Novembre 2022

Voucher, per l’agricoltura uno strumento importante

Voucher: dopo cinque anni torna uno strumento importante per l’agricoltura. Confagricoltura Veneto, per anni, ne aveva chiesto il reintegro, dato che tutte le forme sostitutive messe in atto, nel frattempo, si sono rivelate complicate e di difficile utilizzo. La legge di bilancio licenziata dal governo Meloni reintroduce, invece, i buoni lavoro, con un valore nominale di 10 euro lordi all’ora e un tetto di reddito per i lavoratori fissato a diecimila euro. I voucher non saranno più riservati a pensionati, giovani e disoccupati, ma includeranno tutte le categorie.

“Siamo felici della reintroduzione dei voucher – sottolinea Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto -, strumento che per le imprese agricole si è rivelato assolutamente importante per far fronte ai picchi di lavoro in campagna, quali sono le fasi di raccolta, offrendoci la possibilità di assumere manodopera per brevi periodi, con una burocrazia molto ridotta. I voucher concorrono a combattere il lavoro irregolare, in quanto il lavoratore viene messo in regola e si vede versati i contributi. Molto bene anche l’innalzamento del tetto per l’utilizzo dei buoni lavoro, che sale a diecimila euro, per un massimo di 45 giorni lavorati. Per l’agricoltura, per il periodo di raccolta, riteniamo che siano più che sufficienti”.

I dati dell’Inps relativi al 2016, l’ultimo anno in cui furono utilizzati prima della loro abolizione, sono la prova che in agricoltura sono sempre stati utilizzati in modo corretto. Nei primi otto mesi del 2016, in Veneto, erano stati 223.840 i voucher complessivi venduti per le raccolte nei campi. Treviso ne aveva totalizzati 77.825, seguita da Verona con 72.601, quindi Venezia con 33.646, Vicenza con 16.856; Padova con 13.567; Rovigo con 6.672 e Belluno con 2.673. L’utilizzo dei voucher era risultato fortemente in calo rispetto ai 615.305 del 2015 (dati dal 1° gennaio al 31 dicembre), mentre avevano registrato un forte aumento le assunzioni a tempo determinato.

Giustiniani ricorda che i voucher “vengono utilizzati per prestazioni meramente occasionali e accessorie, da svolgere nei momenti di maggiore necessità. Non vanno, dunque, a penalizzare il lavoro agricolo subordinato, che non può essere retribuito con i buoni lavoro. I dati dell’Inps del 2016 avevano già evidenziato come, in agricoltura, fossero usati senza alcuna forma di abuso, dato che costituivano solo il 2% dei voucher complessivi utilizzati nel mondo del lavoro”.

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Suini, bando regionale da 4 milioni per la biosicurezza

Il Veneto si attiva per cercare di arginare il rischio della diffusione della peste suina africana (Psa), che nei giorni scorsi ha registrato tre nuovi casi nella zona rossa tra Piemonte e Liguria. La Giunta regionale del 18 novembre ha approvato una misura, sostenuta con  i fondi del Psr, per la prevenzione dei danni da calamità naturali di tipo biotico, con investimenti mirati ad accrescere la biosicurezza degli allevamenti suinicoli. L’importo messo a bando, che sarà aperto in dicembre, è pari a quattro milioni di euro, destinato a coprire parte delle spese per recinzioni, cancelli, muri di cinta o barriere naturali per delimitare l’area di allevamento, oltre a zone filtro e celle frigorifero per lo stoccaggio sicuro dei cadaveri degli animali o altri sottoprodotti, in attesa dello smaltimento. Il contributo, in conto capitale, sarà pari all’80% della spesa ammessa, che potrà essere compresa tra un minimo di 3.500 euro e un massimo di 70.000 euro.

