Febbraio 2024

Confagricoltura Veneto a Bruxelles: “Bisogna cambiare rotta”

Dopo l’assemblea regionale convocata a Padova, alla presenza di oltre 700 associati da tutte le province, Confagricoltura Veneto è volata con i suoi dirigenti a Bruxelles, dove oggi si è svolta l’assemblea straordinaria della confederazione agricola, aperta dal presidente nazionale Massimiliano Giustiniani.

Erano presenti il presidente regionale Lodovico Giustiniani, il presidente dei Giovani Francesco Longhi e i presidenti provinciali Anna trettenero (Vicenza), Lauro Ballani (Rovigo), Michele Barbetta (Padova), Alberto de Togni (Verona), Giangiacomo Gallarati Bonaldi Scotti (Treviso) e Diego Donazzolo (Venezia). Confagricoltura ha consegnato al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e alle istituzioni europee un documento programmatico che raccoglie le istanze della confederazione agricola, a tutela della produttività e della competitività delle imprese.

“La nuova Pac, entrata in vigore da un anno, è partita subito con il piede sbagliato, eliminando il sostegno diretto alle produzioni  – hanno sottolineato gli esponenti -. In questo modo si è persa la capacità di sostenere colture strategiche in linea con le esigenze del mercato e la riforma si è rivelata sempre più inadeguata ad affrontare le sfide contingenti. Il Green Deal, il piano verde europeo, presenta proposte che non garantiscono la coesistenza tra sostenibilità ambientale ed economica. Tutto questo mentre i prezzi pagati ai produttori diminuiscono mentre i costi di produzione divengono sempre più pressanti. La ricerca e l’innovazione risultano sempre più importanti per affrontare la sfida dei cambiamenti climatici, ma non vengono sufficientemente incentivate a livello normativo. Perciò chiediamo di rivedere la Pac e avviare il dialogo per un modello efficiente di agricoltura, con l’intento di tutelare maggiormente la produttività e la competitività delle imprese del settore, semplificare le procedure amministrative, garantire reciprocità negli scambi internazionali. L’attuale Politica agricola comune ha comportato un aumento spropositato degli impegni per la tutela ambientale e degli adempimenti burocratici che gravano sulle imprese, frenandone la produttività”.

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Assicurazioni agevolate: saldo dei contributi 2023 e 2022

Il Ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare ha ufficializzato le disponibilità finanziarie aggiuntive per le polizze agevolate stipulate gli scorsi anni. Esse ammontano a complessivi 130 milioni di euro e 100 milioni di euro, rispettivamente per il 2022 ed il 2023, con l’obiettivo di consentire il riconoscimento di un contributo che dovrebbe collocarsisul 55% del costo sostenuto (ridotto al 51% per le polizze con 2 rischi).Agea procederà alle erogazioni del sostegno riferito al 2023 a partire dalla prima settimana di marzo, mentre è atteso per il mese di aprile il completamento delle erogazioni riferite alla campagna 2022. Si tratta di un primo risultato frutto dell’impegno che profuso l’Associazione sul tema della gestione del rischio.

Secondo quanto comunicato dal Masaf, relativamente alla campagna 2023 i dati disponibili evidenziano un costo su cui calcolare il contributo pubblico ammontante a circa 630 milioni di euro, a fronte dello stanziamento disponibile sul Piano strategico della PAC per il 2023 pari a 297,2 milioni di euro. Per integrare le disponibilità della campagna 2023, come detto, sono stati stanziati ulteriori 100 milioni di euro della dotazione del Piano strategico 2024-2027.

Per la copertura del maggiore fabbisogno finanziario emerso alla chiusura della campagna assicurativa 2022 per le produzioni vegetali sono state rese disponibili 130 milioni di euro di risorse aggiuntive, di cui 40 milioni già trasferiti ad Agea nel dicembre 2023 e ulteriori 90 milioni di euro, stanziati dalla legge di bilancio.

