Giugno 2022

Sicurezza, sospensione dell’attività in caso di violazione

Il Decreto Fiscale, negli ultimi mesi del 2021, era intervenuto sul Testo Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro,  riconoscendo all’Ispettorato il potere di sospendere l’attività di impresa, quando al momento del controllo, ricorra una delle seguenti ipotesi:

  1. almeno il 10% dei lavoratori presenti sul luogo di lavoro risulti occupato senza preventiva comunicazione di instaurazione del rapporto di lavoro;
  2. gravi violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza del lavoro.

Con la recente nota n. 1159 del 07.06.2022, l’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha operato alcune importanti precisazioni relative all’ipotesi in cui la sospensione, per le ragioni di cui sopra, debba essere operata nei confronti di imprese agricole.

Dopo aver precisato che il potere di sospensione non è discrezionale, l’INL ritiene che vi siano circostanza che possano giustificarne il mancato esercizio in presenza di “situazioni di pericolo imminente o di grave rischio per la salute dei lavoratori o dei terzi o per la pubblica incolumità”.

Tra le situazioni in questione vi è l’allevamento di animali, quando la sua sospensione comporti un grave rischio per la pubblica incolumità in considerazione delle conseguenze di natura igienico-sanitaria legate al mancato accudimento degli animali.

In questi casi, deve essere preferita la posticipazione della misura, fermo l’obbligo, per l’azienda, di adottare tutte le misure necessarie per assicurare che il lavoro si svolga, comunque, in condizioni di sicurezza e di legalità.

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Fatturazione elettronica anche per chi è in regime forfettario dal 1° luglio

Il Decreto Legge n. 36 del 2022 ha disposto che dal 1° luglio siano soggetti all’obbligo di emissione della fattura in formato elettronico anche i contribuenti che applicano il regime forfettario, con ricavi 2021 superiori a 25.000 euro. Per i soggetti con ricavi 2021 pari o inferiori a 25.000 euro l’obbligo scatterà invece a partire dall’1 gennaio 2024.

Si tratta di imprese individuali che calcolano il reddito in modo forfettario e non applicano l’IVA sulle vendite. Ad esempio, possono adottare tale regime le imprese di manutenzione del verde, i contoterzisti eccetera. Queste imprese erano finora tenute ad emettere fatture elettroniche solo per le vendite / prestazioni di servizi effettuate nei confronti della Pubblica Amministrazione.

Anche le note di variazione emesse dopo il 1° luglio 2022 e riferite ad operazioni precedenti fatturate in modalità cartacea dovranno essere emesse in formato digitale. Insieme all’obbligo di fatturazione elettronica, scatta anche quello di conservazione digitale delle fatture. Inoltre, questi contribuenti, continueranno a dover apporre il bollo di 2 euro sulle fatture emesse con importi superiori a 77,47 euro. Ovviamente, la modalità non sarà più quella cartacea, ma il bollo dovrà essere versato entro specifiche scadenze.

I contribuenti interessati dovranno quindi dotarsi di un computer o di un tablet o smartphone e di un software che consenta la compilazione del file della fattura nel formato XML e l’invio dello stesso al Sistema di Interscambio gestito dall’Amministrazione Finanziaria. In alternativa, potranno rivolgersi ai loro consulenti di fiducia. Gli Uffici di Confagricoltura, della sede e periferici di Zona, sono a disposizione per fornire ogni chiarimento ed effettuare tutti gli adempimenti necessari.

È previsto un periodo di tolleranza dall’1.7.2022 al 30.9.2022, durante il quale, per i nuovi soggetti obbligati, la fattura può essere emessa entro il mese successivo a quello di effettuazione dell’operazione, senza l’applicazione di sanzioni per tardiva fatturazione (che vanno dal 5% al 10% dei corrispettivi, e da 250 a 2.000 euro nel caso in cui la violazione non rilevi ai fini del calcolo del reddito). Ad esempio, per una consegna o un incasso del 1° luglio 2022, si potrà emettere la fattura entro il 31 agosto 2022. Ricordiamo che, secondo le normali regole la fattura deve essere emessa entro 12 giorni dall’effettuazione dell’operazione e l’operazione si considera effettuata con la consegna o spedizione dei beni o, per i servizi, con il pagamento del corrispettivo.