“Abbiamo collaborato con la Regione per la stesura del piano – sottolinea Rudy Milani, allevatore trevigiano di Zero Branco, che è presidente nazionale e regionale del settore suinicolo di Confagricoltura -. Avremmo preferito una dotazione finanziaria maggiore, ma siamo soddisfatti per la sensibilità dimostrata da Venezia per la questione Psa, che è fonte di grande preoccupazione. È vero che attualmente la presenza è limitata ad alcune regioni, ma l’esperienza ci insegna che la diffusione può essere molto rapida a causa del proliferare della fauna selvatica, che può causare la trasmissione di malattie con effetti catastrofici per gli allevamenti. Sono anni che chiediamo che venga attuato un piano serio per il controllo dei cinghiali, la misura di prevenzione realmente efficace e che andrebbe a incidere in minor misura sulle casse dello Stato. Finora, però, abbiamo visto poche gocce nel mare: non si può pensare di risolvere un problema in un territorio così vasto, com’è ad esempio quello del Veneto, con poche unità di seleselettori”.

Rudy Milani ricorda che in tutta l’area pedemontana il numero degli ungulati è fuori controllo: “Da Vittorio Veneto a Conegliano, da Montebelluna a Bassano del Grappa, passando per i Colli Euganei fino ad arrivare al territorio veronese, i cinghiali si stanno moltiplicando a dismisura. Avevamo chiesto interventi più decisi e radicali, che ci auguriamo vengano finalmente messi in atto dall’attuale esecutivo”.

Per quanto riguarda il mercato dei suini, il settore registra prezzi soddisfacenti, ma che tuttavia non riescono a pagare i costi di produzione, che hanno subito forti rincari sia per quanto riguarda i mangimi, sia per quanto riguarda i costi energetici. “Come per gli altri settori, le nostre aziende sono in grande difficoltà – sottolinea Milani -. Si rende, perciò, inderogabile un intervento pubblico, perché gli allevamenti non possono reggere il carico di un simile impatto”.

Secondo i dati di Veneto Agricoltura, il valore della produzione ai prezzi di base del comparto suinicolo veneto nel 2021 è stato stimato dall’Istat in 207 milioni di euro (+9,9%), grazie a un aumento produttivo, ma più ancora per la crescita delle quotazioni. Il Veneto mantiene la quarta posizione produttiva con la quota del 6,9% del totale nazionale, dietro alla leader Lombardia, all’Emilia-Romagna e al Piemonte. Le province dove si concentra la produzione sono Verona, che detiene circa un terzo del totale con 49.253 tonnellate di carne prodotta, seguita da Treviso con 30.056 (20%) e Padova con 24.522 (17%). Seguono Rovigo (14.659), Vicenza (11.082), Venezia (10.065) e Belluno (4.763).

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Risicoltura: aiuto di 100 euro per ettaro

I coltivatori di riso possono chiedere un contributo a ettaro di massimo 100 euro per far fronte all’aggravio dei costi. Si tratta di una misura nazionale di aiuti di Stato finalizzata a fronteggiare emergenze o situazioni di crisi di mercato che può vantare di un budget complessivo di 15 milioni di euro.

L’aiuto verrà calcolato sulla base della superficie coltivata nella campagna 2022 e l’aiuto effettivo sarà commisurato al numero di ettari che beneficeranno del contributo. Ne possono beneficiarie le aziende agricole che hanno coltivato riso nella campagna 2021 e 2022 e che hanno subìto l’aumento dei costi di produzione.

Agea ha individuato le procedure e le modalità del sostegno con le istruzioni operative n. 98 emanate con circolare n. 78929 del 2 novembre scorso.

La domanda di aiuto deve essere presentata dal risicoltore dal 25 novembre al 9 dicembre prossimo.

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Bonus energia e gas: gli ultimi decreti

In attesa della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Aiuti-quater, riportiamo un riepilogo delle norme riguardanti i bonus energia elettrica e gas naturale, valevoli per il quarto trimestre 2022.

ENERGIA ELETTRICA:

– credito d’imposta pari al 30% delle spese sostenute per la componente energetica acquistata ed utilizzata nei mesi di ottobre e novembre 2022 – estensione al mese di dicembre con il Decreto Aiuti-quater;

– è richiesto di disporre di un allacciamento di potenza almeno pari a 4,5 kWh;

GAS NATURALE:

credito d’imposta pari al 40 % delle spese sostenute per l’acquisto del gas naturale nei mesi di ottobre e novembre 2022 – estensione al mese di dicembre con il Decreto Aiuti-quater.

