Gennaio 2019

Autorizzazioni nuovi impianti viticoli non utilizzate

Il 23 maggio 2019 scadono le autorizzazioni di nuovi impianti viticoli rilasciate con il bando del 2016 e non ancora utilizzate. Ricordiamo che in caso di mancato utilizzo di tali autorizzazioni entro il periodo di validità, la circolare 21923/2018 – che si rifà al testo unico del vino – dispone le seguenti sanzioni:

“In ottemperanza all’articolo 69 del testo unico del vino LEGGE n. 238 del 12 dicembre 2016, il produttore che non abbia utilizzato, nel corso del relativo periodo di validità, un’autorizzazione concessa per nuovi impianti, è soggetto alle sanzioni amministrative seguenti:

  • tre anni di esclusione dalle misure di sostegno previste dall’organizzazione comune di mercato (OCM) vitivinicola e 1.500 euro per ettaro, se la superficie impiantata è inferiore o eguale al 20 per cento del totale della superficie concessa con l’autorizzazione;
  • due anni di esclusione dalle misure di sostegno previste dall’OCM vitivinicola e 1.000 euro per ettaro, se la superficie impiantata è superiore al 20 per cento ma inferiore o eguale al 60 per cento del totale della superficie concessa con l’autorizzazione;
  • un anno di esclusione dalle misure di sostegno previste dall’OCM vitivinicola e 500 euro per ettaro, se la superficie impiantata è superiore al 60 per cento ma comunque inferiore al totale della superficie concessa con l’autorizzazione.

Qualora la superficie non impiantata sia inferiore al 5 per cento del totale della superficie concessa con l’autorizzazione ma comunque non superiore al 0,5 ettari, non si applica alcuna sanzione. Per le superfici autorizzate non superiori a 0,3 ettari, tale percentuale viene aumentata al 10 per cento. Al produttore che rinunci all’autorizzazione concessa qualora gli venga riconosciuta una superficie inferiore al 100 per cento di quella richiesta ma superiore al 50 per cento, ai sensi del regolamento di esecuzione (UE) n. 561/2015 della Commissione, del 7 aprile 2015, sono applicate la sanzione amministrativa pecuniaria di euro 500 per ogni ettaro o frazione di ettaro della superficie autorizzata e l’esclusione dalle misure di sostegno previste dall’OCM vitivinicola per due anni.”

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Incontro sulla canapa: serve qualità per essere competitivi sul mercato

Il mercato della canapa si sta rapidamente evolvendo e richiede più competenze e qualità per essere competitivi. Dopo il boom del 2017, che ha visto un exploit di coltivazioni in tutta Italia, oggi il mercato è fortemente condizionato dalle importazioni di prodotto straniero e il prezzo del prodotto è fortemente in ribasso.

Di questo si parlerà in un convegno promosso dai giovani di Anga-Confagricoltura Veneto nella sede di Confagricoltura Padova, ad Albignasego (Pd) mercoledì 30 gennaio alle 17. Claudio Previatello, giovane coltivatore polesano e referente nazionale di Confagricoltura per la canapa, esaminerà criticità e prospettive della coltura, spiegando quali sono le filiere potenziali e presenti e le possibili redditività per gli agricoltori in riferimento alle norme di legge che disciplinano la coltivazione.

In Veneto si stima che gli ettari coltivati a canapa siano 400, con capolista il Padovano che conta oltre un centinaio di ettari. Sono soprattutto i giovani tra i 25e i 35 anni a lanciarsi nel nuovo settore, che però non è quell’infinito filone aureo che tanti immaginavano. “Il boom vertiginoso in cui il mercato assorbiva di tutto, scarti compresi, è finito – spiega Previatello -. Oggi il mercato è oberato dalle importazioni di Paesi come Svizzera e Spagna, che offrono un prodotto di qualità maggiore, pulito e senza semi, e inoltre dispongono di strutture idonee per la lavorazione e l’essiccazione che noi non abbiamo. Tanti agricoltori italiani si sono trovati ettari di prodotto inutilizzabile, o pagato a 200 euro al chilo quando i costi di produzione, essendo tanto il bisogno di manodopera, arrivano anche a 250. Quello che noi vogliamo spiegare ai nostri coltivatori è che devono fare canapa di qualità, su estensioni limitate, se non vogliono rimanere scottati. Devono capire come coltivarla, qual è la varietà ideale per la propria azienda, dove collocarla, a chi farla lavorare. Il mercato ha un grande futuro, ma bisogna mettersi in testa che la canapa rimarrà un settore di nicchia e che quindi deve rimanere una forma di integrazione al reddito, non l’unica su cui puntare”.