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Bonus 200 euro, attesi chiarimenti

Per contrastare gli effetti del caro vita, con il Decreto Aiuti, il Governo è intervenuto  introducendo una misura una tantum di 200 euro destinata ad essere erogata a larga parte della popolazione. È previsto che a beneficiarne siano dipendenti, pensionati, disoccupati, titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, percettori del reddito di cittadinanza, collaboratori domestici, lavoratori a tempo determinato, stagionali, intermittenti, lavoratori autonomi – anche occasionali – e liberi professionisti.

In attesa della conversione in legge del  Decreto Aiuti e che l’INPS fornisca gli attesi chiarimenti, l’erogazione avverrà in modo diverso a seconda di chi ne sia il beneficiario.

LAVORATORI DIPENDENTI

Per i lavoratori dipendenti – non importa la categoria – l’erogazione del bonus spetta al datore di lavoro, nel rispetto delle seguenti condizioni:

  1. il lavoratore deve essere in forza nel mese di luglio 2022;
  2. il lavoratore deve avere avuto, nel primo quadrimestre 2022, un imponibile fiscale mensile non superiore a € 2.692,00 e quindi aver beneficiato dello sgravio contributivo dello 0,8%;
  3. nel caso il lavoratore intrattenga più rapporti di lavoro, il bonus compete una sola volta. È il lavoratore a scegliere a quale datore di lavoro chiedere il versamento;
  4. il bonus non spetta ai lavoratori che percepiscano trattamenti pensionistici o siano percettori del reddito di cittadinanza;
  5. per i lavoratori part-time, il bonus spetta per intero e non è ridotto in proporzione alle ore di lavoro svolte;
  6. il bonus spetta automaticamente previa dichiarazione che ciascun lavoratore deve obbligatoriamente consegnare sottoscritta al proprio datore di lavoro.

PENSIONATI

Il bonus spetta automaticamente a tutti i pensionati che posseggano congiuntamente i seguenti requisiti:

  1. essere residenti in Italia;
  2. percepire un trattamento pensionistico con decorrenza entro il 30.06.2022;
  3. essere titolari di reddito personale ai fini IRPEF non superiore a € 35.000,00 per il 2021.

Per questa categoria di beneficiari non è necessario proporre alcuna domanda ma il bonus sarà accreditato direttamente in pensione.

LAVORATORI DOMESTICI

Il bonus compete ai lavoratori domestici che intrattengano un rapporto di lavoro domestico al 18.05.2022. In questo caso, la misura una tantum è erogata dall’INPS a domanda del lavoratore.

PERCETTORI DI DISOCCUPAZIONE

Ai percettori di trattamenti previdenziali legati allo stato di disoccupazione – NASPI, DIS-COLL, disoccupazione agricola – l’indennità è riconosciuta direttamente dall’INPS. Si attendono, però, i chiarimenti dell’Istituto per coloro che, pur percependo la disoccupazione agricola, siano stati assunti come operai agricoli nel mese di luglio 2022.

CO.CO.CO.

Il bonus è erogato dall’INPS, su domanda, solo ai collaboratori coordinati e continuativi che abbiano i seguenti requisiti:

  • siano iscritti alla Gestione separata;
  • non percepiscano alcun trattamento pensionistico;
  • non siano iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie;
  • non abbiano percepito, per l’anno 2021, un reddito rilevanti ai fini IRPEF superiore a 35.000 euro

LAVORATORI STAGIONALI, A TEMPO DETERMINATO E INTERMITTENTE

Per i lavoratori stagionali, a tempo determinato ed intermittenti che, nel 2021, abbiano svolto almeno 50 giornate, l’indennità è corrisposta, su domanda dall’INPS, sempreché non si sia percepito un reddito ai fini IRPEF superiore a 35.000 euro per l’anno 2021. Per questa categoria di beneficiari, si attendono tuttavia chiarimenti da parte dell’INPS.

TITOLARI DI REDDITO DI CITTADINANZA

Ai percettori del reddito di cittadinanza, il bonus è riconosciuto direttamente dall’INPS. Si ricorda che l’indennità non spetta nel caso in cui all’interno del nucleo vi sia altro componente che benefici del bonus in questione. Anche, per quest’ultimo aspetto, si attendono i chiarimenti dell’INPS.