Per beneficiare di detti crediti d’imposta, è richiesto che l’aumento del costo dell’energia o del gas del terzo trimestre 2022 rispetto al terzo trimestre 2019 sia pari almeno al 30%. A tal proposito, le imprese dovranno chiedere al fornitore di energia elettrica e gas, a mezzo di posta elettronica certificata il calcolo relativo all’incremento di costo e l’ammontare del credito spettante qualora il fornitore sia lo stesso per i due periodi da confrontare. E’ stabilito che il fornitore debba trasmettere i dati necessari entro 60 giorni dalla scadenza del periodo per il quale spetta il credito d’imposta (entro il 29 novembre per il terzo trimestre); pertanto, chi non l’avesse già fatto, deve inoltrare la richiesta al più presto.

Come per i precedenti periodi, i crediti d’imposta potranno essere utilizzati in compensazione nel modello F24 per il pagamento di imposte e contributi; la data ultima di utilizzo era fissata al 31 marzo 2023, ma il Decreto Aiuti-quater l’ha prorogata al 30 giugno 2023. In alternativa, i crediti d’imposta possono essere ceduti, solo per intero, ed entro la stessa data, ad altri soggetti. Per la cessione del credito c’è l’obbligo del visto di conformità che attesti la sussistenza dei presupposti che danno diritto a detti crediti.

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Allevamenti, aiuti con i nuovi bandi Psr

La Giunta Regionale ha approvato due nuove misure sostenute con i fondi del PSR.

La prima, misura 22.1.1, consiste in un “Sostegno temporaneo eccezionale a favore di agricoltori e PMI particolarmente colpiti dall’impatto dell’invasione russa dell’Ucraina, L’importo messo a bando è pari a 17.022.263,45 euro. 12.987.012,99 euro programmati nella focus area 2 A e destinati al sostegno degli agricoltori (aziende zootecniche) e 4.035.250,46 euro programmati nella focus area 3 A e destinati al sostegno delle PMI attive nella trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli.

Possono beneficiare della misura le imprese agricole che svolgono attività di allevamento zootecnico (bovino da carne o da latte, ovi-caprino da carne o dalatte, bufalino da carne o da latte, suino da ingrasso o da riproduzione, avicolo da carne e da uova,cunicolo da carne, equino da carne) attestata da: 1)  Codice Allevamento attivo a sé intestato presente nella Banca Dati Nazionale Zootecnica(BDN) alla data di approvazione del Bando; 2)  capi presenti nel 2022. Le PMI interessate sono quelle che svolgono sia l’attività di trasformazione che l’attività di commercializzazione di prodotti agricoli. Il Contributo è fisso ed ammonta a 3 mila euro per le aziende agricole che svolgono l’attività zootecnica e a 8 mila auro per le PMI.

La seconda misura, la 5.1.1, sostiene interventi per la “Prevenzione dei danni da calamità naturali di tipo biotico Azione 2 investimenti atti ad accrescere la biosicurezza degli allevamenti suinicoli”, l’importo messo a bando è pari a 4.000.000,00 euro.

Sono ammessi a finanziamento i seguenti interventi:

  1. a) barriere: recinzioni e/o altre strutture (cancelli, muri di cinta o barriere naturali) per la delimitazione dell’area di allevamento; b) zone filtro; c) celle frigo per lo stoccaggio sicuro dei cadaveri degli animali e degli altri sottoprodotti di origine animale in attesa dello smaltimento;
  2. d) spese generali. Gli interventi devono rispettare le caratteristiche di cui all’allegato del Decreto del Ministro della Salute 22 giugno 2022 “Requisiti di biosicurezza deli stabilimenti che detengono suini”.

La misura prevede un contributo in conto capitale pari all’80% della spessa ammessa, che potrà essere compresa tra un minimo di 3.500 euro e un massimo di 70 mila euro.