Giulio Manzotti, presidente di giovani di Confagricoltura Veneto, spiega che il convegno sarà aperto agli agricoltori di tutte le età: “Fino ad oggi si è fatto un gran parlare di canapa, ma ci sono state date poche informazioni tecniche che ci aiutassero a capire se e quanto l’investimento potesse essere redditizio. Questo convegno vuole fare chiarezza anche sul quadro normativo, con dati certi e informazioni sulla filiera e sul quadro normativo in Italia”.

Scarica la locandina del convegno

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Datori di lavoro agricoli: proroga Uniemens al 2020

La legge di bilancio per il 2019 ha ulteriormente prorogato di un anno (dal 1° gennaio 2019 al 1° gennaio 2020) l’entrata in vigore del sistema di denuncia mensile (mod. UNIEMENS) per i datori di lavoro agricoli. Nel 2019 continuerà dunque ad essere pienamente operativo il tradizionale sistema di denuncia trimestrale dei lavoratori agricoli all’INPS (tramite DMAG).

Si tratta di un importante risultato voluto ed ottenuto da Confagricoltura.

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Origine in etichetta: si va verso l’estensione a tutti i prodotti

Nel disegno di legge di conversione del decreto 135/2018, il cosiddetto “decreto semplificazioni”, approvato nelle Commissioni e ora all’esame del Senato, sono previste norme che riguardano la cosiddetta etichettatura d’origine dei prodotti. In particolare si legge che «l’indicazione del luogo di provenienza è sempre obbligatoria … nel caso in cui il marchio d’impresa apposto sulla confezione possa indurre in errore il consumatore in merito al Paese di origine o al luogo di provenienza reali dell’alimento, in particolare se le informazioni che accompagnano l’alimento o contenute nell’etichetta del marchio nel loro insieme potrebbero altrimenti far pensare che l’alimento abbia un differente Paese di origine o luogo di provenienza».

Si prevede poi che il Mipaaft, d’intesa con i Ministeri della salute e dello sviluppo economico emetterà un decreto nel quale indicherà gli altri casi in cui l’indicazione del luogo di provenienza è obbligatoria. Se il documento verrà approvato definitivamente dal Parlamento in questa forma, l’obbligo di indicazione dell’origine potrebbe interessare quasi tutti gli alimenti.

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Agricoltura veneta in crescita: sfiorati nel 2018 i 6,5 mld/euro

Il valore complessivo della produzione lorda agricola veneta nel 2018 sfiora i 6,4 miliardi di euro (6,393), in deciso aumento rispetto all’anno precedente (+8%): questo quanto emerso dalle prime stime elaborate da Veneto Agricoltura sull’andamento del settore agroalimentare regionale nel 2018, presentate in conferenza stampa il 24 gennaio.

La buona performance raggiunta nel 2018 dall’agroalimentare veneto è legata ad una serie di fattori quali, innanzitutto, l’aumento delle quantità prodotte di numerose colture (uva su tutte), mentre l’andamento dei prezzi di mercato ha inciso in maniera positiva sul valore delle colture erbacee e ha influito negativamente sulle coltivazioni legnose e sugli allevamenti.

Vediamo più in dettaglio le dimensioni del settore le performance raggiunte dai diversi comparti.

Imprese

Al terzo trimestre 2018, le imprese venete attive si attestano a 63.422 unità (-0,7%), un dato in linea con l’andamento del settore nazionale, che registra anch’esso una lieve diminuzione (-0,4%). La flessione ha riguardato esclusivamente le ditte individuali (51.834 unità), in calo dell’1,6%, ma che costituiscono ancora l’81,7% del totale delle imprese agricole venete. In aumento invece tutte le forme societarie.

