Settembre 2019

Fattura elettronica: chiarimenti sulla data da indicare

L’Agenzia delle Entrate, con la risposta all’interpello del 24/9/2019, ha fornito un ulteriore chiarimento in merito alle fatture elettroniche, ed in particolare sulla data da riportare nelle fatture differite. Sono definite tali quelle emesse entro il giorno 15 del mese successivo alla data di cessione dei beni, purché questa sia documentata da un ddt, i cui estremi vanno indicati nella fattura stessa. Per le cessioni effettuate nello stesso mese al medesimo acquirente, è possibile emettere un’unica fattura differita entro il giorno 15 del mese successivo; in precedenza, l’Agenzia delle Entrate aveva sostenuto che nel campo “Data” andava indicata quella dell’ultima operazione (consegna) effettuata. Ora ha precisato che, in alternativa, il contribuente, se lo ritiene più pratico, può indicare quella dell’ultimo giorno del mese. Ad esempio, nel caso di 3 cessioni, documentate da ddt, effettuate il 10.9, 20.9 e 28.9.2019: la fattura elettronica differita tramite SdI può essere emessa entro il 15.10.2019, indicando nel campo “Data” del file fattura, alternativamente la data dell’ultima operazione (28.9) o l’ultimo giorno del mese (30.9). In ogni caso, la fattura va inviata al SdI entro il 15.10.2019.

Ricordiamo che le fatture immediate vanno invece trasmesse allo SdI entro 12 giorni dalla data di effettuazione dell’operazione. Ad esempio, in caso di merce consegnata il 28.9, la fattura può essere generata ed inviata entro il 10.10, indicando nel campo “Data” il 28.9.

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PM10: possibili divieti per il settore agricolo dal 1° ottobre

L’Accordo di Bacino Padano, che ha il fine di limitare l’inquinamento da PM10, prevede l’applicazione di modalità di riduzione di queste polveri sottili in tutta la pianura padana. Alcune di queste misure di riduzione dei PM10 riguardano anche il settore agricolo.

In particolare, ARPAV dal 1° ottobre al 31 marzo attiva il Bollettino livelli di allerta PM10 per individuare i giorni di allerta e predisporre le varie misure di divieto previste dall’Accordo.

Il bollettino indica due livelli di allerta: il livello di allerta 1 si attua con 4 giorni consecutivi di superamento del valore limite giornaliero del PM10, mentre il livello di allerta 2 si attua con 10 giorni consecutivi di superamento di tale limite.

Nel momento in cui ARPAV individua il livello di allerta 1 si applicano i seguenti divieti per il settore agricolo:

  • divieto assoluto di spandimento dei liquami zootecnici e, in presenza di divieto regionale, divieto di rilasciare le relative deroghe
  • divieto assoluto, per qualsiasi tipologia di combustioni all’aperto (falò rituali, barbecue e fuochi d’artificio, scopo intrattenimento, etc…) anche relativamente alle deroghe consentite per la combustione di piccoli cumuli di residui vegetali bruciati in loco

I comuni che sono obbligati a far rispettare questi obblighi e i comuni che hanno scelto volontariamente di adottare le misure dell’Accordo sono riportati qui. Ulteriori divieti comprendono anche l’uso di veicoli e la combustione domestica a biomasse legnose.

L’accordo di bacino padano ha imposto queste restrizioni perché i PM10 provocano danni alla salute. Ad esempio, l’esposizione prolungata nel tempo anche a bassi livelli di PM10 è associata all’aumento di disturbi respiratori come tosse e catarro, asma, diminuzione della capacità polmonare, riduzione della funzionalità respiratoria e bronchite cronica insieme ad effetti sul sistema cardiovascolare.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per il particolato non è possibile definire un valore limite al di sotto del quale non si verificano nella popolazione effetti sulla salute: per questo motivo la concentrazione di PM10 nell’aria dovrebbe essere mantenuta al livello più basso possibile.

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PSR: in arrivo nuovi bandi per 90 milioni

La Regione sta predisponendo i bandi PSR del quarto trimestre 2019, che interesseranno molte misure importanti per lo sviluppo delle imprese agricole: formazione professionale; promozione regimi di qualità; investimenti aziendali (compresa l’irrigazione); insediamento giovani agricoltori; diversificazione (agriturismo, turismo rurale, servizi); attività extra agricole.

I bandi dovrebbero contare su 91 milioni di euro, la maggior parte dei quali sarà destinata agli investimenti nelle aziende agricole.