Grazie a tali disponibilità aggiuntive, la percentuale di contribuzione pubblica sulle polizze 2022 raggiungerà un livello prossimo alla contribuzione media storica assicurata negli anni precedenti alle imprese che hanno sottoscritto polizze agevolate. Le risorse aggiuntive saranno erogate a partire dal mese di aprile.

Con il Piano di gestione dei rischi 2024, che sarà trasmesso nei prossimi giorni alla Conferenza Stato Regioni per la prescritta intesa, sarà avviata una vera e propria riforma del sistema assicurativo agevolato italiano, basata sulla rideterminazione dei Valori Standard, sulla revisione del meccanismo di salvaguardia nel calcolo dei parametri contributivi, sulla valorizzazione delle sinergie tra assicurazioni e fondo di mutualizzazione nazionale Agricat, sulla riduzione della percentuale di contributo sulle assicurazioni per i soggetti che non investono nella difesa attiva delle colture. Inoltre, saranno adottate misure di semplificazione del sistema, in modo da rendere più efficaci gli strumenti di stabilizzazione dei redditi, facilitare l’accesso al credito e semplificare i controlli.

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Mercosur, senza radicali modifiche non può entrare in vigore

Anche l’accordo commerciale tra la Ue e i paesi del MERCOSUR (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) è finito sotto accusa durante le manifestazioni degli agricoltori in Italia e in altri Stati membri dell’Unione.

“Le condizioni per concludere l’accordo non sono state ancora soddisfatte”, ha dichiarato nei giorni scorsi il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, rispondendo ad una interrogazione all’Europarlamento. In effetti, l’intesa bilaterale è già stata siglata nel luglio 2019, ma da allora è rimasta bloccata per l’opposizione delle principali organizzazioni agricole europee.

Questa la posizione espressa da Confagricoltura. “L’intesa siglata dalla Commissione non può entrare in vigore senza profonde modifiche” ha dichiarato a luglio dello scorso anno il presidente Massimiliano Giansanti, perché “non è favorevole alle nostre produzioni di agrumi, riso, zucchero e pollame. Per le carni bovine, è stato addirittura concesso al MERCOSUR un contingente di importazioni a dazio zero pari a 99 mila tonnellate l’anno”. C’è poi la questione di fondo relativa alle relazioni commerciali della Ue con i paesi terzi: la reciprocità. “Vale a dire, la diversità delle regole in materia di sicurezza alimentare e tutela delle risorse naturali”.

Le contestazioni all’intesa con il MERCOSUR non vanno però generalizzate. Occorre valutare caso per caso. Nella fase di crisi del sistema multilaterale di gestione del commercio internazionale basato sulle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), gli accordi bilaterali sottoscritti dalla UE hanno sostenuto l’aumento delle esportazioni agroalimentari italiane.

Qualche dato. Negli ultimi dieci anni, periodo durante il quale sono entrati in vigore gli accordi di libero scambio più rilevanti per il settore lattiero-caseario, le esportazioni italiane extra-UE sono aumentate fino a 1,3 miliardi di euro, con un balzo in avanti del 70 per cento.

Per effetto del CETA, secondo le cifre rese note dalla Commissione europea, nel periodo 2018-2022, le esportazioni di carni suine della UE sul mercato canadese sono passate da 104 a 227 milioni di euro. L’export di prodotti lattiero-caseari è salito di circa 90 milioni di euro. Va anche ricordato che gli accordi di libero scambio sono lo strumento immediato e diretto per il riconoscimento e per la tutela delle indicazioni geografiche.

In termini generali, il sistema agroalimentare italiano ha bisogno di mercati aperti, di regole omogenee, di libera concorrenza tra le imprese, di sicurezza degli approvvigionamenti.