Occupati

Nello stesso periodo del 2018 preso in considerazione, si evidenzia un deciso decremento degli

occupati agricoli a livello regionale, scesi del -9,5% rispetto allo stesso periodo del 2017.

Import/Export

Per quanto riguarda il commercio con l’estero, il deficit della bilancia commerciale veneta è rimasto sostanzialmente sugli stessi livelli del 2017, con un saldo negativo attestatosi a circa 318 milioni di euro, in leggera flessione (-1%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Cereali

Andamento climatico sfavorevole per i cereali autunno-vernini per l’elevata piovosità nei mesi di marzo e maggio e scarsità di acqua e temperature elevate ad aprile con conseguente diminuzione delle rese ad ettaro (-12% per il grano tenero, -10% per il grano duro). È andata meglio per il mais che ha visto un aumento delle rese del 11%, ma il calo degli investimenti del 15% ha comunque comportato una perdita di produzione del 6%.

Colture industriali

Relativamente alle colture industriali, la soia segna una resa in aumento del +20% rispetto al 2017, anno particolarmente negativo in termini produttivi, nonostante la cimice asiatica e alcune anomalie dovute al caldo notturno nel mese di agosto. In aumento gli investimenti (+7%) e la produzione (+28%) a scapito del prezzo in flessione del 9%. Tutti segni negativi a due cifre per la barbabietola da zucchero (superficie -10%, resa -13%, produzione -21% e prezzo -14%), per la quale si intravede un recupero nel 2019 considerato l’aumento del prezzo internazionale dello zucchero e del sostegno comunitario accoppiato. Male anche il tabacco (-10% produzione, -5,6% rese), bene le colture energetiche, con il girasole che aumenta rese (+5%) e produzione (+28%) e la colza che si mantiene stabile nonostante rese in contrazione (-9%).

Orticole

L’andamento climatico ha favorito problemi fitosanitari anche per le principali colture orticole che hanno segnato rese negative con diminuzione della produzione per patata (127.400 t, -2%) e lattuga (-8%); in aumento la produzione di radicchio (134.400 t, +8%) in virtù di un incremento della superficie (+4,7%) e delle rese (+3%). Annata negativa per le fragole, con riduzione degli investimenti e della produzione di oltre il 20%, nonostante rese e prezzi in aumento. Nel 2018 le superfici investite a orticole sono scese a circa 26.700 ettari, in calo del 3% rispetto all’anno precedente. Si stima che le orticole in piena aria, che rappresentano il 75% degli ortaggi coltivati in Veneto, possano attestarsi su circa 23.500 ettari (-4%), mentre le orticole in serra, stimate in circa 3.850 ettari, si riducono del -2,8%; in aumento le piante da tubero (3.270 ha, +5%).

Frutticole

Annata climatica tutto sommato favorevole per le frutticole, che ha permesso un incremento delle rese e della produzione di mele (291.000 t, +24%) e di kiwi (57.400 t, +46%) anche se al di sotto dei livelli standard considerati normali per le colture. Le condizioni meteo hanno, invece, creato problemi fitosanitari per ciliegio, pesco-nettarine e pere (queste ultime particolarmente colpite dalla Cimice asiatica), portando a cali consistenti di rese e produzione. A parità di superficie, la resa del pero è scesa del -5% e la produzione del -6%, mentre le pesche-nettarine hanno visto ulteriormente ridursi la superficie dedicata (-16%), con conseguente flessione della produzione (-18%).

Vitivinicoltura

Annata eccezionale per la vitivinicoltura, agevolata da un andamento climatico altalenante, ma tutto sommato favorevole, che ha portato la produzione di uva a 16,4 milioni di quintali raccolti (+48,9% rispetto alla scarsa vendemmia del 2017). Il vino prodotto si stima essere pari a quasi 13,4 milioni di hl (+40,1% rispetto al 2017). La superficie vitata regionale è aumentata nel corso del 2018 fino a 94.414 ettari (+3,4%). Il prezzo delle uve registrato nel 2018 risulta essere pari a 0,63 €/kg. Continua ad andare a gonfie vele l’export di vino veneto con un valore di esportato, nel periodo gennaio-settembre 2018, di circa 1,58 miliardi di euro, in rialzo del +3,4%.

