Settembre 2018

Agriturismo, pubblicati i dati Istat 2017: più presenze e valore economico

È stato pubblicato dall’ISTAT il rapporto 2017 sull’agriturismo. Il dato più evidente delle cifre 2017 sull’agriturismo è il netto e costante aumento, negli ultimi 10 anni, delle aziende agricole che hanno investito sull’avvio dei servizi di ospitalità. Negli ultimi dieci anni sono aumentati i posti letto (+40,7%), le piazzole di sosta (+66,5%) e i posti a sedere (37,1%), ma è cresciuta moltissimo l’offerta di sport e attività varie, a dimostrazione che all’interesse per una vacanza rilassata, che segue i ritmi della campagna e della natura e che permette di gustare prodotti agricoli di qualità vanno uniti pacchetti turistici integrati con attività diverse dal trekking, alle passeggiate a cavallo, dai corsi di cucina al benessere. Accanto ai dati positivi – segnala Agriturist – va anche sottolineato che 1376 aziende, nel 2017, hanno cessato la loro attività.

Sono aumentati gli agriturismi che producono Dop e Igp, così come è netta la connotazione “al femminile” della crescita dell’agriturismo nel 2017: sono 8.483 gli agriturismi gestiti da donne.  L’agriturismo – conclude Agriturist – ha tutte le carte in regola per intercettare quote significative del turismo mondiale. Le potenzialità di sviluppo dell’offerta sono ancora notevoli, soprattutto in termini di antichi edifici rurali da recuperare per l’accoglienza, con la proposta di attività diversificate, per venire incontro alle nuove richieste della collettività e l’offerta di specialità enogastronomiche “made in Italy”, da valorizzare tramite la ristorazione e la vendita sul posto. Si tratta di un patrimonio irripetibile da valorizzare, tutelare e difendere dalla concorrenza sleale. L’abusivismo è un problema che esiste e a cui va assolutamente trovata, nelle sedi opportune, una soluzione. Gli operatori non autorizzati, di cui è impossibile avere cifre ufficiali, danneggiano infatti l’intero sistema turistico.

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Tracciabilità delle retribuzioni: alcuni chiarimenti

L’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) ha fornito ulteriori chiarimenti sull’obbligo di tracciabilità dei pagamenti relativi alla retribuzione dei lavoratori in vigore dallo scorso 1° luglio 2018.

Il primo importante chiarimento fornito dall’INL è relativo al fatto che il divieto di pagamento in contanti riguardi tutti gli importi erogati a titolo di retribuzione, compresi eventuali anticipi e acconti, nonché le indennità di trasferta.

Restano invece esclusi i meri rimborsi o anticipi di spese sostenute in nome e per conto del datore di lavoro. Le somme dovute a diverso titolo rispetto alla retribuzione, quali ad esempio quelle imputabili a spese che i lavoratori sostengono nell’interesse del datore di lavoro e nell’esecuzione della prestazione (es: anticipi e/o rimborso spese di viaggio, vitto, alloggio), potranno quindi continuare ad essere corrisposte in contanti.

Per quanto riguarda l’indennità di trasferta, in considerazione della natura “mista” della stessa (risarcitoria e retributiva), l’INL ritiene che essa sia compresa nell’ambito degli obblighi di tracciabilità, diversamente da quello che avviene rispetto a somme versate esclusivamente a titolo di rimborso (chiaramente documentato) che hanno natura solo restitutoria.

Con riferimento, invece, ai mezzi di pagamento ammessi per la corresponsione della retribuzione, e in particolare con riguardo al pagamento effettuato a mezzo assegno consegnato al lavoratore, l’Ispettorato precisa che in tale ambito rientri anche il pagamento a mezzo vaglia postale. In tale caso è importante che, oltre al nome del beneficiario e alla clausola di non trasferibilità (per importi superiori ai 1.000 euro), nella causale siano esplicitati i dati essenziali dell’operazione, quali il nome del datore di lavoro e del lavoratore, la data e l’importo dell’operazione, nonché il mese di riferimento della retribuzione.

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Convegno FAI: “Apicoltura è agricoltura: tra tecnica e scienza, oltre la burocrazia”

FAI, Federazione Apicoltori Italiani, organizza il 39° Convegno Internazionale di Apicoltura che quest’anno si terrà a Lazise (VR) il prossimo 7 ottobre alle ore 10.00 presso la Sala Congressi della Dogana Veneta (Piazzetta Partenio, Porto Vecchio di Lazise).

Per i partecipanti sarà un’occasione di aggiornamento e confronto sui principali temi dell’attualità apistica. Si parlerà di emergenze legate a parassiti ormai endemici che possono essere

contrastati solo con un’azione coordinata su tutto il territorio nazionale, di corrette modalità invernamento degli alveari nella più delicata fase della stagione apistica, di suggerimenti tecnici per il trattamento invernale alla varroa.