Le esportazioni di pasta italiana nel mondo sono arrivate ad incidere per il 60% sulla produzione complessiva, ma occorre importare ogni anno circa 2,5 milioni di tonnellate di grano duro per coprire il fabbisogno delle imprese di trasformazione. Le importazioni di mais e soia si attestano in valore a circa 4 miliardi di euro. Anche queste cifre confermano l’inadeguatezza della PAC che incentiva gli agricoltori a lasciare una parte dei terreni incolti, rinunciando così a produrre, creare ricchezza e posti di lavoro.

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Bando Isi Inail, dal 15 aprile via alle domande

Dal 15 aprile al 31 maggio sarà possibile compilare le domande di accesso al bando Inail Isi 2023 per investimenti in sicurezza sul lavoro. Successivamente Inail pubblicherà le regole tecniche per l’invio del codice domanda tramite sportello informatico. A livello nazionale sono disponibili 500 milioni di euro.

A livello regionale il Bando ISI 2023 ha una dotazione di:

  • 960.423,00 di euro per l’Asse 3 per i progetti di bonifica da materiali contenenti amianto;
  • 981.554,00 di euro per l’Asse 5 per le micro e piccole imprese operanti nel settore della produzione primaria dei prodotti agricoli per l’acquisto di nuovi macchinari ed attrezzature di lavoro caratterizzati da soluzioni innovative per abbattere in misura significativa le emissioni inquinanti e, in concomitanza, conseguire la riduzione del livello di rumorosità o del rischio infortunistico o di quello derivante dallo svolgimento di operazioni manuali.

Tale importo è suddiviso nei due sub Assi:

  • 403.368,00 di euro per l’Asse 5.1 per i progetti del settore della produzione primaria dei prodotti agricoli
  • 578.186,00 di euro per l’Asse 5.2 per i progetti presentati da giovani agricoltori.

L’ammontare del finanziamento è pari:

  • per l’asse 3 al 65% dell’importo delle spese ritenute ammissibili, per un importo minimo di 5.000,00 euro e un importo massimo erogabile pari a 25.000,00 euro, nel rispetto di quanto previsto per gli aiuti de minimis;
  • per l’asse 5, un importo compreso tra un minimo di 5.000,00 euro e un importo massimo erogabile pari a 130.000,00 euro, al:
    • 65% per i soggetti destinatari del sub Asse 5.1 (generalità delle imprese agricole);
    • 80% per i soggetti destinatari del sub Asse 5.2 (giovani agricoltori).
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Aviaria: focolaio in un allevamento di tacchini di Piove di Sacco

Il Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie di Legnaro, ha riscontrato una positività da virus H5N1 in un allevamento di tacchini di  Piove di Sacco (loc. Corte) con circa 39 mila capi. Le autorità sanitarie hanno immediatamente disposto le azioni di gestione del focolaio e il monitoraggio negli allevamenti avicoli che si trovano nelle zone di restrizione. Con ordinanza del Dipartimento di prevenzione dell’Usl 6 Euganea è stata decretata una zona di protezione nel raggio di 3 chilometri dal focolaio, all’interno della quale si contano una decina di allevamenti censiti ufficialmente tra Piove di Sacco e Codevigo. È stata poi istituita un’ulteriore zona di sorveglianza in un più ampio raggio di 10 chilometri nel quale si contano almeno un’ottantina di allevamenti.

Gli esperti considerano elevato il livello di rischio per gli allevamenti almeno fino a metà marzo. La vicinanza geografica degli allevamenti avicoli alle zone umide della Laguna veneta, maggiormente frequentate da uccelli acquatici, impone di rafforzare l’applicazione delle misure di biosicurezza nel pollame e la sorveglianza nei volatili domestici e selvatici.Il Centro di referenza sta monitorando con estrema attenzione la circolazione e l’evoluzione del virus HPAI, attraverso un’intensa attività di sorveglianza. In Europa si è osservato un cambiamento delle specie di uccelli selvatici coinvolte e una maggiore diversificazione genetica del virus H5N1”ha spiegato Calogero Terregino, direttore del Laboratorio di referenza europeo (EURL) per l’influenza aviaria presso l’IZSVe. Gli esatti motivi non sono ancora del tutto chiari ma è probabile che molte specie aviarie stiano acquisendo una graduale resistenza verso i virus HPAI, il che rende la loro circolazione ancora più subdola e difficile da intercettare se non con un grande sforzo di campionamento.

