Maggio 2023

Giornata mondiale del latte: Veneto terza regione per produzione

Meno stalle ma più strutturate, maggiori investimenti in innovazione e benessere animale con il risultato di standard qualitativi molto alti, che premiano il prodotto locale. Alla vigilia della Giornata mondiale del latte, che si celebra domani, Confagricoltura Veneto traccia una panoramica del settore, che sta vivendo un buon momento dopo anni difficili tra pandemia e guerra in Ucraina.

L’80% della produzione di latte vaccino in Italia è concentrata in quattro regioni: Lombardia 46%, Emilia Romagna 16%, Veneto 9% e Piemonte 9%. Nella nostra regione gli allevamenti di vacche da latte sono 2.900, con oltre 260.000 capi che producono 10 milioni di quintali di latte annui, per un valore che supera i 500 milioni di euro. In Veneto più del 60% del latte è impiegato nella produzione di formaggi Dop, in primis Grana Padano e Asiago. Ma una buona quantità è dedicata al Montasio, al Piave, al Provolone Val Padana, al Monte Veronese e alla Casatella Trevigiana.

“Dobbiamo tutelare il settore lattiero caseario e l’oro bianco, che rappresenta una delle principali fonti di proteine nobili per una corretta alimentazione – sottolinea Diego Donazzolo,  componente della sezione lattiero casearia di Confagricoltura Veneto -. L’Italia deve convincersi della necessità di garantire l’autosufficienza in un settore che resta strategico per l’agroalimentare, non solo per i consumi di latte che si mantengono ad alto livello, ma anche per la produzione di formaggi che creano un valore aggiunto importante. In questo momento le quotazioni si mantengono a 58 centesimi al litro, dopo l’accordo siglato a inizio anno con Italatte. Una buona remunerazione, che ci auguriamo venga mantenuta. I costi, schizzati alle stelle lo scorso anno con i rincari dell’energia elettrica, del gas e dei foraggi, sono in discesa, anche se non ancora abbastanza da garantirci la tranquillità. C’è qualche preoccupazione per la lieve flessione che si denota su alcuni mercati esteri, come quello statunitense, per quanto riguarda i formaggi, ma ci auguriamo che sia un fenomeno passeggero”.

Dopo la forte emorragia di stalle degli ultimi 15 anni, con gli allevamenti veneti scesi da 7.000 a 2.900, attualmente la situazione sembra stabile: “Hanno chiuso le strutture più piccole, mentre quelle più grandi hanno aumentato il numero di capi e investito in tecnologia, riuscendo così a contenere i costi e rimanere competitive in un mercato globale sempre più complesso e mutevole”, spiega Donazzolo.

In Veneto la provincia che produce più latte è Vicenza (389.728 tonnellate), seguita da Verona (310.990), Padova (229.396), Treviso (163.465), Venezia 48.848), Belluno (52.774) e Rovigo (22.962).

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Meloni, troppa produzione e prezzi bassi

Parte male la stagione per i meloni in Veneto, fortemente condizionata dal clima piovoso e fresco di maggio. La raccolta, iniziata da una decina di giorni, è stata finora poco gratificante per i produttori, dato che i prezzi fino a pochi giorni fa erano battuti attorno ai 60 centesimi al chilo, quando il costo di produzione è maggiore. Una panoramica ben diversa dall’anno scorso, quando il caldo anticipato favorì i consumi e i meloni arrivarono ad essere quotati sul mercato a 2 euro al chilo.

“L’avvio dell’annata 2023 è stato penalizzato dal meteo incerto – spiega Francesca Aldegheri, presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Veneto -. A causa del freddo la maturazione è andata a rilento nel Sud Italia, allungando il periodo di produzione, che di solito termina a metà maggio quando inizia la raccolta in Veneto. Le produzioni si sono perciò sovrapposte, causando un eccesso di offerta e di conseguenza un crollo dei prezzi, al quale ha contribuito anche un calo dei consumi legato sempre al clima fresco. Ora, dato che la produzione al Sud sta volgendo al termine e fa più caldo, speriamo che le vendite ripartano e che i consumatori premino il prodotto locale, dato che i nostri meloni a km 0  hanno un alto grado zuccherino, sono rinfrescanti e idratanti e preparano all’abbronzatura dell’estate grazie alla presenza di antiossidanti come le vitamine A e C. Sono inoltre ricchi di sali minerali e quindi ottimi anche per chi pratica sport. Se parte il caldo possiamo sperare anche in una buona raccolta delle ciliegie tardive, visto che con le precoci, spaccate dalle abbondanti piogge, le perdite sono state quasi totali”.