LAVORATORI AUTONOMI e PROFESSIONISTI

Per queste ultime due categorie, tra cui vi sono anche i coltivatori diretti e gli IAP, il Decreto Aiuti rimanda a un apposito decreto del Ministro del Lavoro.

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Nuova Sabatini, agevolazione maggiore per investimenti green

Nella Gazzetta Ufficiale 139 dello scorso 16 giugno è stato pubblicato il decreto interministeriale 22 aprile 2022 che riforma lo strumento della “Nuova Sabatini”.

L’agevolazione è indirizzata al sostegno di investimenti in beni strumentali, in beni e attrezzature innovative 4.0 e/o a basso impatto ambientale (green) nell’ambito di programmi finalizzati a migliorare l’ecosostenibilità dei prodotti e dei processi produttivi.

Le attrezzature e i macchinari oggetto di agevolazione devono essere nuovi e vanno acquistati solo dopo la presentazione della domanda.

L’agevolazione consiste in un contributo pari all’ammontare complessivo degli interessi calcolati in via convenzionale su un finanziamento della durata di 5 anni a un tasso d’interesse annuo pari al 2,75% per i normali beni strumentali, al 3,575% per gli investimenti 4.0 e green e al 5,5% per le Pmi del Mezzogiorno.

I finanziamenti bancari o leasing finanziari devono essere deliberati dagli istituti convenzionati per un valore compreso tra 20 mila e 4 milioni di euro, anche se frazionato in più iniziative.

Ai fini della concessione del contributo le imprese interessate trasmettono al soggetto finanziatore, unitamente alla richiesta di finanziamento, la domanda di accesso al contributo, con le modalità, i termini e utilizzando gli schemi definiti con provvedimento del Direttore generale per gli incentivi alle imprese del Mise.

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Bonaldi eletto presidente di Federdoc

Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi sarà il nuovo presidente Federdoc dopo l’unanimità raggiunta dal nuovo cda. Raccoglierà l’eredità di Riccardo Ricci Curbastro che, dopo 24 anni di presidenza, ha deciso di non proseguire il suo percorso al vertice della Federazione dei Consorzi del vino italiano.

A dare un seguito all’opera di Ricci Curbastro sarà dunque Giangiacomo Bonaldi, nuovo membro del cda Federdoc, oltre che vicepresidente del Consorzio del Prosecco DOC, presidente di ANB Coop e da poco riconfermato presidente di Confagricoltura Treviso. Alla vicepresidenza confermato Francesco Liantonio, presidente del Consorzio di Tutela Vini DOC Castel del Monte, e nominato Filippo Mobrici, presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato.

È motivo di grande orgoglio per me ricevere una nomina così importante – dichiara Bonaldi – ma è soprattutto un’importante responsabilità e un impegno che intendo onorare al meglio, come Curbastro prima di me. Sono numerose le sfide che Federdoc dovrà affrontare nei prossimi anni, particolarmente in materia di sostenibilità e sicurezza per i consumatori, e abbiamo intenzione di raccoglierle con serietà e propositività, per proseguire nel migliore dei modi il lavoro di chi ci ha preceduto”.

Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, si congratula per l’elezione di Bonaldi: “Siamo sicuri che con il nuovo presidente continueremo a collaborare, insieme a tutta la filiera, per consolidare i risultati ottenuti dall’Italia in ambito internazionale e valorizzare un comparto determinante per la nostra agricoltura. Decisive saranno le prossime scelte politiche europee, che dovranno tenere conto di un contesto particolarmente difficile: rincari, materie prime e inflazione incidono sul bilancio delle imprese e sul potere d’acquisto dei consumatori. Il settore vitivinicolo italiano, con le sue denominazioni e altrettanti territori, è motore di sviluppo economico e di crescita del Paese: occorre difenderlo e valorizzarlo insieme a tutte le componenti della filiera”.

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Allarme nelle campagne per la siccità

È un grido di allarme quello che viene dall’Assemblea annuale di Confagricoltura Veneto, che si è tenuta alla presenza dei presidenti e dei delegati provinciali. Il presidente Lodovico Giustiniani ha fatto il punto sull’ultimo anno di attività e sulla situazione in cui si trova non solo l’agricoltura veneta ma l’intero comparto produttivo.