Al convegno interverrà anche il Presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti.

Per maggiori info scarica la locandina

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Controlli irroratrici: scadenza al 26/11/2018 per alcuni tipi di macchine

In base alle norme previste dal PAN e dal Decreto Ministeriale n. 4847 del 3/03/2015, si ricorda agli agricoltori che è obbligatorio sottoporre periodicamente le macchine irroratrici a controlli di funzionalità nei centri autorizzati dalla Regione Veneto.

In particolare, entro il 26 novembre 2018 è obbligatorio sottoporre le seguenti macchine irroratrici ai controlli obbligatori:

  • irroratrici abbinate a macchine operatrici, quali seminatrici e sarchiatrici, che distribuiscono prodotti fitosanitari in forma localizzata o altre irroratrici, con banda trattata inferiore o uguale a tre metri
  • irroratrici schermate per il trattamento localizzato del sottofila delle colture arboree

I controlli funzionali successivi dovranno essere effettuati ad intervalli non superiori a sei anni. Se le stesse attrezzature sono in uso a contoterzisti, i controlli funzionali successivi dovranno essere effettuati ad intervalli non superiori a quattro anni.

Ulteriori informazioni (elenco dei centri prova, documento di richiesta del controllo, etc.) sono disponibili nel sito della Regione Veneto.

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Linee guida per l’uso prudente degli antimicrobici negli allevamenti per la prevenzione dell’antimicrobico-resistenza

Sono state pubblicate dal Ministero della Salute le Linee guida per la promozione dell’uso prudente degli antimicrobici negli allevamenti zootecnici per la prevenzione dell’antimicrobico-resistenza, documento indirizzato ad autorità competenti, veterinari e operatori del settore, realizzato dalla Sezione per la farmacosorveglianza sui medicinali veterinari del Comitato tecnico per la nutrizione e la sanità animale.

La resistenza agli antimicrobici è un fenomeno naturale biologico di adattamento di alcuni microrganismi che acquisiscono la capacità di sopravvivere o di crescere in presenza di un agente antimicrobico. La capacità di resistere si realizza per mutazioni genetiche o per acquisizione, da altri organismi, di geni di resistenza già “precostituiti”. Il fenomeno può riguardare tutti i tipi di farmaci antimicrobici: antibatterici (detti anche antibiotici), antifungini, antivirali, antiparassitari. Il documento riporta indicazioni per la riduzione dell’uso inappropriato di medicinali antimicrobici, per un approccio prudente e conscio per la salute degli animali, degli allevamenti e quindi dei consumatori.

L’antimicrobico-resistenza, fenomeno che annovera tra le cause primarie anche la somministrazione fuori controllo di antimicrobici, è uno dei maggiori rischi per il benessere degli allevamenti. Rischi che possono essere arginati adottando misure idonee riguardanti l’igiene, l’alimentazione, il controllo delle malattie infettive e infine campagne di vaccinazione. Aspetto al quale la guida dedica uno studio particolare, in cui viene analizzata la possibilità di somministrate vaccini al posto degli antibiotici.

È possibile scaricare la guida tramite il sito del Ministero della Salute

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Prorogato al 31 ottobre il termine per collaudo degli interventi di ristrutturazione e riconversione vigneti

La Giunta regionale del Veneto ha prorogato di un mese, dal 30 settembre al 31 ottobre, il termine per gli imprenditori agricoli che hanno eseguito interventi di ristrutturazione e riconversione dei vigneti nella campagna 2015-2016 per presentare le domande di collaudo dei lavori eseguiti e di svincolo della fidejussione ad Avepa.

Ulteriori informazioni, istruzioni e la modulistica di riferimento sono disponibili alla sezione Ristrutturazione e riconversione dei vigneti – Campagna 2015/2016 del sito di Avepa.

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Peste suina: segnalare rinvenimenti sospetti e cinghiali anomali

È allerta peste suina africana tra le autorità veterinarie e gli allevatori di suini: a seguito del rinvenimento a metà settembre di cinghiali in Belgio colpiti dal virus letale della PSA, il ministero della Salute ha segnalato il rischio che focolai di peste suina africana possano interessare anche il territorio nazionale. Un caso sospetto è stato riscontrato nel Bresciano, area ad alta densità suinicola. E anche il ministro per le politiche agricole Gianmarco Centinaio ha subito invitato ad innalzare il livello di attenzione e dato avvio a campagne informative e ad un tavolo tecnico di monitoraggio e gestione di eventuali focolai.

In Veneto per ora non registriamo segnalazioni relative alla ‘febbre’ letale per i suini ma poiché il virus si diffonde principalmente attraverso i cinghiali selvatici, è opportuno adottare tutte le misure di precauzione e intensificare al massimo la vigilanza venatoria.