Di solito il melone fa segnare il record delle vendite tra metà giugno e luglio. Tra i preferiti dal consumatore c’è il melone retato Macigno, varietà precoce dal color arancio intenso e la polpa consistente, e il Talento, sempre precoce e retato, con produzioni molto abbondanti e a elevata conservazione post raccolta.

La superficie coltivata a melone in Veneto (dati 2022 di Confagricoltura Veneto) è scesa a circa 1.020 ettari (-13,6%): in calo gli investimenti in coltura protetta (620 ettari, -9%), ma soprattutto quelli in pieno campo (400 ettari, -20%). Le superfici sono concentrate per quasi l’80% nella provincia di Verona (790 ettari, -7,7%), seguita da quella di Rovigo (150 ettari, – 38%). La produzione è stata stimata a 30.900 tonnellate (+0,4%), sullo stesso livello del 2021.

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PAC 2023-2027 – FAQ Pagamenti diretti

Sul sito della Rete Rurale Nazionale https://www.reterurale.it/PSP_domande_risposte sono state pubblicate le FAQ ufficiali relative ai Pagamenti diretti che rispondono ad alcuni quesiti anche posti da Confagricoltura. Le FAQ si aggiungono a quelle già diffuse a inizio mese e relative all’applicazione dei cinque “eco-schemi”. Per semplicità  alleghiamo il relativo  file contenente queste nuove FAQ (sono in totale nove).

Richiamiamo l’attenzione sulla seconda Faq, relativa all’aiuto accoppiato per colza e girasole e alla necessità che ci sia un contratto di fornitura con un’industria di trasformazione, sementiera o mangimistica. Nella risposta viene chiarito che “Qualora il contratto di fornitura sia stipulato dal produttore per il tramite di una organizzazione di produttori riconosciuta o cooperativa o consorzio, di cui il produttore agricolo è socio, ovvero con un centro di stoccaggio, il produttore allega alla domanda unica l’impegno di coltivazione in essere con la propria associazione, o il contratto di fornitura con il centro di stoccaggio, e i contratti di fornitura, di cui all’articolo 27, comma 2,del DM 24 dicembre 2022, sono depositati a cura della medesima associazione, o del centro di stoccaggio, presso AGEA coordinamento, con le modalità e i termini stabiliti dalla stessa Agenzia, in modo che sia possibile dimostrare la connessione tra l’impegno di coltivazione sottoscritto dal produttore e il contratto di fornitura sottoscritto con un’industria di trasformazione, sementiera o mangimistica, comprese le imprese di prima trasformazione.

 

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“Lista rossa” sementi biologiche

La Circolare Masaf Prot. N.0252842 del 16 maggio, relativa alle sementi biologiche, fissa al 31 luglio la data per presentare la manifestazione di interesse su SIB per tutte le specie inserite in “Lista rossa”, ossia erba medica, trifoglio, frumento duro, frumento tenero, orzo, avena comune e bizantina, farro dicocco e farro monococco.

Tale disposizione è prevista nell’Allegato II, parte I, punto 1.8.5.1 del regolamento UE 2018/848, modificato dall’art. 1 del regolamento delegato UE 202/1794. Pertanto, tutti gli operatori biologici, con notifica di attività biologica nello stato di “pubblicata” alla data del 31 luglio, possono ottenere la deroga all’utilizzo delle suddette sementi biologiche, soltanto se abbiano provveduto ad effettuare la manifestazione di interesse per la semente biologica tramite lo specifico servizio “Ordine” presente sul SIB entro il medesimo termine del 31 luglio 2023.

Qualora l’operatore utilizzi semente convenzionale in assenza di tale manifestazione di interesse, sarà sottoposto alla misura della “diffida” (non conformità codice D1.08) sulle produzioni ottenute da parte degli Organismi di controllo, ai sensi dell’art. 7 del Decreto ministeriale n. 15130/2017

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Cause associate alle nuove epidemie di Flavescenza Dorata

In Veneto, l’epidemia di Flavescenza dorata ha assunto dimensioni considerevoli e sta causando gravi e diffusi fenomeni di deperimento produttivo, così come già avvenuto in passato.

Il Progetto FD.NEW, realizzato nel biennio 2021-22 dal CREA Viticoltura Enologia e dall’Università di Verona, Dipartimento Biotecnologie, è stato ideato col preciso proposito di individuare i possibili cambiamenti intervenuti nell’epidemiologia della malattia, oltre a quelli di natura ambientale e fitoiatrica già noti, che possono aver creato le premesse della fase di recrudescenza attuale.

Sono state studiate in particolare:

  • le strategie di difesa insetticida applicate nei vigneti più infestati;
  • le caratteristiche dei ceppi di fitoplasmi presenti nel territorio regionale, a confronto con quelli isolati negli anni ’90 e con quelli di altre zone;
  • il ruolo infettivo sostenuto dalla vegetazione spontanea limitrofa ai vigneti e da altri potenziali vettori.