“Prima il covid, poi la crisi Ucraina che ad inizio della primavera ha immediatamente determinato un rincaro delle materie prime e ora la siccità che porta con sé la peggiore crisi idrica degli ultimi 70 anni. Le scarsissime precipitazioni nel periodo invernale e primaverile, oltre al caldo torrido di questi ultimi giorni, ben al di sopra della media stagionale, stanno creando una situazione di estrema gravità per l’approvvigionamento idrico con forti interessamenti per il comparto agricolo. La situazione peggiora di giorno in giorno e per quello che ci riferiscono i nostri soci la siccità potrebbe mettere a rischio sino al 50% della produzione.”

Un dato che spaventa, vista anche la carenza di prodotto che con la guerra tra Russia e Ucraina sta diventando sempre più evidente e che ha portato il Presidente della Regione Luca Zaia a dichiarare già lo scorso 3 maggio la crisi idrica sull’intero territorio veneto.

E’ necessario a questo punto che il Governo nazionale dia ascolto alle richieste della nostra Regione – questo a gran voce è quello che chiede Confagricoltura Veneto – e dichiari lo stato di emergenza al fine di valutare ogni possibile azione di carattere urgente e straordinario finalizzata al superamento della situazione dell’attuale situazione valutando anche la possibilità di prevedere  un adeguato sostegno economico al fine di assicurare l’attuazione di quegli interventi urgentemente necessari per garantire la pubblica incolumità, il ripristino dei danni subiti dal patrimonio sia pubblico sia privato e le normali condizioni di vita della popolazione.

Non dobbiamo dimenticare – conclude il Presidente Giustiniani – che il perdurare della situazione siccitosa e la conseguente emergenza idrica può determinare gravi ripercussioni sulla vita  sociale,  economica  e  produttiva, nonché’ comportare un grave pregiudizio per  la  sanità  e  l’igiene pubblica.

La siccità e il caldo sono attualmente i due fattori negativi che stanno determinando un progressivo calo sia delle rese in termini di peso degli animali da ingrasso e un calo di oltre il 10% della produzione di latte” e se perdureranno, produrranno danni ancora maggiori”.

Confagricoltura Veneto non si limita solo a denunciare il rischio di desertificazione e degradazione del suolo agricolo per il cambiamento climatico, che provoca siccità e temperature elevate, ma anche degli effetti negativi per l’intera società come la mancanza d’acqua e i rifornimenti alimentari, le possibili migrazioni forzate e crisi economiche.

É pertanto necessario, secondo l’organizzazione degli imprenditori agricoli veneti, che siano assunte urgentemente delle azioni di soccorso per il settore primario e avviate pianificazioni lungimiranti per salvaguardare i prossimi raccolti. Infatti, nel breve periodo, è fondamentale intervenire con gli strumenti attualmente a disposizione per provare a salvare i raccolti e la produzione agroalimentare.

Confagricoltura Veneto, consapevole che diverse aree dell’arco alpino presentano un deficit di riempimento di circa il 30% rispetto alla capienza nominale e che, ovviamente, questo volume idrico non possa essere messo a disposizione delle attività irrigue, è tuttavia fondamentale usufruire della maggior quantità d’acqua possibile contenuta nei serbatoi per poter risollevare, per almeno un periodo di 15 – 20 giorni (a seconda del rilascio), le produzioni agricole grazie all’aumento della portata dei fiumi e dei canali di irrigazione.

Per poter procedere in questa direzione, secondo Confagricoltura Veneto, occorre un’immediata azione da parte del Governo, della Regione, dei Consorzi irrigui di bonifica e dei gestori degli impianti idroelettrici. In particolare, propone di:

  • Dichiarare lo stato d’emergenza su tutto il territorio nazionale, in modo da consentire il rilascio eccezionale delle portate dei serbatoi idroelettrici e gestire l’eventuale ulteriore rilascio delle portate dei laghi alpini e prealpini.