La Regione Veneto ha già coinvolto gli Uffici caccia e il personale di vigilanza venatoria delle Province e della Città metropolitana, le guardie venatorie volontarie, i carabinieri del servizio forestale e tutte le associazioni venatorie del territorio regionale, perché ogni singolo operatore, nel proprio territorio di azione, agisca da ‘sentinella’ e segnali ai servizi veterinari competenti o all’Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Venezie eventuali rinvenimenti di cinghiali selvatici, così come eventuali immissioni abusive o comportamenti anomali di singoli capi.

Raccogliendo l’appello alla sorveglianza da parte dei ministeri della Salute e dell’Agricoltura, la Regione fa appello al senso di responsabilità di tutti i soggetti coinvolti dal controllo e di quelli interessati all’attività venatoria nei confronti del cinghiale perché portino all’attenzione delle autorità veterinarie competenti ogni anomalia rilevata nel corso della loro attività: solo un intervento precoce e mirato può isolare il vettore del contagio e impedire il diffondersi di una epidemia letale per il comparto dei suidi, e per la quale non esistono né cure né vaccini.

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Florovivaismo veneto: migliorano i consumi interni, estero a rilento

Presentato in occasione del Flormart il Report sul florovivaismo veneto di VenetoAgricoltura.

Anche nel 2017 il settore florovivaistico regionale conferma di attraversare una fase di transizione: cala ancora leggermente il numero di aziende venete attive, sceso a 1.487 unità (-0,3% rispetto al 2016) e anche la superficie destinata al florovivaismo in Veneto è ulteriormente diminuita, scendendo al di sotto dei 2.700 ettari coltivati (-1,4%).

La produzione di materiale vivaistico rappresenta sempre la parte preponderante della produzione regionale, con una quota dell’83%, mentre il rimanente 17% è costituito da piante finite.

Il valore della produzione è in leggero miglioramento nel 2017 (209 milioni di euro, +1,3% rispetto al 2016), ma è frutto di dinamiche contrapposte tra le diverse macro-attività del comparto: la produzione di fiori e piante (52,6 milioni di euro) e la produzione vivaistica (circa 29 milioni di euro) sono entrambe in calo dell’-1%, mentre il servizio di sistemazione di parchi e giardini offerto dalle imprese ha quasi raggiunto i 128 milioni di euro (+1%).

Nota positiva è invece l’incremento delle quantità prodotte: la produzione complessiva regionale viene stimata a poco oltre 1,6 miliardi di pezzi, in crescita del +12% rispetto al 2016; risultato fortemente influenzato dal comparto del vivaismo orticolo, la cui produzione supera l’1,3 miliardi di piantine (+15,7%); tra gli altri comparti si registra un lieve calo nella produzione del vivaismo frutticolo (18,3 milioni di piante, -1,5%) e di piante ornamentali (287 milioni di piante, -0,9%) mentre è più rilevante la flessione del vivaismo viticolo (8,4 milioni di pezzi, -12,3%).

Nonostante alcuni segnali positivi, permangono tuttavia le difficoltà di mercato del comparto florovivaistico veneto, fortemente influenzate da un gap competitivo con i principali competitor nazionali che le aziende faticano a colmare.

Ne risente il commercio con l’estero: il saldo commerciale relativo alle piante vive, tipologia produttiva prevalente nella nostra regione, ha registrato un deficit negativo di 40,5 milioni di euro, in ulteriore aumento rispetto al 2016 (+17,6%), a causa di un incremento delle importazioni (66 milioni di euro, +15,5%) decisamente più significativo di quello delle esportazioni (25,4 milioni di euro, +4%). E questo in controtendenza rispetto all’andamento a livello nazionale, dove il saldo è stato positivo di oltre 310 milioni di euro (+13,4%), trainato dalle maggiori esportazioni delle principali regioni produttrici del comparto: Toscana (204 milioni di euro di export, +8,9%), Liguria (90 milioni di euro, +11,8%) ed Emilia-Romagna (52 milioni di euro, +14,3%).

Qualche spiraglio per un futuro più roseo arriva tuttavia dai dati sui consumi di fiori e piante. Dai dati rilevati con una indagine specifica da Ismea, l’Istituto per lo Sviluppo dei Mercati Agricoli del Mipaaft e da stime degli esperti del comparto di Veneto Agricoltura, emerge infatti che la spesa complessiva per prodotti florovivaistici effettuata a livello nazionale nel 2017, sia leggermente aumentata rispetto all’anno precedente, portandosi a oltre 2 miliardi di euro (+0,4%). Il risultato positivo è frutto di un andamento divergente: ancora in calo, infatti, il consumo di fiori, sceso a 1,184 milioni di euro (-0,3%), mentre il consumo di piante ha registrato una ripresa, risalendo a oltre 828 milioni di euro, (+1,3%).