Chi fosse interessato ad uno o più degli interventi elencati, può prendere contatto con gli uffici di Confagricoltura per un vaglio preventivo del progetto che intende proporre e del relativo punteggio.

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Cimice asiatica: Regione aumenta le risorse per gli agricoltori

La Regione Veneto ha triplicato le risorse stanziate a bilancio per contrastare i danni causati dalla cimice asiatica. Recepite le istanze del Tavolo verde regionale della settimana scorsa, è stata fatta una variazione del bilancio regionale 2019 destinando ulteriori 2 milioni di euro (con un totale di risorse stanziate che arriva così a 3 milioni) alle azioni di prevenzione e contrasto alla proliferazione dell’insetto marmorato che sta letteralmente distruggendo frutteti e colture della pianura veneta.

Oltre a continuare a finanziare la convenzione con l’Università di Padova, per la ricerca su metodi di contrasto e specie antagoniste, e le misure di sostegno agli agricoltori per reti antinsetto, trappole, dissuasione feromonica, con le ulteriori risorse messe a bilancio si potenzieranno gli indennizzi ai produttori che hanno subito i danni più consistenti.

Intanto giovedì 26 settembre a Roma si è tenuto il tavolo sulle misure di prevenzione e contrasto alla cimice asiatica convocato dal Ministero con gli assessori all’agricoltura del Nord Italia.

Oltre alle misure legate all’introduzione di antagonisti naturali, la cui efficacia sarà misurata nel medio lungo periodo, il Veneto ha ricordato che servono risposte a stretto giro per sostenere le filiere colpite, l’ortofrutta in particolare, per indennizzare gli agricoltori, per potenziare la comunicazione istituzionale e per finanziare l’acquisto di difese meccaniche e la ricerca in tale ambito. “La cimice asiatica sarà la Xylella del Nord se il problema non sarà affrontato per tempo. Chiediamo dunque al governo la stessa attenzione e il medesimo impegno, per evitare il tracollo dell’intero comparto ortofrutticolo delle regioni del Nord” ha dichiarato l’Assessore all’Agricoltura Giuseppe Pan presente al tavolo.

Confagricoltura Veneto ha apprezza l’attenzione della Regione e l’impegno finanziario che questa ha assunto.

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Gasolio agricolo: insostenibile il taglio delle agevolazioni

Il decreto per contrastare i cambiamenti climatici, che la scorsa settimana era stato proposto dal Ministero dell’Ambiente, prendeva di mira anche l’agevolazione sul gasolio agricolo, considerandola un “sussidio ambientalmente dannoso”. Il provvedimento, più precisamente, prevedeva una riduzione dell’agevolazione fiscale del 10% all’anno fino al progressivo annullamento entro il 2040.

Confagricoltura ha chiesto il ritiro della proposta in quanto un raddoppio del costo del gasolio metterebbe in crisi il settore e in particolare quei comparti che ne fanno maggiormente uso, come le coltivazioni in serra e gli allevamenti.

A seguito delle proteste pervenute da più parti il decreto non è stato portato all’approvazione del Consiglio dei Ministri. C’è però il rischio concreto che la questione delle agevolazioni al settore ritorni con la legge di bilancio ed è quindi necessario porre la massima attenzione all’iter di formazione della stessa.

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Consumo di suolo: uscito il rapporto 2019, Veneto al primo posto per incremento 2018 del consumo di suolo

Dai dati sul consumo di suolo 2018 risulta che, anche quest’anno come lo scorso, il Veneto è la prima regione come incremento di consumo in termini di ettari, anche se in lieve flessione (923 ettari consumati nel 2018 contro più di 1.100 del 2017). Il suolo consumato totale in Veneto si attesta quindi al 12,4% sul totale regionale, dato superato solo dalla Lombardia con il 13,01%.

Questi i dati riportati nel rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” prodotto dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), che assicura le attività di monitoraggio del territorio e del consumo di suolo. Il Rapporto, insieme alla cartografia e alle banche dati di indicatori allegati elaborati da ISPRA, fornisce il quadro aggiornato dei processi di trasformazione della copertura del suolo e permette di valutare l’impatto del consumo di suolo sul paesaggio e sui servizi ecosistemici.