Oltre alle misure specifiche dovute al focolaio di IA, con riferimento a quanto indicato dal provvedimento del Ministero della Salute prot. 0006310-08/02/2024-DGSAF-MDS-P, l’autorità sanitaria della Regione ha inoltre adottato le misure di controllo e sorveglianza per prevenire l’introduzione e l’ulteriore diffusione della IA, che dovranno essere applicate sul territorio regionale fino al 15 marzo 2024.

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Miele, verso un sistema di qualità nazionale

«Disaggregati, deboli e disorientati: sono queste le principali criticità degli apicoltori italiani chiamati ad affrontare la costante competizione del mercato globale e le crescenti difficoltà di un’apicoltura produttiva, remunerativa e sostenibile. Ecco perché siamo favorevoli alle proposte emerse oggi al tavolo della filiera apistica, convocato dal ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste».

A sostenerlo il presidente della FAI, Raffaele Cirone, che ha preso parte ai lavori ed è intervenuto in rappresentanza della Federazione Apicoltori Italiani – sigla storica del comparto – e di Confagricoltura, cui aderisce.

La proposta di schema di un sistema di qualità alimentare nazionale del miele, presentata oggi dal Sottosegretario all’Agricoltura Luigi D’Eramo, sebbene necessiti di ulteriori approfondimenti e interventi correttivi attesi dalla base produttiva, rappresenta ad avviso della FAI uno strumento indispensabile a indirizzare gli sforzi degli apicoltori che, nonostante l’elevata professionalità, fanno ancora fatica a far percepire al mercato le ragioni per cui un prodotto di qualità garantita deve poter essere facilmente riconosciuto dai consumatori e giustamente remunerato.

 

«Servono azioni coordinate, disciplinari stringenti e controlli adeguati ad una politica di valorizzazione del già eccellente prodotto nazionale – ricorda Cirone – altrimenti si rischia di deludere le attese di un consumatore sempre più attento, consapevole, propenso all’acquisto del prodotto migliore».

Apprezzamento, da parte di FAI e Confagricoltura, sulla pianificazione di un’attività promozionale a sostegno del consumo del miele nazionale: «La nostra è una filiera d’eccellenza dell’agricoltura italiana, con circa 2 milioni di alveari e 80.000 apicoltori, e i suoi tratti distintivi vanno sottolineati con un’adeguata azione informativa e una promozione mirata alle fasce più attente al consumo del miele di alta qualità: bambini, giovani, sportivi e anziani in modo particolare, prima ancora dei tanti estimatori. E’ questa la raccomandazione del presidente FAI, anche a nome di Confagricoltura, al tavolo apistico, affinché la filiera nazionale preservi la dignità del lavoro di ciascun apicoltore italiano e il patrimonio di alveari indispensabili all’agricoltura e all’ambiente».

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Agriturismi esclusi dai fondi ministeriali per l’agroalimentare

Grande delusione di Agriturist Veneto, l’associazione degli agriturismi di Confagricoltura, per l’esclusione degli agriturismi dai fondi ministeriali previsti per le eccellenze della gastronomia e dell’agroalimentare italiano. Un’amara sorpresa che spunta dal decreto di attuazione (datato 24 gennaio) del decreto  del 4 luglio 2022 su criteri e modalità di utilizzazione del “Fondo di parte capitale per il sostegno delle eccellenze della gastronomia e dell’agroalimentare italiano”. Il bando prevede uno stanziamento complessivo di 76 milioni di euro e ha l’obiettivo di valorizzare il patrimonio enogastronomico italiano.