I risultati del progetto saranno presentati il 31 maggio alle 14.30 presso la Sala Convegni di Veneto Agricoltura a Legnaro (PD). PER ACCEDERE AL CONVEGNO IN PRESENZA E’ NECESSARIO ISCRIVERSI SU https://flavescenza.eventbrite.it

IL CONVEGNO SARA’ TRASMESSO IN DIRETTA STREAMING SUL CANALE YOU TUBE DI VENETO AGRICOLTURA https://www.youtube.com/@VenetoAgricolturaTv

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Il 16 giugno acconto IMU 2023

Il prossimo 16 giugno scade il versamento della prima rata dell’acconto IMU per l’anno 2023, pari al 50% dell’imposta dovuta nell’anno precedente, calcolato con le aliquote e le detrazioni del 2022. Il saldo dovrà essere poi versato entro il 16 dicembre, applicando le aliquote deliberate dal Comune per il 2023.

I soggetti tenuti al pagamento sono proprietari e titolari di usufrutto, uso, abitazione, su terreni agricoli ed edificabili, e fabbricati, compresi quelli rurali ad uso strumentale. È esente l’abitazione principale, qualora non sia “di lusso” (categorie A1, A8, A9). Sono inoltre esenti i terreni agricoli posseduti e condotti da coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali (comprese le società agricole IAP) e quelli situati nelle zone considerate di montagna o collina (ad esempio, i Comuni di Monselice, Teolo, Torreglia, Vo’, Rovolon, Battaglia Terme, Montegrotto, Galzignano, Lozzo, Baone, Arquà Petrarca, Cinto Euganeo). L’esenzione vale anche per agricoltori pensionati che mantengono l’iscrizione alla previdenza agricola e per i familiari coadiuvanti del coltivatore diretto, appartenenti allo stesso nucleo familiare. Le aree fabbricabili coltivate e condotte da coltivatori diretti o imprenditori agricoli professionali sono considerate terreni agricoli. I fabbricati rurali ad uso strumentale (ricovero attrezzi o animali, magazzini ecc.) sono soggetti all’aliquota ridotta dello 0,1% che il Comune può ridurre o azzerare.

L’imposta è ridotta al 50% per i fabbricati inagibili o inabitabili e di fatto non utilizzati e, al sussistere di particolari condizioni, anche per quelli concessi in comodato d’uso gratuito a parenti di primo grado.

Per il pagamento deve essere utilizzato il modello F24 e si può compensare con eventuali crediti disponibili. Il codice tributo per i terreni è il 3914, per le aree edificabili è il 3916 e per gli altri fabbricati il 3918. In caso di tardivo o omesso versamento è prevista una sanzione del 30%, con possibilità di beneficiare del ravvedimento operoso

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Decreto lavoro, da luglio retribuzioni più alte

Al fine di incrementare i salari a parità di costo del lavoro per l’azienda, il decreto lavoro (DL 4 maggio 2023 n. 48) introduce un’ulteriore riduzione di 4 punti percentuali dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori, che si aggiunge a quella già prevista dall’ultima legge di bilancio per l’anno 2023.

Conseguentemente la già menzionata riduzione, per i soli periodi di paga dal 1° luglio al 31 dicembre 2023, sarà pari al:

  • 6%(anziché 2%) se la retribuzione imponibile mensile non eccede l’importo di 2.692 euro (pari ad una retribuzione annua di 35.000 euro);

 

  • 7%(anziché 3%) se la retribuzione imponibile mensile non eccede l’importo di € 1.923 euro (pari ad una retribuzione annua di 25.000 euro).

Si ricorda che, a fronte dello sgravio, resta invariata l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche e che possono accedere al beneficio tutti i lavoratori dipendenti di datori di lavoro, pubblici e privati (con esclusione dei rapporti di lavoro domestico), a prescindere dalla circostanza che assumano o meno la natura di imprenditore. Vi rientrano dunque sia i lavoratori del settore agricolo che i dipendenti delle nostre strutture nazionali e territoriali.

Si tratta di una misura molto costosa (4 miliardi di euro) che si prefigge di neutralizzare, almeno in parte, gli effetti negativi dell’inflazione e, contemporaneamente, di incentivare i consumi. Essa però non ha carattere strutturale (cesserà alla fine del corrente anno) e non interviene direttamente sulla quota dei contributi a carico dell’azienda

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Confagricoltura dice no al salario minimo

I rappresentanti di Confagricoltura sono intervenuti all’audizione sul salario minimo indetta dalla XI Commissione (Lavoro Pubblico e Privato) della Camera dei Deputati. La Confederazione ha posto in evidenza come la contrattazione collettiva in Italia abbia già un’ampia copertura (notevolmente maggiore rispetto alla media europea) e come la stessa offra già, ad avviso della Confederazione, sufficienti tutele per i lavoratori.