L’apertura dei bandi è prevista nel mese di dicembre.

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Contributo Pmi non agricole per crisi ucraina

Il Ministero dello Sviluppo Economico ha definito termini e modalità di presentazione della domanda  per beneficiare del contributo previsto dall’art. 18, D.L. n. 50/2022, c.d. “Decreto Aiuti”, a favore delle PMI non agricole che hanno subìto danni economici a seguito della guerra in Ucraina.

Le istanze possono essere presentate a partire dal 10 novembre fino alle ore 12 del 30 novembre. Le domande devono essere presentate mediante la piattaforma online di Invitalia. Qualora la dotazione finanziaria non sia sufficiente a soddisfare tutte le richieste di aiuto presentate il Mise procederà a ridurre in modo proporzionale le risorse disponibili.

Il contributo a fondo perduto è destinato alle PMI che:

  • negli ultimi due anni hanno effettuato operazioni di compravendita di beni e servizi, (comprese materie prime e semilavorati) con l’Ucraina, la Russa e la Bielorussia, in misura almeno pari al 20% del fatturato aziendale totale;
  • nel corso del trimestre antecedente il 18 maggio 2022 hanno sostenuto un costo di acquisto medio per materie prime e semilavorati superiore di almeno del 30% rispetto al costo di acquisto medio del corrispondente periodo del 2019;
  • nel corso del trimestre antecedente al 18 maggio 2022 hanno subito un calo di fatturato (riduzione dei ricavi) di almeno il 30% rispetto all’analogo periodo del 2019.

Non sono ammissibili all’agevolazione le imprese che svolgono, in via prevalente, attività economiche di cui alla sezione A, “Agricoltura, silvicoltura e pesca”, della classificazione ATECO 2007.

Il contributo a fondo perduto è riconosciuto, nella misura massima di 400.000 euro per ciascun beneficiario. Il contributo si calcola applicando una percentuale alla differenza tra l’ammontare medio dei ricavi relativi all’ultimo trimestre anteriore al 18 maggio 2022 e l’ammontare dei medesimi ricavi riferiti al corrispondente trimestre del 2019.

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Ismea, sostegni per l’imprenditoria giovanile e femminile

Il 10 novembre Ismea ha riaperto il portale per la presentazione delle domande di accesso a Più Impresa, la misura dedicata all’imprenditoria giovanile e femminile in agricoltura. L’intervento è dedicato ai giovani e alle donne che intendono subentrare nella conduzione di un’azienda agricola o che sono già attivi in agricoltura da almeno due anni e intendono ampliare la propria impresa, migliorandone la competitività con un piano di investimenti che può arrivare a 1,5 milioni di euro. Previsti mutui agevolati e contributi a fondo perduto per sostenere gli investimenti.

Il subentro consiste nella cessione di un’intera azienda agricola da parte di un’impresa cedente nei confronti di un’impresa a totale o prevalente partecipazione giovanile o femminile (beneficiaria).

Young beautiful woman in plaid shirt standing with laptop in wheat field and looking at combine harvester and tractor trailer

Le imprese richiedenti le agevolazioni (richiedenti) devono essere in possesso dei seguenti requisiti: a) essere costituite da non più di sei mesi dalla data di presentazione della domanda di ammissione alle agevolazioni; b) esercitare esclusivamente l’attività agricola ai sensi dell’articolo 2135 del codice civile alla data di presentazione della domanda; c) essere amministrate e condotte da un giovane di età compresa tra i 18 ed i 41 anni non compiuti alla data di presentazione della domanda o da una donna, in possesso della qualifica di imprenditore agricolo professionale o di coltivatore diretto.

Per ampliamento si intende un intervento di miglioramento, ammodernamento o consolidamento di una realtà aziendale esistente. Le imprese richiedenti devono aver già avviato l’attività di impresa da almeno due anni al momento della presentazione della domanda, essere attive ed esercitare esclusivamente l’attività agricola ai sensi dell’articolo 2135 del codice civile, essere amministrate e condotte da un giovane di età compresa tra i 18 ed i 41 anni non compiuti alla data di presentazione della domanda o da una donna, in possesso della qualifica di imprenditore agricolo professionale o di coltivatore diretto.