Gli effetti diretti ed indiretti del consumo di suolo sono molteplici, e la perdita dei servizi ecosistemici del suolo è un fattore che che incide sia le aree urbane che agricole. Fra gli impatti connessi al consumo di suolo si citano il degrado dovuto alla perdita di produttività, la perdita di carbonio organico del suolo, la perdita di qualità degli habitat e l’erosione del suolo.

Per quanto riguarda l’ambito agricolo, ISPRA annualmente calcola un indice di perdita di produzione agricola a causa del consumo di suolo. Tra il 2012 e il 2018 in Italia si stima una perdita potenziale di circa tre milioni di quintali di prodotti agricoli che avrebbero potuto fornire le aree perse (escludendo le rinaturalizzazioni). Analizzando alcune categorie di colture si osserva che la maggiore perdita stimata si è avuta nella classe dei seminativi, con 2 milioni di quintali, seguita dalle foraggere, dai frutteti, dai vigneti e dagli oliveti, con una perdita, rispettivamente, di circa 370.000, 220.000, 130.000 e 70.000 quintali di prodotti. La Regione con la perdita maggiore di produzione potenziale da aree precedentemente destinate a seminativi è la Lombardia, in cui si è registrata una perdita per il consumo di suolo di più di 540.000 quintali, seguita dal Veneto con 240.000 quintali di prodotti in meno.

A livello regionale è comunque in atto una revisione generale in merito all’edificabilità e al contenimento del consumo di suolo, grazie alla Legge Regionale 14/2017 che si propone di revisionare la disciplina urbanistica sulla base della nuova coscienza ecologica e in relazione alla disposizione dell’unione Europea di azzerare il consumo di suolo entro il 2050. La norma si prefigge la rigenerazione urbana e la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, nello sviluppo di tipologie edilizie urbane a basso impatto energetico e ambientale. La Giunta regionale ha approvato anche la definizione della quantità massima di consumo di suolo ammesso nel territorio regionale e la sua ripartizione per comune.

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Biologico: con 2 milioni di ettari record superfici bio

Sono stati presentati i dati elaborati dal SINAB (Sistema di Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica) per il Mipaaft relativi all’agricoltura biologica per l’anno 2018. Secondo le analisi effettuate nel 2018 in Italia si è arrivati a sfiorare i 2 milioni di ettari di superfici biologiche, con un incremento rispetto al 2017 di quasi il 3%. Ciò si è tradotto in 49 mila ettari in più in soli 12 mesi: una crescita non solo in termini di superfici ma anche di soggetti coinvolti nel settore, che hanno raggiunto le 79.000 unità, con un incremento rispetto all’anno precedente di oltre il 4%. Dal 2010 gli ettari di superficie biologica coltivata sono aumentati di oltre il 75%, e il numero degli operatori del settore di oltre il 65%. Ad oggi, la superficie biologica raggiunta nel 2018 nel territorio italiano equivale all’estensione della Regione Puglia. L’incidenza della superficie biologica nel nostro Paese ha raggiunto nel 2018 il 15,5% della SAU nazionale, e questo posiziona l’Italia di gran lunga al di sopra della media UE, che nel 2017 si attestava al 7,0.

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Cimice asiatica: il grido d’allarme di Confagricoltura Veneto

“La cimice asiatica, a distanza di sette anni dalla sua comparsa, quest’anno ha devastato completamente i nostri raccolti. C’è il rischio che alcune coltivazioni non si facciano mai più, non solo in Polesine o in Veneto, ma in tutto il Nord Italia”. Parole drammatiche quelle pronunciate da Lodovico Giustiniani, presidente di Confagricoltura Veneto, martedì a Badia Polesine, in apertura della manifestazione intitolata “La guerra dei mondi” che ha richiamato 400 agricoltori da tutto il Veneto.

In piazza intere cassette di frutta devastata dalla cimice, mentre al teatro Balzan si sono susseguiti gli interventi di politici ed esperti, seguiti da un maxischermo installato in piazza (i posti in teatro erano esauriti) e in una sala municipale. Ad aprire la carrellata il sindaco di Badia Polesine, Giovanni Rossi, che ha espresso preoccupazione per il suo territorio, da sempre generoso di prodotti, che oggi è costretto a difendersi da un insetto che sta distruggendo intere coltivazioni. Quindi Lodovico Giustiniani ha tracciato un bilancio dei danni: dal 40 al 100 per cento di perdite, oltre 100 milioni di danni in Veneto, senza contare quelli all’indotto: “L’insetto si prolifica in maniera abnorme e andando avanti così un intero settore, strategico per l’agroalimentare, scomparirà. Ci sarà il rischio anche per la popolazione, perché le abitazioni saranno invase. Il problema non va sottovalutato. È stato finalmente approvato un decreto che permetterà di inserire insetti antagonisti sul territorio, ma per fare questo occorreranno sperimentazioni che potranno durare tre o quattro anni, ad essere ottimisti. E della nostra frutticoltura intanto cosa sarà? Cosa succederà alle altre coltivazioni? Noi riteniamo perciò che servano misure per il sostegno al reddito degli agricoltori, come sgravi fiscali e contributivi, prestiti agevolati e una moratoria sui mutui, ma anche misure per la loro difesa come le reti anti-insetto, che fanno finanziate quasi interamente. Un’emergenza che andrà affrontata a livello regionale, nazionale e anche comunitario con finanziamenti ingenti annuali”.