 

  • Dotare il Fondo di solidarietà di risorse finanziarie adeguate a indennizzare adeguatamente gli agricoltori considerando la siccità di quest’anno come una calamità naturale così ai sensi dell’art 107, 2, b) del TFUE. In alternativa utilizzare il fondo di solidarietà per sostenere le aziende colpite dalla prolungata siccità ivi comprese quelle che non abbiano sottoscritto polizze assicurative

 

  • Dare seguito al principio del D. Lgs. 152/2006 di utilizzo prioritario dell’acqua per uso umano e agricolo;

 

  • Derogare al deflusso minimo vitale dei fiumi per consentire un maggiore prelievo di acqua rispetto a quanto attualmente previsto, con riduzione del 70% del DMV per almeno 60 giorni e con possibilità di regolarizzazione dello stesso entro 30 giorni dal ricorso alla deroga;

 

  • Definire ed erogare le risorse nazionali a valere sia sul fondo filiere sia sulla riserva di crisi della PAC per sostenere la liquidità degli agricoltori

 

  • Procedere all’individuazione di idonee coperture finanziare, anche mediante il credito di imposta, per riconoscere alle imprese agricole i maggiori costi energetici o gestionali sostenuti in conseguenza della siccità (gasolio, energia elettrica, personale…), nonché per riconoscere ai consorzi irrigui la copertura dei maggiori costi sostenuti per fronteggiare lo stato di necessità;

 

  • Costituire un tavolo di gestione dell’emergenza presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri coordinato dalla protezione civile con funzioni di coordinamento, con la partecipazione dei rappresentanti di tutte le Istituzioni, le realtà operative e le associazioni agricole coinvolte.

 

  • Concordare con le Regioni la possibilità di attivare regimi di aiuti regionali con risorse proprie per contribuire agli indennizzi dei danni così come l’attivazione ad hoc di alcune misure del PSR.

Nel lungo periodo, invece, occorrerà avviare nuove opere finalizzate ad aumentare le riserve d’acqua per far fronte ad una situazione climatica che non si prevede migliorerà nei prossimi anni.

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ALLARME NELLE CAMPAGNE VENETE: SICCITA’ E COSTI METTONO A RISCHIO ATTIVITA’ E RACCOLTI

Presidente Confagricoltura Lodovico Giustiniani: dichiarare lo stato di emergenza

“La peggiore crisi idrica degli ultimi 70 anni mette in ginocchio l’agricoltura”

È un grido di allarme quello che viene dall’Assemblea annuale di Confagricoltura Veneto che si è tenuta alla presenza dei Presidenti e dei delegati provinciali. Il Presidente Lodovico Giustiniani ha fatto il punto sull’ultimo anno di attività e sulla situazione in cui si trova non solo l’agricoltura veneta ma l’intero comparto produttivo.

“Prima il covid, poi la crisi Ucraina che ad inizio della primavera ha immediatamente determinato un rincaro delle materie prime e ora la siccità che porta con sé la peggiore crisi idrica degli ultimi 70 anni. Le scarsissime precipitazioni nel periodo invernale e primaverile, oltre al caldo torrido di questi ultimi giorni, ben al di sopra della media stagionale, stanno creando una situazione di estrema gravità per l’approvvigionamento idrico con forti interessamenti per il comparto agricolo. La situazione peggiora di giorno in giorno e per quello che ci riferiscono i nostri soci la siccità potrebbe mettere a rischio sino al 50% della produzione.”

Un dato che spaventa, vista anche la carenza di prodotto che con la guerra tra Russia e Ucraina sta diventando sempre più evidente e che ha portato il Presidente della Regione Luca Zaia a dichiarare già lo scorso 3 maggio la crisi idrica sull’intero territorio veneto.

E’ necessario a questo punto che il Governo nazionale dia ascolto alle richieste della nostra Regione – questo a gran voce è quello che chiede Confagricoltura Veneto – e dichiari lo stato di emergenza al fine di valutare ogni possibile azione di carattere urgente e straordinario finalizzata al superamento della situazione dell’attuale situazione valutando anche la possibilità di prevedere  un adeguato sostegno economico al fine di assicurare l’attuazione di quegli interventi urgentemente necessari per garantire la pubblica incolumità, il ripristino dei danni subiti dal patrimonio sia pubblico sia privato e le normali condizioni di vita della popolazione.

Non dobbiamo dimenticare – conclude il Presidente Giustiniani – che il perdurare della situazione siccitosa e la conseguente emergenza idrica può determinare gravi ripercussioni sulla vita  sociale,  economica  e  produttiva, nonché’ comportare un grave pregiudizio per  la  sanità  e  l’igiene pubblica.