La previsione di un “salario minimo” rischierebbe di depotenziare funzione e ruolo delle Organizzazioni sindacali e datoriali di rappresentanza; peraltro, minimi retributivi elevati e rigidità nominali potrebbero addirittura contribuire a far aumentare il tasso di disoccupazione strutturale in Italia, far crescere il lavoro irregolare e incrementare il lavoro precario. Per Confagricoltura il rafforzamento della contrattazione collettiva e l’estensione della sua efficacia rappresentano la scelta più idonea al miglioramento delle condizioni retributive minime per tutte le categorie di lavoratori

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Raccolta fondi per gli agricoltori in Emilia Romagna

Oltre ad avere espresso vicinanza e solidarietà alla popolazione e agli agricoltori, e ad aver sostenuto i provvedimenti per gli interventi urgenti assunti dal Governo, Confagricoltura ha avviato una raccolta fondi per aiutare concretamente le aziende agricole colpite dalla disastrosa alluvione dei giorni scorsi che ha devastato i territori dell’Emilia Romagna.

L’acqua non si è ancora ritirata dai campi: solo nella provincia di Ravenna, su 80.000 ettari, almeno 60.000 sono ancora sommersi. Ad essere danneggiate sono state l’ortofrutta, le produzioni zootecniche e quelle vitivinicole. Danni anche alle produzioni di grano nel Bolognese e nel Ravennate. Chi volesse aiutare, può farlo donando un contributo mediante le coordinate bancarie indicate

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PAC 2023: le nuove scadenze

Il DM 12 maggio 2023 n. 248477 ha modificato, per la campagna 2023, i termini di presentazione della domanda Pac e delle domande di aiuto e di pagamento per gli interventi a superficie e a capo previsti dello sviluppo rurale. Ciò è stato imposto dalle difficoltà operative e dai ritardi nella messa in funzione delle applicazioni necessarie alla definizione del piano colturale e della compilazione della domanda unica. Riportiamo di seguito le nuove scadenze.

 Domanda unica Pac e interventi a superficie e a capo sviluppo rurale

Il termine per la presentazione della domanda unica e per la presentazione delle domande di aiuto e di pagamento per gli interventi relativi allo sviluppo rurale (indennità compensativa per le zone di montagna e misure a superficie o a capo), comprese le domande di conferma afferenti a precedenti programmazioni, è stato fissato al 15 giugno 2023.

Domande di modifica oltre il termine di presentazione

Possono essere presentate entro il 10 luglio 2023 modifiche alle domande pervenute entro il 15 giugno 2023, con l’aggiunta di singole parcelle agricole o singoli titoli PAC, capi animali o ulteriori elementi fattuali sulle quali richiedere ulteriori interventi, a condizione che i requisiti previsti siano rispettati, compresi gli ettari ammissibili a disposizione del beneficiario nel fascicolo aziendale alla data del 15 maggio 2023.

Presentazione tardiva domanda unica e accesso alla riserva

Le domande possono essere presentate con un ritardo di 25 giorni successivi rispetto al termine del 15 giugno 2023 e, quindi, fino al 10 luglio 2023. In tal caso, l’importo al quale l’agricoltore avrebbe avuto diritto se avesse inoltrato la domanda entro la scadenza del 15 giugno 2023 è decurtato dell’1% per ogni giorno di ritardo.

Inoltre, in caso di richiesta di accesso alla riserva nazionale per l’attribuzione di nuovi titoli o di aumento del valore dei titoli già posseduti, il corrispettivo dei titoli o dell’aumento del valore dei titoli cui il beneficiario avrebbe avuto diritto se avesse presentato la domanda entro la scadenza del 15 giugno 2023 è decurtato del 3% per ogni giorno di ritardo.

La domanda iniziale pervenuta oltre il 10 luglio 2023 è irricevibile.

Domande di trasferimento titoli 2023

Il termine ultimo per la presentazione delle domande di trasferimento titoli a valere per la campagna 2023 è il 10 luglio 2023. Le domande pervenute oltre la suddetta scadenza sono irricevibili.

Si rammenta che, ferma restando la necessità della detenzione delle superfici da parte dell’agricoltore al 15 maggio 2023, gli atti di trasferimento dei titoli possono essere sottoscritti e registrati fino alla data ultima di presentazione della domanda unica 2023, anche tardiva. Conseguentemente, atti sottoscritti e/o registrati in data successiva o comunque trasferimenti non caricati a sistema entro la suddetta data del 10 luglio 2023 possono essere presentati dalle parti interessate per la successiva campagna 2024.

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