Agevolazioni concedibili

L’investimento complessivo del progetto, che può interessare la produzione agricola, la trasformazione  la commercializzazione di prodotti agricoli e diversificazione, non può superare 1.500.000,00 euro, IVA esclusa. L’investimento deve essere congruo in termini di dimensionamento e di importi, e funzionale in termini di ciclo produttivo. Le agevolazioni concedibili consistono: a. in un mutuo agevolato, a tasso zero, per un importo non superiore al 60 per cento delle spese ammissibili; b. in un contributo a fondo perduto fino al 35 per cento della spesa ammissibile.

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Frutta, annata no tra siccità, rincari e crollo dei prezzi

Siccità, rincari e crollo dei prezzi. Va in archivio un’altra annata no per la frutticoltura veneta, che segna qualche dato soddisfacente sul fronte della qualità e della produzione ma, in generale, vede la campagna compromessa sia dall’ondata di caldo eccezionale durante l’estate, sia dai costi di produzione andati alle stelle.

“Negli scorsi anni avevamo avuto problemi legati soprattutto alla cimice asiatica e alle gelate primaverili – sottolinea Francesca Aldegheri, presidente del settore frutticolo di Confagricoltura Veneto -. Quest’anno, invece, il nostro nemico è stato il caldo, che ha comportato la produzione di frutta di calibri medio-piccoli, e quindi pagata a prezzi di mercato piuttosto bassi, a fronte dei costi energetici che si sono moltiplicati, così come quelli dei concimi e dei fitofarmaci. I meloni erano partiti bene, ma il prezzo è velocemente crollato, a causa dell’eccesso di offerta. Pere, mele e susine hanno sofferto la sete e le alte temperature, con cascola e frutti medio-piccoli, pagati molto poco. A questo vanno aggiunte le tempeste e la grandine, che hanno causato il “cracking” delle mele estive, mentre un po’ meglio è andata con le mele autunnali e i kiwi, favoriti dalle ottime temperature autunnali. In generale, però, le aziende frutticole vivono una situazione di sofferenza a causa di un susseguirsi di annate gravate da problemi meteo e di mercato. Tanto che anche quest’anno molti produttori procederanno con l’espianto di alberi che stanno causando la perdita di produttività delle imprese, come pesche, susine e pere”.

Confagricoltura, con il suo presidente della Federazione nazionale frutticoltura, Michele Ponso, chiede azioni immediate da parte del governo e dell’Europa per sostenere le aziende, a partire da misure urgenti come indennizzi, strumenti di sostegno al reddito e alla liquidità e interventi per alleviare i costi di produzione, ormai insostenibili. “Servono detrazioni fiscali per calmierare i prezzi dell’energia e interventi tempestivi per ridare competitività al settore – rimarca Aldegheri -, accelerando sulla ricerca scientifica. Chiediamo anche aiuti per l’espianto e il reimpianto delle piante e la moratoria sui mutui, oltre a un tavolo frutticolo nazionale permanente per affrontare lo stato di crisi e puntare al rilancio del comparto”.

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Pac, arriva l’anticipo 2022

Sta finalmente arrivando l’anticipo della Pac 2022 nella misura del 60% del valore dei titoli e del greening. Inoltre è stata avviata l’erogazione nella medesima percentuale delle misure agro-climatico-ambientali.  Avepa ha fatto i primi decreti di pagamento e già nei prossimi giorni le aziende dovrebbero trovare accreditati gli importi nel conto corrente.

L’anticipo comprende il pagamento di base (titoli Pac), il greening e anche l’aiuto corrisposto ai piccoli agricoltori. Restano esclusi dall’anticipazione il sostegno accoppiato  e l’aiuto per i giovani agricoltori in quanto l’esatta quantificazione degli importi da erogare per tali componenti presuppone la conclusione dei controlli e dei conteggi necessari a garantire il rispetto del tetto di spesa.

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