La siccità e il caldo sono attualmente i due fattori negativi che stanno determinando un progressivo calo sia delle rese in termini di peso degli animali da ingrasso e un calo di oltre il 10% della produzione di latte” e se perdureranno, produrranno danni ancora maggiori”.

Confagricoltura Veneto non si limita solo a denunciare il rischio di desertificazione e degradazione del suolo agricolo per il cambiamento climatico, che provoca siccità e temperature elevate, ma anche degli effetti negativi per l’intera società come la mancanza d’acqua e i rifornimenti alimentari, le possibili migrazioni forzate e crisi economiche.

É pertanto necessario, secondo l’organizzazione degli imprenditori agricoli veneti, che siano assunte urgentemente delle azioni di soccorso per il settore primario e avviate pianificazioni lungimiranti per salvaguardare i prossimi raccolti. Infatti, nel breve periodo, è fondamentale intervenire con gli strumenti attualmente a disposizione per provare a salvare i raccolti e la produzione agroalimentare.

Confagricoltura Veneto, consapevole che diverse aree dell’arco alpino presentano un deficit di riempimento di circa il 30% rispetto alla capienza nominale e che, ovviamente, questo volume idrico non possa essere messo a disposizione delle attività irrigue, è tuttavia fondamentale usufruire della maggior quantità d’acqua possibile contenuta nei serbatoi per poter risollevare, per almeno un periodo di 15 – 20 giorni (a seconda del rilascio), le produzioni agricole grazie all’aumento della portata dei fiumi e dei canali di irrigazione.

Per poter procedere in questa direzione, secondo Confagricoltura Veneto, occorre un’immediata azione da parte del Governo, della Regione, dei Consorzi irrigui di bonifica e dei gestori degli impianti idroelettrici. In particolare, propone di:

  • Dichiarare lo stato d’emergenza su tutto il territorio nazionale, in modo da consentire il rilascio eccezionale delle portate dei serbatoi idroelettrici e gestire l’eventuale ulteriore rilascio delle portate dei laghi alpini e prealpini;
  • Dotare il Fondo di solidarietà di risorse finanziarie adeguate a indennizzare adeguatamente gli agricoltori considerando la siccità di quest’anno come una calamità naturale così ai sensi dell’art 107, 2, b) del TFUE. In alternativa utilizzare il fondo di solidarietà per sostenere le aziende colpite dalla prolungata siccità ivi comprese quelle che non abbiano sottoscritto polizze assicurative;
  • Dare seguito al principio del D. Lgs. 152/2006 di utilizzo prioritario dell’acqua per uso umano e agricolo;
  • Derogare al deflusso minimo vitale dei fiumi per consentire un maggiore prelievo di acqua rispetto a quanto attualmente previsto, con riduzione del 70% del DMV per almeno 60 giorni e con possibilità di regolarizzazione dello stesso entro 30 giorni dal ricorso alla deroga;
  • Definire ed erogare le risorse nazionali a valere sia sul fondo filiere sia sulla riserva di crisi della PAC per sostenere la liquidità degli agricoltori;
  • Procedere all’individuazione di idonee coperture finanziare, anche mediante il credito di imposta, per riconoscere alle imprese agricole i maggiori costi energetici o gestionali sostenuti in conseguenza della siccità (gasolio, energia elettrica, personale…), nonché per riconoscere ai consorzi irrigui la copertura dei maggiori costi sostenuti per fronteggiare lo stato di necessità;
  • Costituire un tavolo di gestione dell’emergenza presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri coordinato dalla protezione civile con funzioni di coordinamento, con la partecipazione dei rappresentanti di tutte le Istituzioni, le realtà operative e le associazioni agricole coinvolte;
  • Concordare con le Regioni la possibilità di attivare regimi di aiuti regionali con risorse proprie per contribuire agli indennizzi dei danni così come l’attivazione ad hoc di alcune misure del PSR.

Nel lungo periodo, invece, occorrerà avviare nuove opere finalizzate ad aumentare le riserve d’acqua per far fronte ad una situazione climatica che non si prevede migliorerà nei prossimi anni.

Il PNRR offre la possibilità di strutturare delle corsie preferenziali di finanziamento di interventi di mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, forieri (v. dispersione della rete) sia di siccità sia di alluvioni, ma soprattutto per riparare, ripristinare e realizzare ex novo le infrastrutture necessarie ad ottimizzare la gestione e la tutela della risorsa idrica, nonché a prevenire possibili disastri, spesso preannunciati.