“Ancora una volta i soldi stanziati per l’agricoltura vanno solo nelle tasche di industriali e ristoratori – sottolinea Giulia Lovati Cottini, presidente di Agriturist Veneto – e non alle aziende agrituristiche impegnate ogni giorno nella somministrazione di alimenti autoprodotti e tipici. Il click day è previsto per il 1° marzo e, se non si corregge subito questa anomalia inserendo tra i soggetti beneficiari anche le attività di ristorazione connesse alle aziende agricole, le realtà che custodiscono qualità e tradizione concorrendo a promuovere sapori e saperi locali soprattutto nelle aree rurali, oggi meta sempre più ambita dai turisti  stranieri, saranno inspiegabilmente tagliate fuori”.

Ma non è l’unica novità in negativo di questo inizio 2024. Anche la nuova legge regionale, sulla quale gli agriturismi veneti avevano riposto molte aspettative, non sta trovando applicazione nella pratica. “In questi giorni sto facendo il giro delle province, e mi rendo conto che la nuova legge regionale e ancora di più il Dgr hanno completamente illuso e disatteso le nostre aspettative – denuncia la presidente, titolare dell’agriturismo Villa Feriani a Montegalda, nel Vicentino -. Avevamo chiesto di diminuire le percentuali di valore per le attività di somministrazione, dato che il 50 per cento è tantissimo e viene applicato solo in Veneto, consentendoci di utilizzare prodotti di agricoltori veneti, ma non è cambiato nulla. Avevamo anche chiesto di portare a 60 i posti letto, in base all’esigenza e alla conformità dell’azienda, ma anche su questo fronte è cambiato poco. Da annotare che nel novero delle persone pernottanti posti letto sono stati inseriti anche i bambini non paganti, che nella precedente normativa non c’erano, così da ridurre di fatto il pur minimo risultato di avere portato i posti letto teoricamente disponibili a 45 per tipologia di ospitalità, fermo restando il limite massimo di 60 nel caso di compresenza di ospitalità al chiuso e agricampeggio”.

Non va meglio neppure per gli sviluppi del turismo rurale: “Le nostre aziende avrebbero dovuto diventare i collettori territoriali per le attività rurali, ma di fatto non possiamo uscire dai nostri campi – chiarisce Lovati Cottini -. Possiamo pedalare, camminare, fare qualche passeggiata a cavallo, ma in contesti molto limitati. Non possiamo organizzare attività di yoga, a meno che non siamo noi gli istruttori; non possiamo organizzare riunioni se non inerenti alla ruralità e a meno che non siamo noi i relatori. Non si sa bene quando avremo il tempo di fare gli agricoltori, nostra attività principale, se dobbiamo occuparci in prima persona di tutto il resto. Ci avevano promesso anche una grande promozione, ma sul sito della Regione Veneto la sezione agriturismo è appena citata. Le istituzioni ci stanno penalizzando”.

Rincara la dose Leonardo Granata, membro della giunta nazionale di Agriturist: “Da parte dei funzionari regionali si è cercato in ogni modo di depotenziare e controllare i pur modesti risultati ottenuti dopo oltre sette anni di lavoro con la revisione della legge agrituristica del Veneto. Ancora una volta ha prevalso una retriva visione oscurantista, che penalizza pesantemente l’intero settore. I funzionari imputano la responsabilità di molte scelte a decisioni politiche. Posto che si deve valutare quanto e in quale misura questo sia vero, è indubbio che vi sia un grave conflitto di competenze in capo a un assessore regionale che è al contempo assessore all’agricoltura e assessore al turismo, dove il comparto turistico ha un peso e voce nettamente preponderante rispetto ai 1.641 agriturismi attivi nella Regione, che con 17.800 posti letto non arrivano a rappresentare neppure il 2% del comparto turistico del Veneto”.

