritenendo che non sia più sostenibile mantenere i frutteti senza prospettive di una ripresa del settore.

“In Francia gli agricoltori hanno buttato per protesta tonnellate di frutta davanti al consolato spagnolo e lo stesso potremmo fare noi – dice Andrea Foroni, presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Verona e Veneto -. Gli spagnoli ci stanno massacrando, con i loro prodotti che invadono la grande distribuzione, causando un crollo dei prezzi (anche 30 centesimi al chilo per le pesche più belle, a fronte di 40 centesimi di costo di produzione) e dei consumi delle pesche nostrane. Perfino le nettarine big top, che erano il prodotto di punta nelle annate passate, sono invendibili. Intanto la grande distribuzione fa il bello e cattivo tempo, comprando il prodotto a prezzi irrisori e vendendolo a 2,20-2,50 euro al chilo. Il risultato è che molti agricoltori stanno lasciando i frutti sulle piante, perché pagare i braccianti per la raccolta sarebbe solo una spesa. Anche altre colture sono in sofferenza, come l’albicocco e il melone, pagato 15-20 centesimi al chilo. Così non si può andare avanti. Prevedo che, alla fine della stagione, ci saranno espianti di grandi superfici in tutta la provincia”.

“Da Valeggio a Villafranca a Buttapietra fino a Belfiore si percepisce che l’agricoltura che si è sviluppata molto dagli anni Cinquanta è finita – conferma Pietro Spellini, vicepresidente di Confagricoltura Verona e frutticoltore nel territorio di Villafranca -. Molti frutteti sono stati tolti e molti verranno tolti quest’anno. Ettari di peschi stanno per essere tagliati: molti agricoltori sono in pensione e non vogliono più mangiarsela per mantenere peschi o meli e i pochi giovani cercano fortuna in aziende orticole in ascesa, che necessitano di forze fresche poca terra e grandi investimenti. Andando avanti di questo passo ci sarà l’abbandono delle campagne come luogo di lavoro, con la scomparsa di buona parte delle strutture di servizio attuali, dai produttori di imballaggi ai trasportatori”.

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Incoming di operatori commerciali europei – Padova 24 Ottobre

ICE, in collaborazione anche con Confagricoltura, organizza nel prossimo mese di Ottobre un progetto di incoming di operatori commerciali dei paesi europei ( importatori e distributori) per il settore agroalimentare. Una delle tappe del progetto si svolgerà a Padova in data 24 ottobre.

L’obiettivo è di incrementare la penetrazione commerciale nei mercati esteri di maggiore rilevanza per il made in Italy di prodotti alimentari con un potenziale di proiezione internazionale e la capacità di operare su mercati esigenti e sensibili all’alta qualità. Il progetto prevede la selezione e invito in Italia di circa 30 operatori commerciali europei (importatori e distributori) complessivamente che prenderanno parte a un programma di B2B con le aziende italiane che saranno ammesse a partecipare.

Per partecipare è possibile inviare una richiesta di adesione compilando il form ICE entro la sera del lunedi 31 luglio 2017. Le schede delle aziende iscritte saranno trasmesse ai buyer per favorire un adeguato matching di interessi. Alle aziende selezionate in base all’ordine di iscrizione e alle preferenze dei buyer verrà confermato l’incontro comunicandone la sede e l’orario. Dopo la selezione, le aziende ammesse, che parteciperanno agli incontri B2B, verseranno un contributo forfettario di € 250,00 a copertura parziale dei costi di organizzazione degli eventi. Restano a carico delle imprese partecipanti le spese di viaggio ed eventuale alloggio per raggiungere la sede di svolgimento degli incontri e l’invio di eventuali campionature.

Maggiori info

Clarissa GulottaIncoming di operatori commerciali europei – Padova 24 Ottobre
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Grano/pasta e riso: firmati i decreti per avvio obbligo di origine in etichetta

I Ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda hanno firmato i due decreti interministeriali per introdurre l’obbligo di indicazione dell’origine del riso e del grano per la pasta in etichetta.
I provvedimenti introducono la sperimentazione per due anni del sistema di etichettatura, nel solco della norma già in vigore per i prodotti lattiero caseari.
Le novità dei decreti:

 

GRANO/PASTA
Il decreto grano/pasta in particolare prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia dovranno avere obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:

  1. Paese di coltivazione del grano: nome del Paese nel quale il grano viene coltivato;
  2. Paese di molitura: nome del paese in cui il grano è stato macinato.

Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE.

Se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: “Italia e altri Paesi UE e/o non UE”.

 

RISO

Il provvedimento prevede che sull’etichetta del riso devono essere indicati:

  1. “Paese di coltivazione del riso”;
  2. “Paese di lavorazione”;
  3. “Paese di confezionamento”.

Anche per il riso, se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE.

ORIGINE VISIBILE IN ETICHETTA

Le indicazioni sull’origine dovranno essere apposte in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili.
I provvedimenti prevedono una fase di 180 giorni per l’adeguamento delle aziende a nuovo sistema e lo smaltimento delle etichette e confezioni già prodotte.