L’assessore regionale all’agricoltura Giuseppe Pan, accompagnato dal collega di giunta Cristiano Corazzari, assessore regionale al territorio e sicurezza, ha ricordato che la Regione Veneto sta intraprendendo molte vie d’azione per contrastare l’insetto alieno: “La cimice sta diventando un vero e proprio allarme sociale – ha detto -. Non è solo un problema per gli agricoltori, ma anche per la popolazione e per gli operatori turistici, che hanno riferito come sia presente anche sulle nostre spiagge. Noi assessori del Nord Italia abbiamo da tempo sollecitato il ministero e non solo sulla vespa samurai, che non è la panacea di tutti i mali, ma anche sull’Anastatus bifasciatus, parassitoide autoctono che si è dimostrato un grande divoratore di uova della cimice. Inoltre abbiamo fatto squadra con le nostre università, che si sono messe in rete con i nostri centri fitosanitari per studiare la biologia dell’insetto e degli antagonisti e anche dei fitofarmaci più utili per contrastare l’insetto alieno. Ora, dopo il decreto del presidente della Repubblica, che ha dato il via libera all’introduzione di specie non autoctone, serve anche l’ok dei ministeri dell’Ambiente e della Sanità. Ci vorranno due stagioni per venirne a capo. Perciò chiediamo al governo e all’Europa la stessa attenzione che è stata riservata alla xylella: vogliamo che sia attivato lo stato di calamità e 100 milioni di euro all’anno da destinare al settore fino al 2023”.

Sergio Berlato, presidente della commissione agricoltura della Regione, ha ricordato il grave gap sui controlli: “La cimice da noi non è arrivata da sola: come mai i nostri agricoltori sono sottoposti a continui controlli, mentre non si fa altrettanto alle frontiere? Attenzione, perché se i nostri prodotti scompariranno dagli scaffali c’è il rischio che poi i consumatori si abituino a comprarli sempre altrove”. Secondo il suo vice Graziano Azzalin “la politica deve mettere questo problema tra le priorità e dovrà agire su diversi piani, con tutte le forze a disposizione e in sinergia”.

Roberto Caon, componente della commissione Agricoltura della Camera, ha posto l’accento sui ritardi della politica: “Già nell’ottobre 2018 avevo presentato una risoluzione alla Camera per chiedere un’azione urgente sul tema, ma dal governo che è stato in carica fino ad oggi non c’è stata risposta. Ora l’ho depositata di nuovo, ma la politica purtroppo ha un passo molto più lentorispetto all’imprenditoria”. Anche la senatrice Roberta Toffanin, membro della commissione parlamentare per le questioni regionali, ha rimarcato come da parte del governo debba esserci una risposta immediata a un problema che rischia di affossare un intero comparto.

Durissimo il J’accuse di Albano Bergami, presidente nazionale del settore ortofrutta di Confagricoltura: “Il Polesine e il Veneto sono tra gli areali più colpiti dal parassita, oggi la gravità della situazione è tale da mettere a rischio un intero sistema e lo scenario che si può prefigurare a breve è da brividi. Chiediamo di intervenire nell’immediato per dare ristoro alle aziende. La politica dirà che non ci sono soldi, ma sono frottole. Li hanno trovati per quota 100, per il reddito di cittadinanza e pure per Alitalia, che in tutto il Paese conta 11.000 dipendenti. Per il settore frutticolo, solo in Veneto, si contano 20.000 posti di lavoro, più l’indotto. Perché i soldi non si trovano?”.