Per Confagricoltura Veneto occorrerebbe poi realizzare un partenariato culturale fra Istituzioni e società civile in moda da dotare il Paese della più grande opera infrastrutturale, di cui la Penisola intera ha bisogno: una rete idraulica in grado di rispondere ai cambiamenti climatici soprattutto per aumentare la percentuale dell’11% di acqua piovana, che oggi riusciamo a trattenere in bacini, con funzioni di riserva idrica.

In via più generale, per il settore agricolo, bisognerebbe:

  • Rilanciare una seconda fase del piano di opere irrigue che tenga conto in particolare della necessità di costituire nuovi invasi, dai più piccoli, a livello aziendale, a quelli più grandi adeguati alle aspettative del territorio sotteso;
  • Proseguire l’azione di rinnovamento dei sistemi irrigui, con particolare attenzione a quelli che distribuiscono l’acqua alle aziende agricole;
  • Rinnovare i metodi di irrigazione, trasformando, dove possibile ed in relazione alle tipologie colturali, quelli per scorrimento ed a infiltrazione laterale con quelli ad aspersione; adottando la micro-irrigazione nei casi in cui le colture lo permettano;
  • Individuare nuovi strumenti di pianificazione, quali ad esempio i piani di conservazione, al fine di regolare la portata a livello di bacino e di comprensorio in relazione ai fabbisogni;
  • Proseguire nella promozione di sistemi di supporto all’agricoltore per valutare i fabbisogni idrici delle colture (centraline meteorologiche, sistemi di avviso, ecc.);
  • Coinvolgere gli agricoltori e retribuirli per la pulizia e la gestione ottimale degli invasi;
  • Strutturare un sistema efficace ed innovativo di riutilizzo delle acque reflue.

Una situazione eccezionale, conclude Confagricoltura Veneto, richiede interventi altrettanto eccezionali e di ampia portata, perché senza un suolo fertile, resiliente e in salute non c’è vita.

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MASSIMO CHIARELLI E’ IL NUOVO DIRETTORE DI CONFAGRICOLTURA VENETO

MASSIMO CHIARELLI È IL NEO DIRETTORE DI CONFAGRICOLTURA VENETO

L’organizzazione guarda al futuro con fiducia nella crescita innovativa della struttura e delle aziende. È Massimo Chiarelli il nuovo Direttore di Confagricoltura Veneto, la struttura che associa e rappresenta le Confagricoltura delle sette provincie Venete. “Sono in corso grandi cambiamenti macroeconomici, nazionali e regionali che ci devono trovare pronti.” Così ha introdotto l’incontro di nomina il Presidente di Confagricoltura Veneto Lodovico Giustiniani che ha aggiunto: “Per rispondere al cambiamento in corso, a livello nazionale la nostra Confederazione sta valutando modelli organizzativi e territoriali diversi”. Assieme ai presidenti provinciali abbiamo individuato nel dr. Massimo Chiarelli, attualmente direttore di Confagricoltura Rovigo, la figura che certamente saprà interpretare le esigenze delle aziende agricole e cogliere le nuove opportunità di sviluppo e di crescita organizzativa a livello regionale.” Confagricoltura Veneto, impegnata nel dare più forza ed efficacia all’azione sindacale di tutela delle imprese agricole del Veneto, ha confermato nel ruolo di responsabile dell’Ufficio legislativo e rapporti istituzionali la dr.ssa Silvia Marchetti.

 

INTERVISTA RAI TGR VENETO

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Registro delle concimazioni: obbligate tutte le aziende che impiegano digestati e fanghi

Le aziende con una superficie agricola utilizzabile (SAU) superiore a 14,8 ettari sono tenute a registrare gli interventi di distribuzione dei concimi azotati nell’applicativo regionale A58-WEB. Oltre alle aziende con più di 14,8 ettari sono soggette all’obbligo del registro, indipendentemente dalla superficie coltivata, le aziende che impiegano digestati provenienti da impianti di biogas, le aziende che hanno l’obbligo del PUA (piano di utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici) oppure coloro che impiegano determinati fertilizzanti, ottenuti da processi di depurazione, da scarti di cicli industriali e da rifiuti urbani.
L’obbligo di registrazione comprende l’utilizzo di tutti i prodotti che determinano un apporto di azoto ai terreni agricoli, sia in forma organica (effluenti di allevamento e materiali ad essi assimilati, fertilizzante disponibili sul mercato), sia di sintesi (concimi chimici).