 

DECRETI IN VIGORE FINO A PIENA ATTUAZIONE REGOLAMENTO UE 1169
I decreti decadranno in caso di piena attuazione dell’articolo 26, paragrafo 3, del regolamento (UE) n.1169/2011 che prevede i casi in cui debba essere indicato il paese d’origine o il luogo di provenienza dell’ingrediente primario utilizzato nella preparazione degli alimenti, subordinandone l’applicazione all’adozione di atti di esecuzione da parte della Commissione, che ad oggi non sono stati ancora emanati.
Confagricoltura ha accolto con favore la firma dei due decreti interministeriali: “E’ un chiaro di segnale di sostegno alle produzioni agroalimentari del nostro Paese – commenta il presidente Massimiliano Giansanti – che si distinguono per qualità e sicurezza e che devono puntare sempre più sull’internazionalizzazione, anche attraverso accordi commerciali che rimuovono ostacoli e barriere tariffarie, e con regole chiare e trasparenti.”

Clarissa GulottaGrano/pasta e riso: firmati i decreti per avvio obbligo di origine in etichetta
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Oli e grassi animali: contributo CONOE per agriturismi, frantoi e caseifici

Si ricorda che a partire dal 1 luglio 2017 si applica il contributo ambientale CONOE sugli oli e grassi alimentari (prodotti esausti).

Sono potenzialmente interessati dall’applicazione di queste disposizioni solo i produttori di oli e grassi animali e vegetali (es. frantoi e caseifici) e i produttori di oli e grassi animali e vegetali esausti (es. agriturismi).

 

Produttori grassi animali e vegetali – es: frantoi

Non sono obbligati alla partecipazione al CONOE.

Sono invece obbligati al pagamento al CONOE del contributo ambientale qualora immettano per la prima volta nel mercato nazionale il prodotto, sfuso o confezionato:

  1. per uso alimentare (non si applica ad oli/grassi prodotti o destinati ad altri usi, come, ad esempio, ad uso energetico)
  2. destinati al mercato interno (non si applica ad oli/grassi destinati all’esportazione o esportati)
  3. ricadenti nelle finalità consortili (non si applica ad oli e grassi non destinati a diventare rifiuto o che non diventano rifiuti)

Restano esclusi dall’applicazione del contributo:

  1. gli oli extravergini di oliva (fatta salva l’applicazione dello stesso quando sia dimostrato che il loro impiego o la loro gestione determinano la produzione di rifiuti oggetto dell’attività del CONOE)
  2. gli oli di oliva vergini e l’olio di oliva  in  confezioni  di capacità eguale o inferiore a cinque litri
  3. gli oli vegetali diversi dai precedenti in confezioni di capacità eguale o inferiore a un litro
  4. i grassi animali e vegetali in confezioni di capacità  eguale o inferiore a 500 grammi
  5. gli oli e i grassi animali e vegetali a denominazione di origine e ad indicazione geografica protette nonché i prodotti alimentari con questi conservati
  6. gli oli e i grassi animali e vegetali, nonché i prodotti alimentari con questi conservati, oggetto di vendita diretta effettuata dalle imprese agricole

Ulteriori specifiche su come adempiere al contributo, se non si rientra nelle categorie di esclusione, sono disponibili nel documento rilasciato dal CONOE.

 

Produttori grassi animali e vegetali esausti – es: agriturismi

Sono obbligati alla partecipazione al CONOE, anche tramite le organizzazioni professionali agricole.

Confagricoltura si è iscritta nella categoria produttori di oli e grassi animali vegetali esausti per sollevare da questa incombenza le imprese agricole soggette all’obbligo di partecipazione.

Nel caso di un controllo di adesione al sistema, Confagricoltura copre le aziende dall’obbligo di iscrizione singola al CONOE (si sta valutando con il CONOE la possibilità di creare un sistema di verifica semplificato).

Per quanto riguarda il conferimento, chiunque, in ragione della propria attività professionale, detiene oli e grassi vegetali e animali esausti è obbligato a conferirli al CONOE o mediante consegna a soggetti incaricati dai consorzi. L’obbligo di conferimento non esclude la facoltà per il detentore di cedere oli e grassi vegetali e animali esausti ad imprese di altro Stato membro della Comunità europea.

Sul sito del CONOE è disponibile l’elenco delle aziende di raccolta e rigenerazione dei oli e grassi vegetali esausti da contattare in caso di produzione di rifiuti di questo genere.

Per il pagamento del contributo CONOE si distingue fra:

  • Piccoli utilizzatori – sono utilizzatori coloro che rispondono alla definizione di piccola impresa ai sensi della disciplina comunitaria (meno di 50 dipendenti, fatturato annuo non superiore a 7 milioni di euro, oppure bilancio annuo non superiore a 5 milioni di euro)
  • Grandi utilizzatori – sono utilizzatori che non rientrano nella definizione precedente

Ulteriori specifiche per il pagamento sono disponibili nel documento redatto dal CONOE.