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Irpef Agricola Torna l’esenzione per Iap e Cd

Il Governo ha presentato il preannunciato emendamento al Dl milleproroghe per il ripristino dell’esenzione totale dell’Irpef per i redditi fino a 10 mila euro e il dimezzamento dell’imposta fino a 15 mila. La misura avrà validità per il 2024 e 2025 e riguarderà persone fisiche e i soci di società semplici, Imprenditori agricoli professionali e Coltivatori diretti (IAP e CD) iscritti alla previdenza agricola titolari di redditi dominicali e agrari.

Come funziona l’esenzione: fino a 10 mila euro vale la franchigia di esenzione per tutti; da 10 a 15 mila euro è imponibile il 50%; sopra i 15 mila si considera il 100% dell’imponibile. Il Calcolo si fa sulla somma dei redditi dominicali e agrari rivalutati rispettivamente dell’80 e del 70%.

Gli effetti finanziari sono stimati in 220,1 milioni nel 2025 e 130,3 milioni per il 2026 mentre per il 2027 è atteso un incremento di gettito pari a 89,8 milioni.

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Pac 2024, arrivata la deroga alla Bcaa

Pubblicato il Regolamento di esecuzione (UE) 2024/587 della Commissione del 12 febbraio 2024 che disciplina la deroga, per il 2024, all’applicazione del primo requisito della BCAA 8 (relativo al 4% dei seminativi da destinare a superfici ed elementi non produttivi).

Il Regolamento conferma quanto già anticipato, ossia che: in deroga al primo requisito della BCAA 8, gli Stati membri possono decidere che, per l’anno di domanda 2024, gli agricoltori soggetti a tale norma possono soddisfare il requisito del 4 % dei seminativi a livello di azienda agricola a:

— superfici ed elementi non produttivi, compresi i terreni lasciati a riposo; e/o

— le colture azotofissatrici;

— colture intercalari.

Le colture intercalari e le colture azotofissatrici sono coltivate senza l’uso di prodotti fitosanitari.

Le decisioni adottate dagli Stati membri si applicano a decorrere dal 1° gennaio 2024. Entro 15 giorni dall’entrata in vigore del presente Regolamento, gli Stati membri che decidono di avvalersi di tale deroga notificano alla Commissione la decisione adottata.

Gli Stati membri che adottano tale deroga provvedono affinché, qualora un agricoltore decida di conformarsi al primo requisito della BCAA 8 con l’opzione aggiuntiva prevista dal nuovo Regolamento e, qualora l’agricoltore aderisca a un ecoschema e/o intervento ACA per i quali la BCAA 8 è un elemento pertinente, i pagamenti siano effettuati solo per impegni che vanno al di là di tale requisito. Si ricorda, inoltre, che nell’ambito degli ecoschemi l’unico che ha la BCAA 8 come elemento di pertinenza è l’ecoschema 5 “Misure specifiche per gli impollinatori”. In merito alle ACA, invece, gli interventi che hanno la BCAA 8 come elemento di pertinenza sono le seguenti: ACA 9 “Gestione degli impegni Habitat Natura 2000”; ACA 10 “Gestione attiva infrastrutture ecologiche”; ACA 12 “Colture a perdere corridoi ecologici e fasce ecologiche”; ACA 25 “Tutela delle colture arboree a valenza ambientale e paesaggistica”; ACA 26 “Ritiro seminativi dalla produzione”.

Per noi si tratta di un provvedimento che, seppur migliorativo rispetto a quello iniziale, è in ogni caso inadeguato alle esigenze degli agricoltori, anche perché presentato in estremo ritardo.

Infatti, come Confagricoltura avevamo richiesto un’applicazione per l’anno 2024 della deroga così come già accordata per il 2023, anche per la BCAA 7, sulla base del Reg. UE 2022/1317. Sull’inadeguatezza della proposta era dello stesso parere anche il Ministero che, in ogni incontro di votazione della proposta, ha respinto i provvedimenti presentati dalla Commissione.