Il presidente regionale Luca Zaia e gli europarlamentari Paolo De Castro, Paolo Borchia, Herbert Dorfmann e Mara Bizzotto hanno fatto pervenire lettere e videomessaggi, ricordando come l’impegno per affrontare il fenomeno si stia moltiplicando in tutte le sedi istituzionali. Gli aspetti tecnico-scientifici sono stati illustrati da Gabriele Zecchin, dell’unità organizzativa Fitosanitario della Regione Veneto, e da Alberto Pozzebon, del dipartimento di agronomia dell’Università di Padova.

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Agriturist: tre veneti nel direttivo nazionale

Tre veneti nel Consiglio nazionale di Agriturist, l’associazione che riunisce gli agriturismi di Confagricoltura. Sono stati eletti dall’assemblea riunita a Palazzo Della Valle, a Roma, insieme al nuovo presidente nazionale Augusto Congionti, imprenditore agricolo biologico e operatore agrituristico in provincia di Macerata.

I tre consiglieri veneti eletti sono il veronese Alessandro Tebaldi e i padovani Chiara Sattin e Leonardo Granata. Tebaldi è titolare dell’agriturismo Corte Attilea a Valeggio sul Mincio ed è presidente di Agriturist Verona. Chiara Sattin è titolare dell’agriturismo Borgo Buzzacarini a Monselice ed è vicepresidente di Confagricoltura Padova. Leonardo Granata conduce l’agriturismo Monte Sereo a Bastia di Rovolon ed è presidente di Agriturist Veneto. Hanno tutti competenze operative e tecniche che spaziano dall’ambito agricolo-turistico al marketing.

“Esprimiamo il nostro pieno appoggio al nuovo presidente – dicono i tre consiglieri nazionali , che dovrà affrontare un duro lavoro di diplomazia per il rilancio di Agriturist, che ha visto appannarsi l’immagine degli agriturismi a fronte di un’indistinta proliferazione di strutture massificate. Dobbiamo recuperare la nostra identità, che è quella agricola, legata a un turismo di alta qualità, prestando attenzione alla promozione e all’immagine. A livello amministrativo e politico chiediamo di poter avere delle norme chiare e semplici, che consentano di poter operare con serenità. Abbiamo lavorato molto bene in Veneto per proporre un aggiornamento della normativa agrituristica e siamo in attesa di un incontro con gli assessori al turismo Federico Caner e all’agricoltura Giuseppe Pan per arrivare alla meta. Auspichiamo, attraverso un nuovo ordinamento regionale, che il turismo rurale venga integrato nel comparto del turismo veneto anziché essere spacchettato com’è ora. Questo consentirebbe di arrivare a una semplificazione burocratica e a una maggiore chiarezza normativa, uscendo dai canoni classici del turismo confinato nelle città d’arte e mettendo in risalto anche piccoli borghi, ville, percorsi nascosti e poco conosciuti e i prodotti locali”.

In questi anni la presenza degli agriturismi è cresciuta in qualità e quantità, contribuendo a valorizzare il territorio: Si concluderà entro fine settembre la classificazione sugli agriturismi, con l’assegnazione da uno a cinque girasoli alle strutture in base ai servizi, al comfort, ai prodotti offerti. Nonostante le problematiche, le aziende agrituristiche in Veneto tengono bene. Secondo i dati della Regione Veneto, aggiornati al gennaio 2019, sono 1.484, con numeri in lieve crescita rispetto ai 1.465 del 2017, di cui 696 offrono anche un servizio di ristorazione e 100 fanno agricampeggio. Verona è prima in Veneto per numero di strutture (421), seguita da Treviso (309), Vicenza (243), Padova (191), Venezia (136), Belluno (130) e Rovigo (54).

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Un polacco alla guida della Commissione UE Agricoltura

Il polacco Janusz Wojciechowski è il nuovo commissario UE all’agricoltura. È stato europarlamentare dal 2004 al 2016, prima come osservatore, poi come membro della Commissione agricoltura dell’Europarlamento, di cui è stato anche vicepresidente. Da eurodeputato è stato protagonista di battaglie sul benessere animale. Da membro della Corte dei Conti è stato autore di diversi rapporti molto critici sia con l’attuale assetto della Pac sia con la riforma proposta dal commissario Phil Hogan.

Inviamo i migliori auguri di buon lavoro al nuovo Commissario a cui spetterà il delicato compito di gestire la riforma della PAC e la partita delle ricadute agroalimentari della Brexit.

Confagricoltura VenetoUn polacco alla guida della Commissione UE Agricoltura
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