Si ricorda che sono oggetto di verifica i massimali di utilizzo dell’azoto il cui rispetto è previsto dalle norme vigenti, ed in particolare:

  1. la quantità di azoto totale di origine zootecnica, in relazione ai limiti di apporti di azoto zootecnico previsti per le Zone Vulnerabili, per le Zone Ordinarie o all’adesione agli impegni delle Misure Agroambientali del Programma di Sviluppo Rurale);
  2. l’efficienza di impiego dei diversi tipi di effluenti di allevamento o dei materiali ad essi assimilati.
  3. la quantità massima di azoto efficiente apportabile per singola coltura – MAS.

Ricordiamo le condizioni previste dalle norme per la compilazione del Registro.

  • L’apertura del registro delle concimazioni su portale regionale, può avvenire solo successivamente all’aggiornamento annuale del Piano degli Utilizzi nel fascicolo aziendale;
  • Le aziende devono registrare gli interventi di concimazione azotata effettuati entro il 30 settembre di ogni anno, dopo tale termine non si potranno modificare gli interventi già inseriti nell’applicativo, ma eventualmente solo aggiungere i nuovi interventi fatti successivamente;
  • L’azienda deve effettuare la compilazione definitiva del Registro delle concimazioni entro il 15 di dicembre dell’anno di riferimento;
  • Il termine per la chiusura del registro delle concimazioni è anticipato al 30 novembre nel caso di aziende che hanno effettuato interventi di spandimenti di effluenti e/o assimilati su terreni di terzi acquisiti con atto di assenso.

Gli uffici tecnici di Confagricoltura forniscono agli associati l’assistenza alla compilazione del registro delle concimazioni

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Rapporto biennale sulla situazione del personale

Dal 23 giugno è disponibile presso l’apposita piattaforma ministeriale (https://servizi.lavoro.gov.it ) il nuovo applicativo informatico che consente la redazione del rapporto biennale sulla situazione del personale maschile e femminile.

Tutte le aziende pubbliche e private con più di 50 dipendenti sono tenute, a pena di sanzione, a redigere il rapporto (nel passato la soglia era di 100 dipendenti). A tal proposito, è necessario computare tutta la forza lavoro che risulti, a qualsiasi titolo, occupata in azienda al 31 dicembre dell’anno precedente a quello di redazione del rapporto. Anche gli operai agricoli a tempo determinato, in forza al 31.12, devono essere considerati per verificare l’eventuale superamento delle 50 unità.


Il rapporto serve ad esaminare gli aspetti della gestione del personale in un’ottica di genere, differenziando le informazioni relative ai lavoratori da quelle delle lavoratrici. Non devono essere inseriti dati relativi all’identità, ma soltanto al genere attraverso la compilazione di tre sezioni:

  1. Sezione 1: informazioni generali dell’azienda;
  2. Sezione 2: informazioni generali sul numero complessivo degli occupati;
  3. Sezione 3: informazioni generali sulle unità nell’ambito comunale.

Al termine della procedura, salvo errori e/o incongruenze, la piattaforma rilascia una ricevuta che deve essere trasmessa, ove presenti, alle RSA.
Per il 2022 la dichiarazione relativa al biennio 2020-2021 deve essere inviata entro e non oltre il 30 settembre. Per i bienni successivi l’invio deve essere fatto entro il 30 aprile dell’anno successivo a quello del biennio di riferimento.
In caso di mancato adempimento dell’obbligo, è prevista una sanzione pecuniaria da € 103,00 a € 516,00. In caso di inadempimento che perduri oltre dodici mesi, può essere disposta la sospensione per un anno degli eventuali benefici contributivi goduti dall’azienda.
In caso di rapporto mendace o incompleto, è prevista una sanzione pecuniaria da € 1.000,00 a € 5.000,00. Per le aziende con meno di cinquanta dipendenti, la redazione del rapporto è facoltativa.

AmministrazioneRapporto biennale sulla situazione del personale
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