In ogni caso il provvedimento, in oggetto, anche se non rispecchia i nostri desiderata, permette di apportare degli elementi di miglioramento a questa Riforma di così difficile applicazione.

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Bonus ed ecobonus disponibili nel 2024

Riepiloghiamo di seguito le diverse tipologie di detrazioni Irpef in materia di edilizia di cui i contribuenti potranno usufruire nel 2024. Le ultime modifiche sono state introdotte dal Decreto n. 212 del 29/12/2023, al momento in attesa di conversione in Legge, ma già approvato dalla Camera.

SUPERBONUS

Detrazione del 70% (che passerà al 65% nel 2025) per i condomíni o le persone fisiche proprietarie di edifici con più unità immobiliari (da 2 a 4 unità); è inoltre prevista nel recente Decreto una clausola di salvaguardia per gli acquirenti del bonus del 110%, relativamente ai cantieri che abbiano completato almeno il 30% dei lavori al 31/12/2023.

ECOBONUS

Detrazione del 50% (per serramenti e infissi, schermature solari, caldaie a biomassa, caldaie a condensazione classe A) o del 65% (ad esempio per: generatori di aria calda a condensazione, pompe di calore, coibentazione involucro ecc.) in 10 anni; l’importo massimo detraibile è variabile a seconda della tipologia e per i  condomíni la percentuale di detrazione è maggiore (70% o 75%).

BONUS CASA RISTRUTTURAZIONE

Detrazione per interventi di manutenzione straordinaria o ristrutturazione pari al 50% della spesa, con il limite di 96.000 euro per abitazione; il bonus Irpef deve essere ripartito in 10 rate annuali. Dal 2025, salvo proroghe, la detrazione tornerà al 36% con un massimale di spesa di 48.000 euro.

BONUS BARRIERE ARCHITETTONICHE

Detrazione del 75% ripartita in 5 anni, per le spese relative a interventi di superamento ed eliminazione di barriere architettoniche, sostenute fino al 31 dicembre 2025. Gli immobili interessati sono gli edifici già esistenti, sia ad uso residenziale che diverso. E’ necessario acquisire un’asseverazione di rispondenza ai requisiti tecnici stabiliti rilasciata da professionisti abilitati.

BONUS MOBILI

Detrazione per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici pari al 50% della spesa, con un massimale di 5.000 euro. I beni devono essere destinati all’arredo di un immobile oggetto di un intervento di recupero del patrimonio edilizio per il quale si usufruisce della relativa detrazione e gli elettrodomestici devono rispettare determinati parametri di efficienza energetica (A per i forni, E per lavatrici / lavasciugatrici / lavastoviglie e F per frigoriferi e congelatori). I pagamenti devono essere effettuati con bonifico, senza necessità di utilizzare il bonifico dedicato alle spese di ristrutturazione o mediante carte di credito / debito.

SISMABONUS

Detrazione per le spese per interventi di riduzione del rischio sismico fino al 31/12/2024, nella misura del 50% se la classe di rischio sismico resta invariata o del 70% (80%) se si passa a una (due) classi inferiori.

BONUS VERDE

Le spese di cura, ristrutturazione e irrigazione delle aree verdi private consentono di beneficiare di una detrazione del 36%, in 10 anni, con un massimale di spesa di 5.000 euro.

Ricordiamo inoltre che dal 26/1/2024 è attivo il portale https://bonusfiscali.enea.it  tramite il quale compilare e inviare all’ENEA la comunicazione degli interventi terminati nel 2024 relativi all’ecobonus, al bonus casa che comportano un risparmio energetico e/o l’utilizzo di fonti rinnovabili di energia, al bonus mobili quando relativo all’acquisto di elettrodomestici. Il termine per l’invio dei dati è fissato in 90 giorni dalla data di fine lavori.

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