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Fondo latte: a oltre 5600 allevatori aiuti per 25 milioni di euro

Sono state 5667 le domande presentate a Ismea dagli allevatori per accedere ai contributi previsti dal Fondo Latte. A queste imprese verrà distribuito integralmente il budget stanziato di 25 milioni di euro.
Gli allevatori che hanno presentato domanda potranno beneficiare di un contributo per gli importi degli interessi passivi pagati su mutui legati alla loro attività. Il contributo poteva essere richiesto dalla imprese su finanziamenti bancari rivolti ad una o più delle seguenti finalità:

  1. investimenti finanziati con prestiti a medio e lungo termine a valere sul Fondo Credito;
  2. consolidamento di passività a breve della stessa banca;
  3. consolidamento di passività a breve di banche diverse rispetto alla banca finanziatrice;
  4. pagamento dei debiti commerciali a breve.

La concessione del contributo può inoltre essere finalizzata alla copertura di interessi passivi e, in questo caso, è subordinata alla presentazione di un’attestazione rilasciata dalla banca erogatrice del mutuo nella quale si riportano gli estremi del finanziamento ed il dettaglio degli importi per interessi corrisposti negli anni 2015 e 2016. Quest’ultima misura è estesa anche alle imprese che operano nel settore suinicolo.

Clarissa GulottaFondo latte: a oltre 5600 allevatori aiuti per 25 milioni di euro
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Embargo russo: aiuti eccezionali ai frutticoltori

È di 70 milioni di euro la “rete di sicurezza” predisposta dall’Unione europea a favore dei frutticoltori che a causa dell’embargo russo, recentemente prorogato fino a dicembre 2018, rischiano di non trovare uno sbocco di mercato soddisfacente per i loro prodotti. Il regolamento n. 1165 del 1° luglio scorso prevede infatti compensazioni ai produttori del 100% per i ritiri destinati alla distribuzione gratuita (ossia, cessione in beneficienza a fini di consumo), mentre la frutta ritirata dal mercato ma non effettivamente consumata (ad esempio, inviata direttamente al compostaggio), o raccolta prima della maturazione o non raccolta affatto, riceve livelli di sostegno più bassi. Il regime interessa un quantitativo massimo di 165.835 tonnellate di frutta, suddivisa in quattro categorie: mele e pere, prugne, agrumi e pesche e nettarine.

I produttori italiani hanno a disposizione un contingente complessivo di 11.645 tonnellate, suddiviso in 4.505 tonnellate di pere e mele, 3.910 tonnellate di prugne, 850 tonnellate di arance, clementine, mandarini e limoni, 2.380 tonnellate di pesche e pesche noci. Il sostegno erogato è differenziato in funzione della destinazione del prodotto. Così, ad esempio, in riferimento alle mele, l’aiuto massimo ammonta a 16,98 euro/q in caso di distribuzione gratuita e 13,22 per le altre destinazioni. L’aiuto finanziario per la mancata raccolta e per la raccolta prima della maturazione è fissato dagli Stati membri ed è pagato in funzione degli ettari interessati. Le domande di pagamento dovranno essere presentate entro il 31 luglio 2018.

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Greening: dal 2018 vietato il diserbo nelle azotofissatrici

Il 30 giugno 2017 è stato pubblicato il Reg. UE 639/2014 che ha modificato la disciplina del precedente Reg. UE 639/2014. Il nuovo regolamento ha introdotto semplificazioni su pagamenti accoppiati e sull’attivazione di titoli, ma soprattutto tante novità sul greening.

Tra gli aspetti più rilevanti che il regolamento ha modificato c’è quello relativo  alle colture azotofissatrici utilizzate come EFA, che non potranno più essere diserbate. Ciò causerà qualche disagio e la ricerca di coltivazioni facilmente coltivabili anche senza diserbo.

Il nuovo regolamento ha però aperto la possibilità di considerare come aree di interesse ecologico le miscele di altre piante con colture azotofissatrici, purché queste ultime siano predominanti nei miscugli.

Riguardo ai terreni lasciati a riposo come aree ecologiche (EFA), le nuove disposizioni prevedono che, per garantire l’efficacia ambientale di tale terreno, deve essere assente qualsiasi produzione agricola sugli stessi, ma ciò soltanto per parte dell’anno, in quanto va consentito agli agricoltori svolgere lavori per la ripresa della coltivazione. Ricordiamo che in Italia, è stato stabilito che il periodo di set aside deve essere pari ad almeno otto mesi nell’anno della domanda (art. 10, DM 26 febbraio 2015, n. 1420).

Il nuovo regolamento ha tentato inoltre di semplificare l’impiego degli elementi caratteristici del paesaggio che, come sappiamo, possono essere utilizzati come EFA, ma che finora sono stati evitati per problemi di identificazione. Ora siepi, fasce alberate e alberi in filari sono stati raggruppati in un’unica categoria, così come “bordi di campo” e “fasce tampone” sono stati unificati. Vedremo se le nuove disposizioni saranno effettivamente utili in modo tale da poter utilizzare gli elementi caratteristici del paesaggio in alternativa alle azotofissatrici.

Si precisa che l’entrata in vigore delle modifiche introdotte dal Reg. UE 2017/1155 è prevista per il 1° gennaio 2018.

Clarissa GulottaGreening: dal 2018 vietato il diserbo nelle azotofissatrici
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