Il Nord-Est ha fatto segnare, nel complesso, il miglior risultato tra le aree geografiche, con un incremento del valore della spesa del +1,1%: in particolare, per quanto riguarda i fiori, si è registrata una flessione superiore a quella nazionale (-1% a fronte del -0,3% del dato Italia), mentre per le piante è stato rilevato un aumento della spesa che, per la prima volta, ha superato quella di fiori, attestandosi a circa 242,6 milioni di euro (+3,4% rispetto al 2016).

E il trend rilevato per i primi mesi del 2018 è ulteriormente positivo: i consumi di prodotti florovivaistici a livello nazionale, cumulati al mese di maggio, vengono infatti stimati da Ismea in crescita del 2,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; nel Nord-Est, gli acquisti in valore vengono stimati a circa 233 milioni di euro, +2,7% rispetto al 2017.

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Anticipi Pac maggiorati a partire dal 16 ottobre

Il Comitato pagamenti diretti e sviluppo rurale della Commissione europea ha accolto la richiesta dell’Italia e di altri Paesi comunitari di erogare gli anticipi della Pac 2018 e delle misure di superficie del Psr a favore dei produttori colpiti dalla siccità che ha interessato il nostro Paese nel secondo semestre 2017 e nel primo 2018. Gli Organismi pagatori, a partire dal prossimo 16 ottobre, potranno quindi elevare l’anticipo dei pagamenti diretti fino al 70% e quelli del Psr fino all’85%. La pubblicazione del provvedimento comunitario dovrebbe avvenire nei prossimi giorni.

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Global Food Forum: le proposte concrete per l’agricoltura di domani

Si è tenuto nei giorni scorsi il Global Food Forum, organizzato da Confagricoltura e Farm Europe; una due giorni di discussione aperta a cui hanno partecipato oltre duecento stakeholders del sistema agricolo ed agroalimentare europeo, con l’obiettivo di formulare proposte concrete da presentare al Parlamento europeo e a cui era presente anche il Ministro Centinaio.

Primo tema di discussione è stato il futuro della PAC.

“ll futuro deve prevedere una PAC veramente comune – ha detto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – che sia l’espressione concreta della volontà di assicurare un futuro europeo all’agricoltura, nonostante le spinte ‘centrifughe’ e il ritorno dei nazionalismi. Una Pac più coerente, più semplice e più efficace, credibile anche agli occhi dei consumatori, di facile applicazione e che sia strumento a supporto dell’economia agricola verso la transizione ad una performance economica ed ambientale”.
Le proposte per il legislatore europeo emerse dai partecipanti al Forum sono:

  • Definire a livello europeo un livello di base per la nuova condizionalità a carico di ciascun agricoltore, con la possibilità per gli Stati membri e gli agricoltori di proporre misure equivalenti che possano essere riconosciute come più appropriate e dello stesso effetto.
  • Prevedere negli atti di base una quota minima nei budget nazionali del primo pilastro da dedicare al pagamento disaccoppiato di base per gli agricoltori.
  • Sviluppare strategie settoriali nel quadro dei programmi operativi delle OP, utilizzando opportunamente anche gli aiuti accoppiati.
  • Dedicare risorse sufficienti del 2° pilastro alle misure a favore dell’ambiente e delle regioni svantaggiate.
  • Istituire un fondo europeo pluriennale di gestione delle crisi in agricoltura, che sappia dare una risposta credibile, reattiva e immediata in caso di gravi crisi.
  • Garantire una base giuridica unica, equa e proporzionale per l’ammissibilità agli aiuti di tutti gli agricoltori europei.

Altro tema del dibattito l’attenzione sempre più alta ai nuovi dazi Usa – Cina.

I dazi infatti aprono la strada a nuove misure di ritorsione e rischiamo di portare a una prolungata guerra commerciale che ridurrebbe il potenziale di crescita dell’economia su scala mondiale e inciderebbe sul normale andamento dei rapporti di cambio tra le principali valute, con il risultato di alterare artificialmente la competitività delle merci.

Si è soffermato sul ruolo dell’agricoltura il Ministro Centinaio che ha ricordato come la crescita del comparto e dell’Italia debba passare attraverso la vitalità dei territori rurali e la capacità dell’agricoltura di dialogare costantemente con il turismo, ma con una profonda semplificazione sulla quale il governo lavorerà molto, cercando di ridurre la burocrazia e i suoi costi.

Presente al Forum anche il Ministro dell’Agricoltura francese Stéfane Travert che ha evidenziato come le esigenze di Italia e Francia in tema di agricoltura siano simili, poiché entrambe basate sulla qualità delle produzioni.

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