Zootecnia

Per quanto riguarda il settore zootecnico, la quantità di latte prodotta dovrebbe attestarsi a 1,18 milioni di tonnellate su base annua, in linea con la produzione 2017 (+0,6%). Il prezzo del latte crudo alla stalla ha tenuto in Veneto, con una media annua pari a 36,05 euro/100 l. In aumento le produzioni dei principali formaggi. All’aumento delle macellazioni di capi di allevamenti veneti del +2,7% è corrisposto un andamento leggermente sfavorevole del mercato (-1,5%). La disponibilità interna e il modestissimo incremento dei consumi non hanno favorito nemmeno le importazioni di carne fresca bovina, diminuita in quantità del -2,3% nei primi 9 mesi del 2018. Stabile la produzione di suini (+1,5%), ma con fatturato e prezzi in calo del 10%. Stagnante il consumo domestico di carne avicola che ha indotto ad una contrazione della produzione (-4%), ma prezzi in aumento del 2,7%. Crolla la produzione di conigli (-22%) e il fatturato del settore, di cui il Veneto è leader a livello nazionale. Annata sfavorevole per le uova il cui mercato segna una contrazione dei prezzi del 4,5%.

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Siccità al Nord: situazione preoccupante nel comprensorio del Brenta

Arrivano le prime conferme allo stato di siccità nel Nord Italia evidenziato dalla scarsa portata del fiume Po, inusuale per questa stagione.

Montagne a parte, dove la siccità ha fatto scattare anche allerta incendi decisamente fuori stagione, è il Veneto la regione che segnala una situazione di maggiore e diffusa criticità idrica. Ad esserne interessata è il comprensorio del fiume Brenta, le cui portate sono scese a valori minimi preoccupanti (15 metri cubi al secondo), che costringono il locale Consorzio di bonifica a gestire, con oculatezza, le derivazioni nelle rogge per garantire l’aspetto igienico-sanitario, la sopravvivenza di fauna e flora (in particolare quelle acquatiche), l’alimentazione di piccoli bacini, la ricarica della falda, gli usi industriali. La situazione è preoccupante soprattutto in previsione dei mesi più caldi; in assenza di manto nevoso, rischiamo infatti di non avere riserve idriche per i momenti di necessità.

L’ANBI (Associazione Nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue), ha ribadito come i cambiamenti climatici sitano portando a repentini passaggi dalle alluvioni alla siccità: basti pensare che solo due mesi fa il Brenta rischiava di esondare ed il territorio venne salvaguardato dal bacino del Corlo, che trattenne le acque di piena. Il paradosso è che per prevenire ulteriori emergenze alluvionali, l’invaso è stato successivamente svuotato, rilasciando verso il mare un patrimonio idrico. Per evitare il ripetersi di simili situazioni è stato chiesto al Ministero Infrastrutture e Trasporti che siano evase al più presto le necessarie burocrazie per aprire i cantieri dei 30 progetti, finanziati nell’ambito del Piano Nazionale Invasi, e che siano resi disponibili ai Consorzi di Bonifica ulteriori finanziamenti per altri progetti definitivi ed esecutivi di sistemazione del territorio.

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Viticoltura: il Veneto dei record

Il 2018 è stato un anno da record per il settore vitivinicolo veneto: la produzione è cresciuta del 48% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 16 milioni di quintali raccolti.

È questo uno dei dati più significanti che emerge dall’analisi del settore vitivinicolo 2018 fatta da Veneto Agricoltura e presentata a Lonigo nei giorni scorsi.

Grazie all’ultima abbondante vendemmia, dopo la scarsa annata 2017, il vino ottenuto in Veneto è pari a oltre 13 milioni di ettolitri (contro i 9,5 del 2017).

Più in dettaglio, nel 2018 la superficie vitata nel Veneto è stata di 94.414 ettari, cresciuta di un +8,27% rispetto al 2017, in gran parte dedicata ad uve DOC, DOCG e IGT. Il Prosecco (Glera) ovviamente fa la parte del leone con una produzione di 4.696.000 di quintali, seguito dal Pinot Grigio “Delle Venezie”, dal Conegliano-Valdobbiadene, quarto il Valpolicella, poi Soave, Bardolino, Garda, ecc.

A Lonigo è stato fatto anche il punto sull’export del vino nei primi 9 mesi dell’anno. Ancora una volta il Veneto si posiziona al primo posto in Italia con un valore di 1,6 miliardi di euro in un contesto nazionale che vale complessivamente 4,4 miliardi di euro. Ben lontane troviamo le regioni Piemonte, Toscana e Trentino-Alto Adige.

Il merito di tali dati va reso ai grandi investimenti effettuati dai produttori, dalle cantine sociali e dai consorzi, nonché dalla Regione, per il potenziamento e la qualificazione del settore.

“Per far fronte ad annate cosi abbondanti il settore dovrà necessariamente rivedere la propria programmazione – ha detto l’Assessore Giuseppe Pan – che non significa certamente limitare i produttori bensì trovare nuovi strumenti a loro sostegno, a partire dall’individuazione di nuovi mercati di sbocco del prodotto”.

Due i “focus” di attenzione indicati dall’assessore: le produzioni biologiche e il rispetto dell’ambiente. La superficie vitata investita a biologico rappresenta infatti solo il 5% del totale regionale (circa 4.500 ettari). Il valore è in continua crescita, ma è tuttavia inferiore alla media nazionale (16%). “Quanto all’impiego di prodotti fitosanitari e a sistemi di coltura più sostenibili, – ha continuato l’Assessore – la Regione Veneto finanzia con i fondi del Psr investimenti per sistemi e strumenti di meccanizzazione rispettosi dell’ambiente ed è impegnata a predisporre i disciplinari per la certificazione ministeriale integrata e a promuovere il sistema “Qualità Verificata”, nonché guarda con attenzione allo studio e alla sperimentazione di vitigni resistenti”.

“Viticoltura, sostenibilità e biodiversità – ha concluso Pan – devono andare sempre più a braccetto. Per questo la Regione, insieme al mondo dei produttori, è al lavoro per predisporre il “Programma regionale per un settore vitivinicolo sostenibile”, percorso comune che dovrà coinvolgere tutti i portatori d’interesse nel definire obiettivi, azioni, risorse e protocolli d’intesa che assicurino al comparto qualità, sviluppo, reddito e piena compatibilità ambientale”.

Per conoscere tutti i dati presentati, visita la pagina web.

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Bilancio Istat 2018: per l’agricoltura un anno positivo ma con criticità per alcuni comparti

È positiva la prima stima preliminare della performance economica dell’agricoltura italiana nel 2018 diffusa dall’Istat. Confagricoltura evidenzia in particolare il positivo risultato sul fronte della produzione, che è aumentata dell’1,5% in quantità, e del valore aggiunto (+2,0%) rispetto al 2017.

Si tratta di una buona performance che lascia ben sperare, anche se occorrerà attendere i dati definitivi.

Nondimeno nella prima analisi dell’Istat si evidenziano aspetti che già erano stati fatti rilevare da Confagricoltura in diverse occasioni. Alcuni comparti, come le produzioni zootecniche registrano infatti un calo di produzione (-0,5%).

Soprattutto permane la preoccupazione per il peggioramento della ragione di scambio: i costi sostenuti dagli agricoltori sono aumentati del 4,4% in termini di prezzi; mentre i prezzi dei prodotti agricoli sono aumentati solo dell’1,4% in complesso.

Non riparte decisamente neanche l’occupazione, che registra solo un modesto +0,2%, anche se più significativo è l’aumento dei lavoratori dipendenti su base annua.

In conclusione, per Confagricoltura, il 2018 si chiude con un bilancio positivo – da confermare con i dati definitivi – ma con l’evidenza di una situazione particolarmente difficile per alcuni comparti ed alcuni segnali, come la preoccupante divaricazione dei prezzi costi-ricavi, che ha inciso negativamente sul fronte della competitività delle imprese. Tutti aspetti che devono indurre a prestare attenzione nei mesi a venire.

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